Proseguono le indagini del caso Sarno. Un nuovo intrigato caso. – Seconda Puntata

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I DINAMICI SFIGATI DI BAGNOLI
“LE INDAGINI DELL’ISPETTORE VARRIALE”

un’opera di AMEDEO CARAMANICA
distribuita da Magazine Pragma

UN OMAGGIO AGLI INFATICABILI POLIZIOTTI DI PERIFERIA – GIALLI POLIZIESCHI

I casi e i personaggi sono completamente inventati, ogni riferimento a persone o cose è del tutto casuale.
Riproduzione Vietata, ogni abuso sarà perseguito a norma di legge

Le puntate precedenti: 1

SECONDA PUNTATA

“PROSEGUONO LE INDAGINI DEL CASO SARNO. UN NUOVO INTRIGATO CASO.”

Prima di entrare in casa del presunto suicida di Bagnoli, però, l’ispettore Varriale, la vice ispettrice Manna, la dottoressa del P.M. e il sovrintendente Sandri del 113, fecero una puntatina sul terrazzo del palazzo. Si affacciarono presso il parapetto, da cui la vittima si era buttata, niente da rilevare. << Uno sbalzo volontario, quindi, senza nessuna effrazione …>>, osservò l’ispettore.

<< Così pare …>> aggiunse il sovrintendente Sandri.

Poi sporsero lo sguardo sui vari terrazzi del lungo edificio … << Certo, se, invece, fosse stato spinto da qualcuno, l’assassino avrebbe trovato benissimo una via di fuga attraverso una delle scale del lungo caseggiato …>>, osservò la vice ispettrice Manna. <<Brava, hai ragione!>> la sostenne la p.m.

<<Non solo, ma poteva comodamente scendere attraverso l’impalcatura a retro dell’ultimo edificio …>>, aggiunse il capopattuglia del 113.

<< Giusto … E dà anche in piena campagna … Si sarebbe potuto dileguare senza essere visto …>>, aggiunse la vice ispettrice.

<<Sì, intervenne sempre il sovrintendente Sandri. Ma, per avvalorare questa tesi, avremmo dovuto trovare delle impronte, qualche sgualcitura sugli abiti del morto, ma mi ha detto il collega della scientifica che non risulta niente.>>

<<A meno che non abbiano usato dei guanti …>>, aggiunse la Manna.

«Non c’è neanche qualche strisciata lungo il parapetto del terrazzo …», la sostenne la p.m., mentre osservava lungo il muretto di protezione del terrazzo.

<<Me ne sono accorto pure io, osservò l’ispettore superiore.  Però potrebbero averlo sollevato e buttato giù a bruciapelo…»

«E poi si sarebbero allontanati, come dicevate prima, velocemente attraverso le impalcature alle loro spalle senza lasciar tracce …», concluse il sovrintendente del 113.

«Potrebbe essere … Perciò, Sandri, io un’indagine sulle impalcature e nelle varie scale la farei …>> suggerì l’ispettore Varriale.

<<Ispetto’, agli ordini. Siamo in tre, con gli altri due della volante, ci divideremo i compiti. Dico agli altri due che mi raggiungono …>> E si mise al cellulare.

<<Bene, al lavoro, allora!>>, intervenne la Nappi e continuò: <<. Noi, invece, faremo visita alla famiglia …>>

E lei, l’ispettore capo e la vice ispettrice Manna scesero al quinto piano e bussarono a casa Sarno. Venne ad aprirli un parente. << Siamo della polizia!>> <<Prego!>> Entrarono.

L’appartamento era decente, quattro vani, finemente ammobiliati, ma senza eccessivo sfarzo, in quel momento pieno di gente in lacrime. Ai due funzionari della polizia furono subito indicate la moglie e la figlia del povero suicida. Le condoglianze di rito, poi la dottoressa Nappi e l’ispettore chiesero alla signora Lia e alla figlia Giulia di seguirli in una stanza laterale per un breve interrogatorio, mentre la vice ispettrice Manna nello studio del morto raccoglieva alcune testimonianze dei parenti e spulciava alcuni documenti che avrebbero potuto servire al caso.

