L’Italia è il Paese del Papa e della Liberazione


I giorni di lutto proclamati per la scomparsa di Papa Francesco hanno condizionato i festeggiamenti per l’ottantesimo anniversario della Liberazione dal nazifascismo. Durante la Seconda guerra mondiale, nonostante le numerose informazioni ricevute, il Papa di quei tempi, Pio XII, ebbe un comportamento non molto coerente sulle vicende criminose dei nazifascisti. Infatti, da una parte non condannò mai ufficialmente, né si impegnò pubblicamente per fermare le deportazioni degli ebrei nei campi di concentramento; dall’altra, offrì rifugio presso la Santa Sede a molti ebrei, anche donne partorienti, e a esponenti politici antifascisti, tra cui due italiani famosi: uno cattolico, Alcide De Gasperi, e uno socialista, Pietro Nenni.

L’ambiguità del ruolo del Vaticano

Pio XII si appellava al fatto che la Città del Vaticano fosse uno Stato sovrano, con libertà d’azione. Tuttavia, i tedeschi non rispettarono sempre l’extraterritorialità delle aree vaticane a Roma: nell’inverno del 1943, fecero irruzione nella basilica di San Paolo fuori le Mura, prendendo alcuni prigionieri. Negli ultimi anni è stato scoperto un piano segreto di Hitler che prevedeva l’occupazione del Vaticano e l’arresto di Pio XII, ritenuto un ostacolo ai piani della Germania. Per evitare ciò, il Papa predispose una lettera di dimissioni da attivare in caso di cattura, con istruzioni per un conclave da tenersi a Lisbona.

Il Papa e l’ossessione per Hitler

In quel periodo, il Pontefice era convinto che Hitler fosse posseduto dal demonio e tentò più volte di esorcizzarlo a distanza. Alla fine di maggio 1944, mentre i tedeschi minavano i ponti sul Tevere, Papa Pacelli diede istruzioni ai suoi collaboratori Montini e Tardini di consigliare agli alleati di non attaccare e ai tedeschi di non difendere. Il 2 giugno, ammonì entrambi gli eserciti: “Chiunque osi levare la mano contro Roma, si macchierà di matricidio”.

Roma città aperta

Il 3 giugno, alle 22:30, Montini e Tardini ricevettero dall’ambasciatore von Weizsäcker la proposta tedesca di riconoscere il centro di Roma come “città aperta”. Sebbene considerata insufficiente, la proposta fu trasmessa al comando alleato. Non fu necessario un accordo formale: all’alba del 4 giugno, i tedeschi lasciarono Roma senza combattere. Al momento della ritirata, le SS rilasciarono Giuliano Vassalli, comandante delle Brigate Matteotti, futuro presidente della Corte Costituzionale italiana.

Il Papa come “Defensor Civitatis”

Il 5 giugno, Pio XII ricevette i soldati alleati in Vaticano. La domenica successiva, una folla gremì Piazza San Pietro per ringraziare il Papa, che era rimasto l’unica autorità morale e politica presente in città durante l’occupazione. Per questo fu soprannominato Defensor Civitatis. Documenti recenti testimoniano il suo cordoglio anche per le violenze subite dalle donne della Ciociaria e del basso Lazio da parte dei soldati marocchini dell’esercito francese, a dimostrazione della sua condanna generale della violenza, da qualunque parte provenisse.

Papa Francesco e il messaggio della Liberazione

Anche i Papi successivi hanno sempre condannato le guerre e promosso la pace. Secondo Papa Francesco, le guerre spesso nascono da abbracci mancati o rifiutati, che generano sospetti e nemicizie. Nel suo discorso all’Azione Cattolica il 25 aprile 2024, ha ammonito: “Le mani serrate in pugno diventano strumento di rifiuto e violenza”. Il suo messaggio si può riassumere nelle parole: “La via dell’abbraccio è la via della vita”.

Il gesto verso Pannella e il dramma delle carceri

Un altro episodio significativo avvenne il 25 aprile 2014, quando Papa Francesco telefonò a Marco Pannella, su richiesta di Emma Bonino. Durante lo sciopero della fame e della sete, Pannella pianse al telefono: “Santità, le voglio un mucchio di bene e so che lei ci vuole bene”. Per gratitudine, bevve un caffè e riprese le cure mediche. Denunciava le condizioni disumane delle carceri italiane, chiedendo l’intervento del Papa per un’amnistia, come fece Giovanni Paolo II.

Il legame con i detenuti

Papa Francesco ha sempre mostrato vicinanza ai detenuti, anche se distanti su altri temi come l’eutanasia. Nel 2013 visitò il carcere minorile di Casal del Marmo, lavando i piedi a dodici giovani, tra cui due ragazze. Nel 2024, dopo una visita al carcere di Regina Coeli il Giovedì Santo, donò 200.000 euro – tutti i soldi rimasti sul suo conto personale – al carcere minorile di Casal del Marmo, per sostenere un pastificio dove lavorano molti giovani detenuti.

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