Il potere è noioso

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Nel libro Il potere è noioso –  Il mondo globalizzato raccontato dal più anarchico degli economisti di Alberto Forchielli con Michele Mengoli (230 pagine, edito nel 2016 da Baldini & Castoldi ed acquistabile al prezzo di 19 euro), mette in rilievo che malgrado si sia nel mezzo di una crisi che appare infinita, il mondo, la nostra generazione si conferma tra le più fortunate della storia.

Purtroppo, la nostra economia è in crisi, non cresce più e lo si vede della crisi occupazionale che colpisce in particolare i giovani in cerca di prima occupazione e meno giovani che il lavoro lo avevano e lo hanno perso.

A livello mondiale, con tutti i distinguo del caso, si può ragionevolmente sostenere che la ricchezza mondiale sia aumentata ad un tasso significativo nell’ultimo secolo, ed è determinato da due fattori, l’aumento dell’occupazione e quello della produttività, in proporzioni simili che quindi funzionano bene la combinazione di quantità e qualità.

Il massiccio esodo dall’agricoltura all’industria è la spiegazione più simbolica del fenomeno, lo straordinario esempio della Cina ne rappresenta il successo più eclatante.

Tuttavia i prossimi cinquant’anni potrebbero essere molto diversi, per questo nei paesi, per questo nei Paesi industrializzati, il passato economicamente, potrebbe essere rimpianta.

Infatti secondo uno studio di Mc. K. Global Institute, uno dei due fattori della crescita, la demografia, e la produttività, resterà stabile; la popolazione mondiale crescerà dello 0,3% annuo, mentre la produttività dovrebbe conservare lo stesso ritmo di crescita (1,8%).Nel libro viene messo in rilievo che l’Italia è il paese più corteggiato e conteso, mentre gli USA, la Russia, il Giappone e la Cina, lo vorrebbero alleato ed il primo ministro Madi fa la bella donna, poi l’unica nazione al mondo, insieme il Vietnam in cui l’economia tira sul serio.

Ovviamente non cambierà mai in meglio perché sono in troppi, ma in termini geopolitici ed il mondo intero soffre di un debito troppo elevato, che rallenta un po’ ovunque la crescita e la gente ritiene a torto che il problema sia una domanda non adeguata, ma i maggiori paesi industrializzati hanno già   un considerevole livello di debito che va ridotto al più presto.

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