I bisogni psicologici di un paziente ospedalizzato

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La permanenza in ospedale può turbare in maniera profonda e favorire l’emergere di paure e stati di agitazione, fino ad arrivare a sintomi ansiosi  e depressivi. E’ necessario quindi che ci si prenda cura non solo della salute fisica, ma bisogna tener conto anche degli spetti psicologici,  e della gestione delle emozioni e delle relazioni. Tutto questo coerentemente con  quanto evidenziato dall’OMS che definisce la salute come “un completo stato di benessere fisico, mentale e sociale, che non consiste solamente nell’assenza di malattie o di infermità, ma è strettamente correlato a una crescita armonica e alla capacità di esprimere un progetto di vita”. La salute mentale è importante in ogni momento della vita, a maggior  ragione quando la salute fisica, anche temporaneamente è compromessa.

Permanenza in ospedale, variabili

E’ necessario riflettere su tutte quelle variabili che possono turbare il benessere della persona in permanenza in ospedale, ma anche su quelle che lo proteggono e lo aiutano ad affrontare momenti difficili come quelli della malattia e  del ricovero. Una permanenza in ospedale può costituire un’esperienza altamente stressante in quanto può scatenare ansie e paure in alcuni casi perché ci si deve sottoporre a esami e accertamenti, che possono essere dolorosi o invasivi, in altri perché, oltre alla preoccupazione per lo stato di salute fisica, è richiesto un ricovero, che implica una separazione dalle proprie abitudini e dal contesto familiare.

La persona che vive l’esperienza del ricovero, infatti, può essere costretto a cambiare le sue abitudini di vita come diminuire  i suoi rapporti con il contesto sociale,  modificare il regime alimentare, muoversi sicuramente di meno e in alcuni casi, dipendere totalmente da un altro adulto.

La patologia che più frequentemente si associa a un’esperienza altamente stressante è stata definita “Disturbo Post-Traumatico da Stress” e viene frequentemente rilevata anche nelle situazioni di ospedalizzazione. La sofferenza psicologica riguarda sia il rapporto con se stessi e con il proprio corpo, sia il rapporto con gli altri: la famiglia, la rete sociale e l’ambiente lavorativo.

«Sostenere psicologicamente un paziente ospedaliero significa contenere l’angoscia di morte, di separazione dalla famiglia, lavorare sul trauma del passaggio improvviso da uno stato di salute a una malattia, significa dare un senso al proprio dolore, “accogliere” le sofferenze del proprio corpo che cambia…spesso  la perdita dell’autonomia, di una parte del proprio corpo. Significa incontrare solitudini che trovano nella camera dell’ospedale e nella relazione con l’operatore sanitario, una casa, talvolta una famiglia»

 

Gli ospedali ove esistono servizi di psicologia clinica in cui operano i diversi specialisti – sia medici,che psicologi, che assistenti sociali – sono ancora scarsissimi ed ha ancora poco spazio l’insegnamento a medici e psicologi sul come possano svolgere un lavoro comune e integrato per meglio giovare ai pazienti.

Le esigenze del malato non possono essere limitate esclusivamente alla richiesta di “cura” della malattia organica, ma si estendono anche ai bisogni psicologici inconsci del paziente, bisogni che vengono frequentemente ignorati sia dall’équipe medica che dal personale di assistenza come  il bisogno di sicurezza, di sentirsi al sicuro, e rassicurato.

Il bisogno di comprendere  che si riferisce all’esigenza  del paziente di essere adeguatamente informato sulle scelte diagnostiche e sull’andamento terapeutico della propria malattia, attraverso un linguaggio chiaro e comprensibile da parte del medico. Il bisogno di autonomia che esprime l’importanza di poter conservare un certo grado di libertà e di indipendenza di giudizio nel rapporto con il medico ed con il personale di assistenza e, soprattutto, l’opportunità di avere un ruolo reale nelle scelte terapeutiche che lo riguardano, ossia avere la possibilità di partecipare alle decisioni sulla propria salute.

Il bisogno di attenzione denota la necessità del malato di instaurare con il medico e gli operatori sanitari un rapporto possibilmente autentico, ossia un rapporto che egli possa sentire motivato da un sincero interesse per la sua persona, non declinato, quindi, sulla freddezza e su una burocratica impersonalità.

Gli obiettivi  della consultazione dello specialista della salute mentale con pazienti ricoverati per una malattia organica sono vari come stabilire un’alleanza di lavoro con il paziente. Valutare personalità, le difese e le strategie di coping che il paziente è in grado di mettere in atto per superare questo momento storico della sua vita, dove anche una progettualità diventa difficile da attuare.

E’ molto importante comprendere in termini dinamici la situazione del paziente. Rinforzare la sua autostima e  attenuare l’intensità delle emozioni dolorose rassicurando circa la “normalità” delle emozioni provate. Rinforzare la speranza di guarigione aiutandolo a sopportare tutte le difficoltà legate alla malattia.

Molto spesso nei pazienti ospedalizzati si riscontrano disagi emotivi legati alla malattia, e alla degenza in ospedale in quanto adattarsi al ruolo di malato è alquanto difficile per i molti.

Oggi finalmente molte realtà hanno sentito la necessità di uno specialista delle mente per  sostenere i pazienti ospedalizzati sperando che questa figura possa trovare la giusta collocazione nei vari ambiti medici, auspicando ad una sapiente e matura collaborazione tra  le varie figure specialistiche.

 

 

 

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