La polemica sul calciomercato giovanile, tesi e antitesi, è solo questione d’etica?


Essere o non essere. Questo è il dilemma. Calciomercato si. Calciomercato no. E se parliamo di settore giovanile?. Da diversi anni ormai anche tra i più piccoli è nato il calciomercato. Nessun prezzo da pagare, anzi chi paga è chi spesso vede sfaldarsi in pochi mesi, tra l’altro estivi, il lavoro di diversi anni. Anche qui i pareri però sono discordanti. È vero però che i ragazzi sono delle società fino al 30 giugno e successivamente liberi di andare altrove o confermare anche per l’anno successivo la permanenza. La società non ha nessun diritto di scelta. E allora chi decide? Molto spesso il genitore. Anche qui c’è chi contesta perché spesso il bambino o ragazzo che sia viene “pompato” dal classico papà procuratore. Ecco il trasferimento e le promesse che al 99% non si materializzeranno mai. Ma non è finita perché oggi allenatori e giovani camminano spesso di pari passo e a suon di sponsor. Un fenomeno che si vede soprattutto in molti settori giovanili che partono da zero.  L’altro aspetto è legato alla legge del più debole e quella del più forte che viene applicata anche nel calcio. Cosa impedisce ad un bambino od un ragazzino di poter scegliere un’offerta formativa o un luogo di crescita che reputa migliore? Una cosa è certa, i “piccoli” hanno il diritto di usare il cuore. Cosa impedisce ad una società di avere un direttore sportivo che contatta i ragazzi delle altre società? Nessuna regola, solo questione d’etica. E come vedete non ne usciamo più.


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