<strong>Matteo Mauriello in scena fino all’8 maggio con ‘Cammurriata 2.0 – Storie e canzoni di una paura inesistente’ al Nuovo Teatro Sancarluccio, continua a mietere consensi ed applausi dal pubblico durante le sue repliche, con la drammaturgia e regia di Davide Sacco, l’accompagnamento musicale di Sossio Arciprete alla chitarra e Toto Toralbo plettri, tammorra e voce.
Uno spettacolo intrigante, dove le ombre misteriose di paure che si muovono nella città di Napoli, vengono esaminate e via via svelate e private della loro deleteria carica, attraverso uno sguardo appassionato ed interpretativo che Mauriello egregiamente porta in scena.
Il padre di Matteo, il maestro Giovanni Mauriello, in apertura ha letto di Pier Paolo Pasolini una riflessione che fece ad Antonio Ghirelli sulla napoletanità (durante le riprese del film ‘Decameron’. Il testo fu pubblicato dal giornalista napoletano in La napoletanità, edito da Società editrice napoletana, nel 1976, n.d.r.), uno spaccato di come essa reagisce nel tempo e di come si estinguerà nell’ultimo uomo che porta in sé il DNA di una città che è una filosofia dell’essere.
‘Cammurriata 2.0’ è un escursus su Napoli, attraverso il filo conduttore di misteriose lettere giunte al cronista di necrologi, che offrono gli spunti per temi e canzoni tratte dal repertorio della musica classica napoletana dove è inserito, ormai a pieno titolo anche Pino Daniele del quale è tratto il brano ‘Chi tene o’ mare’.
Corre così la storia della sirena Partenope, tra le incantatrici di Odisseo, dalla quale prende spunto la storia di Napoli: una città nata da un imbroglio, quella di Odisseo verso la bella sirena che morì su di una spiaggia e tutti al passare si fermarono a guardarne il corpo ormai in putrefazione, dove :’ Per vomito vi costringe a stare assieme e per schifo vi obbliga ad essere fratelli’.
Mauriello dalla voce limpida e modulata interpreta Napoli attraverso le note dedicate alla città, che parlano di storia, di lotta e di fame, di guerra e d’amore, rapendo l’attenzione del pubblico presente che applaude prima ancora che il brano sia terminato.
L’epilogo epistolare termina con un biglietto del treno per Milano, una esortazione? Una sfida?
Durante lo spettacolo le paure di Napoli sono emerse, crude e vive, argomentazioni che per molti sono il motivo della rinuncia partendo per altre città. Eppure nonostante tante ombre chi entra in questa città, nelle sue ancestrali pulsioni, non riesce più a lasciarla, in questo Mauriello si distingue, con la sua appassionata denuncia, riuscendo a far emergere l’amore che lega indissolubilmente a Napoli.
Matteo Mauriello si dimostra un attore completo dalla melodica voce nel canto e interpretativa nella prosa, uno spettacolo che riesce a farsi strada giungendo nell’intimo, non senza qualche pugno nello stomaco, ma dal quale nonostante le tante paure senza volto, emerge l’amore e la passione che suscita questa città.
Fonte foto: Pasquale Fabrizio Amodeo