Samsung Gear Blink: le lenti a contatto del futuro

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Samsung Gear Blink, dai visori alle lenti a contatto: il cammino della VR è ancora lunghissimo

Della realtà virtuale, e della sua neonata sorella minore, la realtà aumentata, si è ormai detto quasi tutto. I dispositivi stanno pian piano arrivando sul mercato, andando ad accontentare più o meno qualsiasi fascia d’utente che abbia denaro da spendere.
La VR è la tecnologia del momento, e tra i primi attori sul mercato a rincorrere il sogno sdoganato da Palmer Luckey e la sua Oculus VR, c’è sicuramente Samsung, il colosso della telefonia che ha già messo sulla piazza la sua idea di realtà virtuale, basata ovviamente sulla sua linea di cellulari S.
Arrivato sul mercato negli scorsi mesi, Gear VR non sembrerebbe, tuttavia, l’unica pista che la società coreana batterà nel campo delle tecnologie interattive.

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Un vecchio brevetto del 2014, spuntato in rete solo di recente (non si sa bene come) ha infatti messo sotto ai riflettori un fantascientifico dispositivo capace di proiettare immagini in realtà aumentata… direttamente in contatto con gli occhi! Il progetto si chiamerebbe Gear Blink (anche se pare che un nome del tutto sovrapponibile fosse associato anche ad un paio di lenti più “tradizionali” nello stile dei Google Glass) e corrisponderebbe ad una coppia di lenti a contatto smart!
Stando ad alcune indiscrezioni i Gear Blink sarebbero dotati di un minuscolo display, di una fotocamera e di numerosi sensori per la rilevazione del movimento oculare, così da proiettare le immagini nel punto giusto del nostro campo visivo. Si tratterebbe ovviamente di uno smart gadget, e pertanto predisposto per interfacciarsi, tramite un’antenna, con uno smartphone con cui scambiarsi informazioni e con cui interagire, pare, grazie ai battiti di palpebra.

Perché lenti a contatto e non occhiali?

Su tutto per lo stile: non tutti amano indossare gli occhiali, specialmente se questi ultimi sono estremamente vistosi. In secundis la proiezione di immagini artificiali così vicine all’occhio permetterebbe una risoluzione ed una definizione migliore, aumentando in modo esponenziale il realismo e la percezione delle stesse nello spazio reale. Ovviamente stiamo parlando di un brevetto, per cui non c’è ancora nulla di confermato e, come spesso accade, potrebbe semplicemente trattarsi del deposito di un’idea, effettuato prima che qualcuno “la rubi”, tuttavia è la comprova di come un certo settore della tecnologia stia viaggiando sempre di più verso la tecnologia indossabile, e come questa tecnologia stia diventando sempre più “invisibile” aprendo poi la strada a tante, tantissime dissertazioni che, non oggi, ma forse domani, implicheranno la legalità che sussiste nell’uso di un dispositivo invisibile che, dotato di telecamere, mina alla privacy del prossimo.

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