Appena soli, la signora non riuscì a trattenere i soliti improperi contro il mondo intero:<< È stata sta stramaledetta “crisa” economica, che non finisce mai, ad ammazzare Pasquale mio, dottò, l’incosciente menefreghismo di quelli di lassù al governo, che si prendono “a peste e corna”, si “scannano” a vicenda ora e momento, ma se né “fottono”, scusate la parola, della povera gente, di questa maledetta mancanza di lavoro che non trova più una via d’uscita … E Pasquale non ce l’ha fatta più, povero marito mio!>>

<< Era un lavoratore instancabile papà, dotto’, e si preoccupava soprattutto che potessero andare in mezzo alla strada le famiglie dei dieci operai che lavoravano con lui … Ecco la lettera di addio che ci ha lasciato … Leggete …>> E gli passò una letterina scritta a mano …

<< Cara Lia, cara Giulia, vi chiedo perdono del gesto estremo che faccio e chiedo soprattutto perdono alle famiglie di coloro che hanno condiviso con me questi anni difficili … Ma non ce la faccio più!!! Incauti e terribili debiti mi opprimono, l’amministrazione pubblica non paga, le banche mi hanno chiuso in faccia tutte le porte, di nuove commesse di lavoro manco a parlarne … e io non so più dove sbattere la testa … Perciò è meglio che la faccia finita con questo sporco mondo.  Addio per sempre! … Il vostro Pasquale … >>

<< Ma perché il mondo si accanisce sempre contro la povera gente, dotto’, perché?>>

<<Purtroppo, signo’, è una domanda alla quale non so rispondere … Però il povero don Pasquale nella lettera parla di “incauti e terribili debiti”, sapete con chi li ha contratti? Con banche, con agenzie finanziarie, magari con usurai, con camorristi? Così potremmo ipotizzare che sia stato costretto al tragico passo?>>     <<Veramente di questioni di lavoro con noi parlava poco …>>, osservò la signora Lia.

<< Anzi ci diceva che andava sempre tutto bene, anche quando qualche sera fa l’ho visto un po’ nervoso e gli ho chiesto: “Papà ma che hai?” Lui mi ha risposto: “Niente, niente, pensa a studiare e a prenderti questa benedetta maturità” … Ci teneva tanto, povero papà!>>

<< Aveva dei nemici esterni, il povero signor Pasquale? Qualche concorrente che lo contrastava?>>, s’intromise la p.m.

<< Ma?! Non so … Era buono come il pane il mio Pasquale, andava d’accordo con tutti … >>

<< Sì … Mai un’alzata di voce, un litigio con qualcuno … >>

<< E pure ieri sera l’avete visto normale? Non so … nessun segno di nervosismo, di preoccupazione?>>, intervenne l’ispettore Varriale.

<< Ieri sera abbiamo cenato normalmente e poi siamo andati a letto … Sì, si è agitato un po’ stanotte, ma stamattina si è alzato come il solito di buon mattino, si è preparato, ha infilato la porta ed è uscito … Ho creduto che andasse a lavorare, invece poco dopo ho sentito le urla in strada, mi sono affacciata e sono svenuta …>> << Poco dopo, quanto? Un minuto, cinque minuti, dieci minuti, un quarto d’ora?>

<<Ma cinque minuti, forse dieci … Il tempo, non so, di salire in terrazzo …>>

<<Già …>>, sottolineò l’ispettore, pensando ad un’altra versione, che non si sentì di esternare.

<<Io, invece>>, aggiunse la ragazza, <<ero nel bagno a prepararmi per andare a scuola … D’improvviso ho sentito le urla in strada dei vicini, poi quelle strazianti di mamma, sono uscita dal bagno, ho visto mamma accasciata vicino alla finestra, mi sono affacciata, ho riconosciuto il corpo di papà sul selciato e mi sono precipitata giù per le scale, mentre la signora a fianco aiutava mamma … Una volta in strada, non credevo ai miei occhi: papà giaceva inerte a terra “… -Papà! Papà!”, ho gridato con tutto il fiato che avevo in gola, ma lui non mi ha risposto … Ho cercato di alzarlo, avrei voluto portarlo all’ospedale … Poi è arrivato il 113 e mi hanno rivelato la tragica verità che papà purtroppo era già morto. Poco dopo è arrivato anche il medico legale … e i poliziotti hanno cercato di allontanarmi.>>

<< Va bene. Per il momento basta, continueremo a indagare sul caso, attraverso i documenti che porteremo in caserma e poi vi restituiremo … Speriamo di farvi sapere qualcosa di concreto al più presto.  Ancora condoglianze! >>

<<Condoglianze anche da parte mia, signora! Coraggio, signorina!>>, sussurrò la dottoressa Nappi.

Poi l’ispettore capo richiamò la Manna che aveva ormai messo in cartella alcuni documenti e insieme lasciarono l’appartamento dei Sarno.

<<A me sembra, senza ombra di dubbio, che si tratti di un suicidio per motivi economici …>>, ruppe il silenzio la vice ispettrice.

<<’E evidente, Manue’ … >> <<Anch’io protendo per questa tragica soluzione, ispettò …>>, intervenne la dottoressa Nappi.

