E’ noto a tutti che, purtroppo la separazione trascina dietro di sé numerose difficoltà oltre che spiacevoli dinamiche familiari, specialmente quando sono presenti figli.
Per un figlio, già ricevere la notizia di separazione, è una dura realtà. Soprattutto quella di accettare la fine del matrimonio dei propri genitori. Vi saranno inevitabilmente una serie di cambiamenti. Le abitudini cambiano, la quotidianità stessa si modifica portando ogni giorno i figli a interfacciarsi con situazioni sempre diverse. Deve esserci una vera e propria riorganizzazione su qualsiasi cosa
Papà separati: cambiamenti, stati d’animo e strategie di ri-adattamento
Nei casi migliori il divorzio può portare a una convivenza pacifica tra i genitori che cercano di agire con maturità pur di avere un rapporto stabile e duraturo che garantisca la piena felicità della prole. In alcuni casi questo, purtroppo, non accade e la relazione tra gli ex coniugi diventa tesa e oppositiva con, nelle situazioni più gravi, ripicche e ricatti.
È in queste circostanze che la figura paterna può incontrare particolari difficoltà di accesso ai propri figli, difficoltà che possono indurre alcuni padri a sprofondare in una sofferenza silenziosa. Premetto, per esperienza professionale e di studio, che non sempre ciò accade. Ci sono sicuramente condizioni nelle quali i padri soffrono di fronte a ricatti e giochi di potere, oltre che psicologici, esercitati dalla ex-moglie. Ma non rari sono i casi in cui accade l’esatto opposto, ovvero ex-mariti che minacciano le mogli.
In questo articolo dunque non si prendono posizioni, ma semplicemente, in vista della festa del papà, vorrei omaggiare quei papà che soffrono sinceramente, non difendendo l’intera categoria.
“Non vedrai più i tuoi figli”
Premessa fatta, mi sono reso conto nella mia esperienza clinica, che non sono rare affermazioni tipo “non vedrai più i tuoi figli”. Sento di affermare che in questo modo si punta a colpirlo nel punto più debole, attraverso la minaccia di non poter più rivestire il ruolo di padre.
Molti uomini separati, ritengono siano i padri quelli che risentono maggiormente della separazione, sia economicamente, perché vedono cambiata l’abituale abitazione e decurtata parte del proprio stipendio (in mantenimento e nuove spese), sia psicologicamente, poiché rinunciano alla quotidianità della relazione padre-figlio, limitandola ai fine settimana o a qualche uscita intra-settimanale.
Per un padre con forti principi e un alto livello di responsabilità tutto ciò può trasformarsi in un vero e proprio calvario: spesso si trovano costretti a tornare a vivere nella casa dei genitori, con lo scopo di garantire ai figli lo stesso tenore di vita di cui godevano prima.
Papà separati, sindrome del padre sconfitto
In alcuni casi, possono subire pressioni a livello psicologico da parte di ex mogli, che agiscono mediante mezzi di comunicazione ufficiali e senza margine di negoziazione, con l’obiettivo di ottenere ciò che ritengono sia loro dovuto anche attraverso un sabotaggio della relazione affettiva padre-figlio.
Un padre che abbandona definitivamente il proprio stile di vita per intraprenderne, in maniera brusca, uno del tutto nuovo e sconosciuto, subisce un vero e proprio trauma. Questo evento traumatizzante può portare a sprofondare in quella che è indicata come “Sindrome del padre sconfitto”.
Molti dei padri separati in Italia attualmente, sembrano accumunati da un unico dramma: rasentare la soglia della “riesco ad arrivare appena a fine mese” per garantire la serenità altrui. Tutto ciò può portare a un’alienazione da parte del padre e a un pericoloso allontanamento e isolamento dal contesto sociale. Molto spesso si sentono a disagio perché si vergognano del loro stato di debolezza e pensano di non poter più meritare l’affetto del figlio. È forte il vissuto di non fare abbastanza per loro. Assillati dai loro difetti si identificano in una sensazione di vergogna che genera un senso di impotenza ed inutilità. Rowles sostiene che “nella misura in cui un padre è coinvolto in un divorzio conflittuale, gli eventi stressanti e l’impatto della continue esperienze d’impotenza aumentano talmente tanto da rendere quasi incalcolabile ciò che potremmo definire uno stress esponenziale”.
