Cerchi di luce soffusa: la penna e la musica di Fabrizio Fedele


La collana “Racconti sul pentagramma” si arricchisce di un nuovo titolo

Spazio Creativo Edizioni mette a segno un altro colpo pubblicando un cofanetto curato dal punto di vista grafico, e ricco d’arte per i moltecipli spunti che offre.

Il bravo Fabrizio Fedele, ormai aduso al plettro quanto alla penna, pubblica, con la casa editrice di Massimo Solimene, nella collana “Racconti sul pentagramma” un piccolo viaggio fatto di sette storie “sporcate di musica”, una umanità composita che si sposta nello spazio, nel tempo e nell’anima, nella duplice accezione di chi legge e di chi lo ha scritto. Al libro si accompagna un CD (scritto, arrangiato, suonato, missato e masterizzato interamente da Fedele) ispirato ad un’ opera di Gianni de Tora, maestro campano dell’Astrattismo geometrico, anch’esso intitolato “Il sole risplende in Indocina”.

Nel libro si parla di persone sole, ma anche piene di sole, con qualche ombra negli occhi e qualche peso nella vita. Fabrizio Fedele, sorridente e disponibile, si concede alle nostre domande.

Perchè dedicare il libro a chi sa perdonare?

Perchè io non ne sono capace

Il titolo del libro scaturisce anch’esso dalla mostra di De Tora, come accaduto per il CD?

No, in realtà stavamo facendo le parole crociate in gruppo, e quando abbiamo letto questa definizione (la cui soluzione è aloni) io ho esclamato: ecco il nostro titolo!

Quanto c’è di autobiografico in Nick, il personaggio del primo racconto?

Nick non è alla sua prima comparsa letteraria, è il protagonista di altre storie, già pubblicate (vedi “Koala”, 2007); ci metti inevitabilmente la faccia, quando suoni e quando scrivi. E devi essere abbastanza forte per esporti così.

Bulimia e anoressia, temi entrambi declinati al femminile nel tuo libro.

Si, ma posso assicurarti che non è un problema solo femminile; è una questione assai più ampia, che tocca -nel profondo- il rapporto con le cose che ami e, in particolare, il cattivo rapporto che ognuno di noi può avere col cibo. Io, in certi momenti, mi sento molto vicino ad Homer Simpson (ride)

Chi è il musicista che ha ispirato Bob?

Nessuno! Non esiste Bob nella realtà, il personaggio è la rappresentazione di tutto ciò che odio nella Musica: il copista, l’uomo che suona di maniera, quello che non ci mette l’anima.

Il viaggio letterario termina con un dannatissimo lieto fine per questo musico che scrive di cose profonde, a tratti malinconiche, velate della giusta dose di cinismo, e che conclude sempre la frase mettendo un sorriso al posto del punto, per non restare troppo a lungo nella schiera delle persone...sole.

 

 

 

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