<<Sì, d’accordo. Comunque, anche se per il momento ci fermiamo al “tragico passo volontario”, c’è sotto, però, qualcosa di marcio che non mi torna …>> Poi rivolta alla Manna: <<Hai preso il computer portatile del morto?>>

<< È stata la prima operazione, ispetto’.>>

<< Bene. Passalo a Ruotolo e fallo mettere sotto sopra … C’è qualcosa che non mi convince … Sì, morte per suicidio, ma per me procurato … Nella lettera che ha lasciato alla famiglia – chissà se scritta spontaneamente! – una frase mi ha acceso le valvole in testa: “incauti e terribili debiti”, che il pover’uomo avrebbe contratto. Se riuscissimo a scoprire e a mandare in galera i responsabili che hanno costretto il pover’uomo al tragico passo, il suo suicidio non sarebbe stato vano, e giustizia sarebbe fatta.>>

<<Ispettò, e dovremmo mettere sotto processo la crisi attuale, i governi degli ultimi tempi, la disoccupazione galoppante e la miseria sempre più dilagante>>, osservò la Nappi.

<<Ovviamente, dottore’, non alludevo alle cause storiche, contingenti, sotto gli occhi di tutti, ma a quelle subdole, illegali, malavitose …>>

<< Ho capito. Lei pensa che dietro ci siano strani e malvagi personaggi.>>

<<Proprio così …>> <<E devo dire che pure io ho avuto questa intuizione …>>, precisò la vice ispettrice.

Stavano per avviarsi verso l’auto, quando furono fermati da un gruppo di giovani, guidati nientemeno che dalla professoressa Fimiani, la moglie del sostituto commissario.

<< Giusy, e tu che ci fai qua?>> << È il padre di una mia alunna, Giulia Sarno, una delle migliori della classe. Stamattina ci ha telefonato piangendo il fidanzatino della ragazza, Pino Schiavo, e i ragazzi hanno voluto portare il loro conforto e sostegno alla compagna … Ciao, Manuela! Dottoressa!>> Le due donne risposero al saluto.

<< Insomma, Ge’, com’è successo?>>, riprese la professoressa.

Intorno all’ispettore superiore si formò subito un capannello di facce torve e interrogative.

<<Già, dotto’, si può sapere in particolare che cosa è successo veramente?>>

<<Chi è stato?>>, <<Com’è stato?>>, <<Perché?>>, << Li avete presi, sti’ disgraziati?>>, chiesero a valanga i ragazzi.

<<Calma, ragazzi, s’inserì la professoressa, diamogli il tempo di rispondere. Allora, Genny?>>

<<Ragazzi, stiamo all’inizio delle indagini, per ora possiamo soltanto affermare che si sia suicidato, pare, per motivi economici.>>

<<È una vera ecatombe di questi poveri cristi di piccoli imprenditori >>, commentò Gino, uno dei ragazzi.

<< E a Roma se la prendono comoda!>>, rilevò inviperito Carlo.

<<Povera Giulia! Non ci voleva proprio. E a pochi mesi dagli esami di maturità>>, aggiunse la signora Giusy.  << Professore’, questo è l’ultimo dei problemi, l’aiuteremo noi, e Giulia farà senz’altro gli esami …>>

<<Speriamo, Sandra … Ma dopo certe batoste!>>

<< Niente ma e niente se … È la migliore della classe, e Giulia farà senz’altro gli esami!>>, decretarono in coro i ragazzi. <<E voi, ispetto’, dottoresse – aggiunsero – scoprite quei delinquenti che hanno messo quel pover’uomo del padre in queste tragiche condizioni, perché non hanno il diritto di vivere nella società …>>

<<Hanno ragione. Anzi non tralasciate nemmeno il minimo indizio, per assicurare alle patrie galere questi ignobili aguzzini.>>

<<Faremo anche l’impossibile, Giusy, per assicurare alla giustizia questi delinquenti assassini, te lo prometto.>>

<<Bene, ciao … E voi fatelo trottare, Manue’, dottoressa …>>

<<Signora Varriale, non gli daremo tregua …>>

<< Non ti preoccupare, Giusy, – rispose la Manna – faremo il nostro dovere fino in fondo e non ci daremo per vinti fino a soluzione del caso.>>

Il capannello si sciolse, la professoressa e i ragazzi salirono in casa Sarno. La dottoressa Nappi salutò i due poliziotti e raggiunse il suo autista per recarsi a Coroglio. L’ispettore e la sua vice, invece, si erano appena avviati per raggiungere la macchina e tornare al commissariato di Bagnoli, quando incontrarono chi non avrebbero voluto incontrare, il giornalista televisivo, Tony Talpa, e la sua accompagnatrice, Lidia Gufino, di Telesensational, con un operatore al seguito.

<<Aah! Tony, stavolta te l’ho fatta! Sono arrivato prima io!>>, lo canzonò l’ispettore pregustando già la reazione del giornalista.