Un padre che vive una sofferenza così profonda purtroppo non parla, non si confronta, non chiede aiuto. Molti padri continuano a combattere battaglie anche dopo anni di separazione. Essere genitori “da lontano” non è abbastanza per loro, la necessità è quella di essere presenti nelle diverse fasi di crescita dei loro figli. Sanno che la presenza costante della figura paterna è un diritto per entrambi.
Si identifica la Sindrome del padre sconfitto come una condizione di stress, ansia e impotenza che provano i padri dopo la separazione dal proprio nucleo familiare. In questo stato di patimento, l’uomo sperimenta gli stessi sintomi tipici dello stress post-traumatico, tra cui alterazione del sonno, perdita d’interessi ed energie, scarsa concentrazione, affaticamento, sensi di colpa ingiustificati. In caso di separazione e divorzio gli uomini sembrano incontrare più difficoltà nel riprendersi psicologicamente generando una sorta di burnout del proprio ruolo genitoriale.
Questo accade perché, con il divorzio, il padre subisce numerosi cambiamenti sia mentali sia di tipo pratico e logistico, in grado di minare l’equilibrio psico-fisico preesistente, come: Shock per divorzio e separazione dal coniuge, trauma psicologico per dover ricominciare tutto dall’inizio, cambiamento del proprio stile di vita nel quotidiano, permanente separazione dall’abitazione abituale e dai figli, pensieri d’inadeguatezza, depressione e senso di colpa e spese straordinarie e di natura legale.
Essere presenti
Per far ritornare solida la diade padre-figlio, è necessario che il genitore segua alcune piccole strategie, al fine di poter attutire il distacco della separazione; poiché il legame dovrà essere ritrovato e mantenuto, anche da un punto di vista pratico, secondo regole diverse dalle precedenti. Innanzitutto bisogna essere presenti: il miglior modo per mantenere il rapporto stabile, è quello di essere presenti. In ogni occasione.
Bisognerebbe continuare a essere una guida per i figli, un buon esempio da seguire. Altro elemento importane è non venir meno alle attenzioni: un figlio, grande o piccolo che sia, ha bisogno di attenzioni da parte del genitore e anche se non si è vicini fisicamente, bisogna fargli sentire la “presenza”, in modo tale da far sapere loro che “papà c’è”.
Un figlio necessita sempre delle stesse attenzioni emotive di prima, senza alcun tipo di cambiamento. Anche affrontare l’argomento “separazione da mamma” con chiarezza e senza rabbia ha molta importanza. Bisogna evitate, specialmente nei primi tempi di separazione, di parlare di quanto accaduto con toni rabbiosi, poco chiari, di disapprovazione, rifiuto o con scopi manipolativi e rispondere ad eventuali domande con sincerità e senza mostrare rancore nei confronti del vostro ex partner o lavaggi del cervello attraverso campagne di denigrazione (Gulotta, 2002); questo soprattutto se ci si trova all’interno di una separazione bellicosa.
Bisogna dunque comprendere che il ruolo non perde la sua importanza o il suo valore nonostante la distanza o la mancanza di quotidianità. In questo personale stato di accettazione può essere d’aiuto anche un percorso di psicoterapia e di supporto psicologico che facciano da contenitore emotivo in merito a shock iniziale e successive frustrazioni. Bisogna, inoltre, tener presente che questo stato di sofferenza e disorientamento interessa non solo il genitore ma la famiglia intera e le persone a questa più vicine. Il benessere psicofisico, quindi, deve essere preservato perché essere padre implica responsabilità e doveri molto importanti. Esserlo poi in una condizione di separazione merita la giusta e doverosa considerazione.
(Dott. Yari Mirko Alfano)