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Renzi ravviva lo scontro sul ddl Zan

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Gianfranco Piccirillo
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Martedì 13 luglio inizia al Senato la discussione generale sul ddl Zan, ma non è detto che si giunga alla sua approvazione perché in aula ci saranno pregiudiziali, interventi ed emendamenti da parte di quelli che vogliono fare ostruzionismo.

ddl Zan, dall’aula del Senato ad Instagram

Secondo i sostenitori guidati dal deputato del PD Alessandro Zan, che ha dato il nome al disegno di legge, si tratta di un provvedimento di civiltà che finalmente punirebbe i reati di omotransfobia. La lotta in questi giorni si è spostata dall’aula del Senato a Instagram.

Chiara Ferragni, tra le influencer più note e seguite al mondo, si scaglia contro le proposte di modifica al testo di Italia Viva e Matteo Renzi ha replicato in modo piccato, scatenando un conflitto mediatico con lei e suo marito Federico Lucia, in arte Fedez.

Inconcludenti tira e molla tra le forze politiche

Il ddl Zan da mesi è fermo in Senato, dopo esser stato approvato alla Camera. Il presidente della commissione Giustizia di palazzo Madama, Andrea Ostellari della Lega, si è intestato il disegno di legge diventandone relatore. L’obiettivo, abbastanza evidente, è quello di rallentare il più possibile l’approvazione della legge, considerata anche l’opposizione che tutta la destra parlamentare ha sempre opposto al ddl Zan.

Dopo mesi di inconcludenti tira e molla tra le forze politiche e all’interno delle stesse, Italia Viva, il partito di Matteo Renzi, ha aperto alla proposta di Matteo Salvini di concordare emendamenti bipartisan così da consentire l’approvazione del Ddl Zan. Il partito dell’ex premier ha proposto di tornare al testo presentato da Ivan Scalfarotto nel 2018, che all’epoca ricevette l’appoggio di tutto il mondo progressista, compreso lo stesso deputato Zan, ma che richiederebbe un nuovo passaggio alla Camera e l’ulteriore slittamento dei tempi.

Ad aumentare la tensione intorno al ddl Zan, il cui futuro sembra essere sempre più incerto dopo il passo di lato di Italia Viva, è arrivata anche la proposta di modifica al testo del relatore Ostellari: l’identità di genere viene cancellata dalla legge. Questa proposta di modifica che ha suscitato lo sdegno del Partito democratico, giudicandola “irricevibile” sembra invece dalle ricostruzioni di stampa, che abbia ricevuto il gradimento di Italia Viva.

Scontro tra i Ferragnez e Renzi: “La triste verità è che…”

E così in questo contesto difficile, arriva il duro intervento di Chiara Ferragni su Instagram: una storia con la faccia di Matteo Renzi e scritto : “che schifo che fate politici”. E poi la sua spiegazione: “La triste verità è che nonostante una legge che tuteli donne, disabili e persone appartenenti alla categoria lgbtq+ serva nel nostro paese e sia attiva nel resto dell’Europa da decenni, in Italia non verrà mai approvata perché la nostra classe politica preferisce guardare sempre il proprio interesse personale”.

Non si fa attendere la risposta di Matteo Renzi, affidata anch’essa ai social network: “Da lei mi aspettavo qualcosa in più di una frasina banale e qualunquista. Dire che i politici fanno schifo è il mediocre ritornello di chi vive di pregiudizi. Da una persona che stimo mi aspetterei un confronto nel merito”. L’ex premier ha poi rivendicato l’approvazione delle unioni civili durante il suo mandato, avvenuta a costo di stralciare la stepchild adoption dal testo: “La politica è serietà, passione, fatica: non è un like messo per far contenti gli amici”. Poi l’invito: “Sono pronto a un dibattito pubblico con la dottoressa Ferragni, dove vuole e come vuole. Sono sempre pronto a confrontarmi con chi ha il coraggio di difendere le proprie idee in un contraddittorio. Se ha questo coraggio, naturalmente”.

Nella polemica è quindi intervenuto Fedez, marito di Chiara Ferragni da tempo in prima linea a favore del ddl Zan: “Stai sereno Matteo, pensa alla partita della nazionale. C’è tempo per spiegare quanto sei bravo a fare la pipì sulla testa degli italiani, dicendo che è pioggia”. Una polemica durissima insomma, ma con la calendarizzazione della discussione in Aula del ddl Zan che comunque viene stabilita per il giorno 13 luglio.

“Se non posso benedire le coppie gay, non benedico nemmeno le palme”

Nella discussione vivace sul testo si è inserita anche la nota presentata dal Vaticano, anche se bisogna registrare anche la posizione contraria espressa da don Giulio, un prete che ha affermato : “Se non posso benedire le coppie gay, non benedico nemmeno le palme”.

Insomma lo scontro è fortissimo dopo il clamoroso passo del Vaticano che ha invocato il rispetto del Concordato, riformato dal presidente del Consiglio Craxi nel 1984, per cercare di fermare il ddl Zan.

ddl Zan, i dubbi sull’articolo 1

Anche una larga parte dell’area storicamente vicina al centrosinistra è convinta che la legge Zan possa passare, solo se emendata in alcuni punti importanti. Questa vasta area sta cercando di convincere il PD e il suo segretario Letta ad accettare una mediazione e tra i più attivi si segnalano Luca Ricolfi, Stefano Fassina, Giuseppe Vacca, Aurelio Mancuso, Ida Dominijanni, Cristina Comencini, Silvia Costa, Francesca Marinaro, Emma Fattorini e Cristina Gramolini.

Lo scontro è proprio sull‘articolo uno del disegno di legge, quello che introduce l’identità di genere. Stefano Fassina, esponente importante di Leu, che pure aveva votato il disegno di legge alla Camera, ha dichiarato però di non aver capito quando ci fu il passaggio alla Camera la portata di alcune norme, soprattutto dell’articolo uno del ddl Zan perché a suo giudizio si propone una visione antropologica parziale e si affida troppa discrezionalità ai giudici.

Gli stessi dubbi sono stati espressi pure da giuristi autorevoli del centrosinistra come Giovanni Maria Flick e Natalino Irti, spingendoli ad una richiesta di ripensamento al PD. Cesare Zamagni, economista ed altro esponente rilevante del mondo accademico cattolico, teme l’indeterminatezza di una legge penale, che non traccia con rigore i confini di che cosa sia o non sia reato. I più duri nei confronti del PD sono il presidente nazionale dell’Arcigay, Aurelio Mancuso e la pensatrice femminista Ida Dominijani. Mancuso afferma che se non cambiare nulla del testo approdato in Senato dovesse portare a fare saltare la legge, gli esponenti del PD dovrebbero risponderne addirittura con le dimissioni.

La Dominijanni sul Foglio ha detto che la legge Zan è rischiosa dal punto di vista giuridico e addirittura rischiosissima dal punto di vista politico, auspicando la mediazione della sensibilità cattolica e meravigliandosi che il segretario del PD Letta, non lo abbia ancora capito, nonostante la sua provenienza originaria.

Evidentemente Matteo Renzi ha dimostrato ancora una volta di essere più democristiano di Enrico Letta, a prescindere dal netto divario numerico che caratterizza le loro formazioni politiche attuali, Italia viva e PD.

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Gianfranco Piccirillo

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