Sulle capacità genitoriali

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La capacità genitoriale d’intercettare i segnali del bambino, d’interpretarli accuratamente, di rispondere in modo pronto ed appropriato rappresenta la capacità più importante per la qualità del suo processo formativo

La capacità genitoriale

I genitori hanno il compito di creare l’alveo relazionale che determina in modo profondo i legami e le trame relazionali a cui il bambino darà vita nel corso della sua esistenza.

La famiglia, come contesto primario di crescita, rappresenta la culla emotiva in cui il bambino sviluppa il senso di appartenenza ed avvia il processo di differenziazione per la conquista della propria identità. Dunque, le prime esperienze di vita, i comportamenti della madre e delle altre figure di riferimento trasmettono significati relazionali importantissimi che influiranno sulla futura capacità di adattamento ed integrazione del bambino nel contesto sociale.

Anche i comportamenti strettamente connessi con la sopravvivenza, come quelli legati ad esempio alla nutrizione, non vanno solo a colmare bisogni fisiologici, ma costituiscono delle fondamentali esperienze interattive in quanto soddisfano anche bisogni affettivi.

La relazione genitore-bambino, così intensa sul piano emozionale ed intimamente coinvolgente, deve però poter uscire dal piano esclusivamente emotivo, per accedere ad un livello ulteriore: quello della riflessività. L’esperienza di aver cura di un bambino, specialmente se molto piccolo, deve essere sostenuta da una matura rielaborazione da parte dell’adulto; di una capacità di imparare a leggere con una sana distanza le dinamiche relazionali, interpellando il piano del proprio vissuto. L’esperienza della genitorialità è una costante opportunità educativa che sollecita i genitori ad apprendere dalle proprie esperienze. A partire dalla capacità dei genitori di riflettere sui propri stili relazionali si formeranno l’intelligenza emozionale del bambino, l’autostima, le capacità cognitive, le abilità sociali.

L’avvento del figlio comporta per i genitori un confronto con i rispettivi genogrammi (storie delle rispettive famiglie) e con copioni relazionali che si sono sedimentati nelle pieghe del tempo. Facendo i conti con la propria storia familiare, la coppia può così generare una storia nuova tra continuità e rinnovamento. (Leggi anche l’articolo “La narrazione familiare tra crisi e opportunità”)

Purtroppo, nella mia stanza di terapia incontro spesso giovani coppie che mancano del senso della propria storia familiare e si sentono tanto sole nel gestire un evento esistenziale così importante come quello della nascita di un figlio!

Il lavoro di queste giovani coppie consisterà in primis nel riappropriarsi delle proprie storie familiari, nel sentirsi parte di una narrazione più ampia che li comprende, sostenendo il senso di continuità ed infine rafforzando le loro abilità nella costruzione di una nuova famiglia.

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