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Priest – L’angolo del Nerd e dell’Otaku

Pubblicato da
Stefano D'Auria
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Ivan Isaak è un prete che viaggia per il selvaggio West. Lo scopo della sua ricerca è uccidere l’Angelo Caduto Temosare e tutti i suoi seguaci. Per raggiungere il suo scopo Ivan ha ceduto metà della sua anima a Vessiel. Quest’ultimo è un umano che, cinquecento anni prima, aveva corrotto la propria anima con lo scopo di distruggere l’Angelo Caduto.

La prima edizione italiana di Priest è del 2003, con la Star Comics che la inserì nella collana Zero, nel tentativo di presentare il fumetto coreano al grande pubblico. La pubblicazione venne interrotta al secondo volume. Ma, nel 2006 l’editore Edizioni BD, sotto l’etichetta J-Pop, ha ripreso la pubblicazione fino all’ultimo volume uscito, il sedicesimo.

Sin dal primo numero il manhwa (termine sud coreano che indica fumetti e cartoni) di Hyung Min-woo mette in chiaro un aspetto: non ci sarà redenzione o lieto fine per Vessiel ed Isaak. “Quando la mia ricerca sarà finita, anche la mia anima svanirà del tutto. Questo è il racconto del mio viaggio verso la perdizione”. Queste sono le parole che Ivan Isaak scrive in un diario, più per tenersi lucido che per trasmettere le sue memorie.

Attraverso un tratto duro ed estremamente spigoloso (tanto che in tutti e sedici i numeri che compongono l’opera, non c’è una sola linea curva) ma al contempo molto accurato, l’autore mette in chiaro fin da subito quale sia il sentimento che anima i due protagonisti: la rabbia. Entrambi infatti sono morti ed è solo la furia cieca verso il loro nemico a tenerli in vita

Quello di Priest non è un viaggio di redenzione, ma di vendetta. Vessiel ed Isaak non vogliono la redenzione e nemmeno la cercano. L’unico loro obiettivo è vendicarsi dell’Angelo Caduto che ha portato alla morte una persona molto importante per ognuno di loro (un bambino orfano per Vessiel, la donna amata per Isaak) e sono disposti a tutti. Il prete arriverà ad uccidere un bambino pur di attirare un discepolo di Temosare.

Altra caratteristica che rende Priest ancora più cupo e l’uso del nero come colore di sfondo. Inoltre l’autore non inserisce nessuna scena che possa allentare la tensione. Solo un tratto duro, cupo e scuro. Come il viaggio dei due protagonisti.

Da questo fumetto, nel 2011, è stato tratto diretto da Scott Stewart con Paul Bettany e Karl Urban. Tuttavia, a parte il nome del protagonista, il film e il manhwa non hanno niente in comune. Eppure lo stesso Hyung Min-woo lesse e approvò il copione.

Leggi anche: Hellblazer – L’angolo del Nerd e dell’Otaku

 

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