Eduardo De Filippo, trenta anni dopo.

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L’eredità di Eduardo nei nostri ricordi

La redazione di questo magazine vuole omaggiare un grande della drammaturgia europea, un attore di notevole levatura, capace di coniugare riso, pianto, ironia, satira politica e senso civico; e lo vuol fare in un modo diverso. Vogliamo, cioè offrirvi, dalle pagine del nostro giornale, il significato che Eduardo ha avuto, con la sua arte, nella nostra esistenza attraverso dei frammenti, immagini, fotografie, sprazzi di saggezza dal respiro universale che il Maestro ha saputo donarci attraverso le sue pièces teatrali.

Magari si tratta di un brano di una commedia che abbiamo visto da bambini, o qualcosa che ci sembra fortemente attuale ai giorni nostri. Ricordi, insomma, che legano, seppur per un breve tratto, l’esistenza e il percorso artistico di De Filippo alla nostra, a quella dei suoi spettatori. Perciò invitiamo anche i nostri lettori ad esprimere le loro preferenze sul magazine, affinchè questa commemorazione non si riduca ad un semplice memoriale, ma possa rappresentare il giusto tributo ad una grande mente, creativa e sagace, che ancora testimonia uno degli aspetti più sani, veraci e concreti della nostra città. Anche con la disperazione del suo “Fuitevenne !”.

‘O pernacchio

Brano tratto da “L’oro di Napoli”, film diretto da Vittorio De Sica che consta di sei episodi,  datato 1954; detto brano è tratto dall’episodio intitolato “Il professore” e che vede, appunto, Eduardo nei panni del Prof. Ersilio Miccio, l’uomo che vende saggezza nel vicolo. Quanti pernacchi regalerebbe oggi Eduardo, forse alla nostra classe politica, lui che di mischiarsi non volle mai saperne, lui che però seppe schierarsi anche dalla parte di chi riteneva fosse nel giusto? (Nicola D’Auria).

Te piace ‘o presepe?

Uno dei passaggi più famosi di una commedia che, rappresentata in un atto unico nel 1931, viene sottoposta ad ulteriori ampliamenti dall’autore, a causa del grande successo riscosso fin dalla prima messa in scena; per diventare l’opera in tre atti per come oggi la conosciamo. Per qualcuno, questo Luca Cupiello diventa nel tempo come il proprio nonno, presente per anni in Tv ogni anno, nella ricorrenza della vigilia di Natale; “il grande artista si deve ricordare cosi, nella sua semplicità ma soprattutto nella sua spontaneità” (Clemente Donadio).

La Voce di Eduardo racconta Sik Sik l’artefice magico

Di grande fascinazione questo brano in cui si ascolta solo la voce di Eduardo che introduce questa commedia, alla quale fu sempre particolarmente legato. Il fenomeno che racconta è quello in cui il pubblico ripete, al di fuori del teatro, in situazioni di vita quotidiana, le battute cardini di quest’atto unico del 1929, ancora -peraltro- attualissimo tanto da essere stato oggetto di una interessante mostra ad opera di Bruno Garofalo, di cui abbiamo già trattato (Angela Garofalo “eduardo-de-filippo-tutto-talento-se-non-di-piu“).

Monologo da Filumena Marturano

Ognuno di noi ha la sua Filumena; datata 1946, fu scritta per Titina e da lei rappresentata prima in teatro e poi al cinema (1951); paragone impegnativo, hanno avuto il coraggio di cimentarsi nel ruolo anche Pupella Maggio, Isa Danieli, Valeria Moricone, Lina Sastri e Mariangela Melato. La versione cinematografica di De Sica (1964) vede una splendida Sofia Loren accanto a Marcello Mastroianni, preceduta dalla versione televisiva (1962) con Regina Bianchi. Ecco, è lei la mia Filumena: carnale, prepotente a tratti, disperata di fondo, volitiva e caparbia, ironica spesso, ai limiti del cinismo, insomma la summa della donna napoletana in versione originale. Attraverso commedie come questa, Eduardo ha saputo attirare l’attenzione su problemi scottanti (prostituzione, famiglie di fatto, adozioni) affrontandoli attraverso un linguaggio talmente universale che il testo è stato, giustamente, rappresentato ben oltre i confini italiani, per esempio a Londra e negli Stati Uniti (Monica Lucignano).

‘E ccosa ‘e niente

Monologo intenso di Eduardo e Luisa Conte tratto da uno sceneggiato televisivo intitolato “Peppino Girella”, scritto e diretto dallo stesso Eduardo e trasmesso dalla Rai in sei puntate nel 1963. Sembra lo specchio del napoletano di oggi, stanco ma non domo, schiacciato ma non sconfitto. Vittima di un lassismo che non gli appartiene, ne subisce gli effetti anche in famiglia, quando -per alleggerire il peso delle sue preoccupazioni- la frase gli viene ripetuta come una sorta di mantra dagli effetti ipnotici. (Ornella De Rosa)

 

 

 

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