Ma questi lo fissò e poi:<<Ispettò, ma lo sapete da dove vengo adesso?>>

<<Ma ovviamente dal tuo letto di piume di struzzo! Da dove potresti venire a quest’ora?>>

<< E vi sbagliate. Sono in piedi dalle cinque … Ora vengo da Coroglio, dove sulla spiaggia hanno trovato una ragazza morta … Com’è? Non ve l’hanno detto? Vi hanno mandato dal suicida volontario? Il caso serio ve l’hanno tolto? Hanno mandato il semplice ispettore Calopreso? Ch’è? Il Vice Questore aggiunto non si fida più di voi?>>

<< Ma perché Calopreso ti fa schifo? Ricordalo che è sempre un ispettore ordinario di polizia!>>

<< Sì, ma prende sempre fischi per fiaschi, l’avete dimenticato? Ispettò, avete scordato che siete a capo di una squadra di sfigati? “Gli sfigati di Bagnoli?”

<< Sfigati sì, ma sempre dinamici e risolutori, caro direttore! >>, intervenne la Manna.

<<Ma sempre sfigati restate, ispettrì …>>

<<Sfigato sei tu e tutta la squadra che ti porti appresso, caro “mpastachiacchiere televisivo!>> lo apostrofò l’ispettore superiore.

<<‘Mpastachiacchiere, dite? E voglio proprio vedere come ve la cavate stavolta a Coroglio, caro ispettore superiore. Ma avete capito che stavolta ci vorrebbe uno più tosto, più accorto, più figo, altro che sfigato?! Stavolta pare che sia implicato uno della polizia!>>

<<Ma che stai farneticando? Quale altro processo fasullo a scapito della polizia stai inventando, brutta lingua biforcuta e malevolo giornalista da strapazzo?>>

<<Sto farneticando, dite? Staremo a vedere … >> << E staremo a vedere …>>

I tre si separarono. L’uno andò verso la casa del suicida, l’altro in auto con la vice ispettrice verso la caserma di Piazza Bagnoli.

<<Lo vedi quello, Manuè’, per fare audience manderebbe al patibolo la stessa madre!>>

<< Gennà, ma tu hai capito che ha detto? Che nel caso Coroglio sarebbe implicato uno di noi?! >>

<<Sicuramente sta “metténne in piedi un’altra trasmissione per screditare la polizia! Quello, quando lo può fare, ci va a nozze, anche se si è rotto sempre le corna …>>

<<E sfottono sempre con sti sfigati della malora!>>

<<Lasciali dire, tanto lo sai che la loro è tutta invidia … Soprattutto di quelli che l’hanno inventata, i nostri colleghi poliziotti della Napoli centrale. Per loro noi siamo i reietti, i falliti, ‘e strunze; eppure questi stronzi risolvono sempre – lo sai – in quattro e quattr’otto, anche senza l’appoggio dei nostri illustri e fichissimi capi … E si godono pure la pace della periferia, un clima magnifico, senza eccessivo smog, un panorama mozzafiato di sole, di mare, di isole, di splendidi luoghi turistici: Capo Posillipo, spiaggia di Coroglio, isola di Nisida, Città della Scienza, fantastico pontile che ti mette a contatto diretto con il mare, Terme di Agnano, famoso Ippodromo, Parco degli Astroni, sfumacchiante Solfatara … Manue’, a me sembra di stare in Paradiso, altro che sfigato!>>

<<Hai ragione, Gennà. Come si dice? Chi si contenta, gode … Ma mo’ ch’è st’altro caso a Coroglio?>>

<<E chi lo sa?! So soltanto che in questo commissariato di periferia non si mena la fiacca. Meno male che se ne sta occupando Calopreso …>>

<<L’ispettore di prima nomina Calopreso dici? Speriamo che mo’ che arriviamo a Bagnoli non trovi, come si dice, “il vangelo girato”.>> <<Manù, ma pure tu la pensi come Tony Talpa su Calopreso?>>

<<Ma quello non è Calopreso, sono i superiori, che tengo sempre la neve in tasca!>>

<<Tengono la neve in tasca?! E tutti voi della squadra imparate a fargliela squagliare “come neve al sole …Vi siete scordati che” ’a gatta per la fretta facette ‘e figlie cecate?”»

Insomma com’era veramente morto il povero suicida di Bagnoli? Erano proprio campati in aria quegli “incauti e terribili debiti” che avevano cominciato ad assillare l’ispettore Varriale? E che cosa si celava dietro il caso della donna trovata morta a Coroglio? Veramente era invischiato qualcuno della polizia? E quali strade avrebbero preso le indagini? Caro lettore, prosegui e scoprirai “un pozzo senza fondo”.

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