ARoS: il museo d’arte di Aarhus

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Uno splendido edificio di dieci piani posto tra il centro cittadino e il nucleo della città vecchia vi permetterà di raggiungere l’arcobaleno

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L’ingresso di ARoS

 

L’Art Museum di Aarhus, nato nel 1859, è uno dei musei più antichi del paese; ha subito un importante intervento di restyling ad opera di un noto studio di architetti locali ed è stato inaugurato nell’aprile del 2004; da allora è stato sede di numerose esposizioni che spaziano dall’arte dell’età d’oro danese fino all’arte contemporanea.

La prima peculiarità che non può sfuggire all’occhio del turista è l’opera di Olafur Eliasson “Your rainbow panorama”, una passeggiata all’interno di una struttura circolare lunga 150 metri posta sopra il terrazzo del museo, delimitata da vetri che hanno il colore dell’arcobaleno e dalla quale si può osservare tutta la città e la sua baia.

 

In occasione dell’anno in cui è stata designata come capitale europea della Cultura, all’ingresso del museo si dipana, per la struttura a spirale delle scale, l’opera di Joana Vasconcelos “Valkyrie Ràn”, in cui i temi tanto cari all’artista portoghese non sono così evidenti come ne “A noiva”.

E’ un’attenzione, la sua, verso un eterno femminino che, stavolta, va cercato tra l’allegria dei tessuti, il calore delle luci e i fili tentacolari che collegano un piano all’altro del museo, fino a giungere agli ultimi livelli dell’edificio, dove la struttura tessile sembra tendere la mano ai visitatori.

Ed è per un discorso di continuità, a parere di chi scrive, che uno dei primi artisti che si incontrano nel museo sia proprio Toril Johannessen con le sue “Unlearning Optical illusions”: tessuti, foto di stampe tessili con macchine fotografiche e neon fluorescenti; un progetto, il suo, nato nel 2013 e che gioca con accostamenti cromatici sugli stessi temi in bilico tra studio scientifico e irrazionalità.

Più articolata e impegnativa è la visita dell’esposizione “The Garden”; essa consta, infatti, di diversi momenti in cui il visitatore fa un viaggio tematico -non cronologico- nella Natura: l’inizio dei tempi, l’ Eden come potrebbe essere inteso oggi (foto delle Hawai), come lo hanno dipinto nel Settecento (F.R. Von Rosenhof) ma anche come si trasforma nel corso dei secoli. Il giardino all’inglese secondo Eckersberg e quello alla francese, la natura sensuale di Watteau (The Swing, con l’installazione a grandezza naturale)

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Lorraine e Poussin ma anche la natura scientifica con il “Flora Danica”, il ben noto atlante di botanica incentrato sulla flora del territorio danese-norvegese che ha ispirato i meravigliosi e ambìti disegni delle porcellane di Royal Copenhagen. Bisogna arrivare allo spazio dedicato alla natura sublime per poter ammirare le donne tahitiane di Gauguin o le rose di De Chirico o il giardino devastato dal temporale di Paul Klee.

Una delle installazioni per cui l’ARoS Museum è famoso è “Boy”, scultura dell’australiano Ron  Mueck, alta quattro metri e mezzo, realizzata con grande dovizia di particolari, vene e peluria comprese, e che accoglie il visitatore al padiglione intitolato “No man is an island”;

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ben si comprende, perciò, il lavoro del finlandese Jani Leinonen che ha raccolto, incorniciato e raggruppato tutti i cartelli raccolti in svariate capitali europee con i quali i mendicanti attirano l’attenzione dei passanti. Le lingue, le sgrammaticature, le diverse provenienze e i colori scelti inchiodano il visitatore a un caleidoscopio di riflessioni, soprattutto in termini di emigrazione.

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opera di Jani Leinonen

Altre opere, qui esposte,  hanno il merito di attirare in maniera deflagrante l’attenzione dei visitatori; tra queste “Fucked” di Tony Metalli, la Lamborghini di Dolk e il “Tableau” di Rose Eken.

 

C’è anche un pò di Italia, rappresentata da Roebye, Roed,  Sonne e Marstrand; ma il vero viaggio dentro sè comincia nell’ ultima esposizione, dove il curatore ha selezionato le opere basandosi su temi cruciali come Società, filosofia, psicologia, religione. Se si comprende il senso sotteso alle sue scelte, l’effetto “sindrome di Stendhal” è assicurato.

Visitate per credere.

Ph: Benny Di Nuzzo

 

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