1 punto in 2 partite contro avversari sulla carta abbordabili, non era certo la partenza che l’Inter si aspettava. Proviamo ad analizzare i motivi di questo inizio difficoltoso di campionato.
Dopo sole 2 gare ufficiali, l’Inter già naviga in cattive acque, ma sarebbe deleterio lanciare giudizi affrettati e disfattisti sul valore della rosa e dell’allenatore, trovandoci ora solo all’alba della nuova stagione. Andiamo con ordine.
Nella prima giornata contro il Sassuolo i nerazzurri sono stati messi sotto per larghi tratti della partita da un avversario sicuramente più in palla fisicamente. Non hanno convinto appieno alcune scelte di Spalletti, come quella di puntare ancora su Dalbert che continua a manifestare la sua inadeguatezza, e quella di Vecino, che ha svolto sicuramente meno giorni di preparazione rispetto a Gagliardini o Borja Valero. Dipende poco dal tecnico, invece, la scarsa condizione atletica dei reduci dal Mondiale come Brozovic, Perisic e lo stesso Vecino. Tuttavia non sono da sottovalutare anche altri fattori quali il pessimo stato del terreno di gioco (come ha evidenziato anche Gasperini giovedì scorso dopo aver giocato sullo stesso campo) e le dubbie decisioni arbitrali (manca un rigore all’Inter, dando per buono quello assegnato ai neroverdi).
Ieri contro il Torino, invece, ci sono state due partite in una. Nel primo tempo tutti i problemi sopracitati sembravano spariti, salvo riapparire nella seconda frazione. Non deve trarre in inganno il risultato finale, innegabilmente negativo, ma lo svolgimento della gara va analizzato nella propria interezza. Il fatto che l’Inter si sia trovata in vantaggio di 2 reti e non abbia concesso tiri in porta nei primi 45 minuti a un avversario che aveva giocato alla pari contro la Roma la settimana prima, deve portare a pensare che miglioramenti sullo stato di forma dei giocatori ci sono stati eccome. Fisiologico il calo della ripresa, inammissibile però non gestire un doppio vantaggio in casa contro un avversario sulla carta più debole. Hanno inciso in questo caso diversi errori individuali, clamoroso quello di Handanovic in occasione della rete di Belotti. A destare un minimo di preoccupazione in più, questo sì, è lo squagliarsi non riuscendo a reagire già dopo la prima difficoltà, caratteristica che è insita nella compagine milanese da anni ormai. Nella ripresa la squadra era molto lunga, i reparti erano slegati e così stando le cose costruire una manovra efficace diventa veramente difficile. Ritengo giusto il cambio di modulo: il 4-2-3-1 è la formazione migliore, ma necessita di un ottima condizione fisica di molti interpreti, soprattutto i due mediani, cosa che adesso non c’è.
In generale Spalletti ha la sua parte di colpe, ma resta pur sempre colui che ha riportato la squadra in Champions League, trovando il modo di “resuscitare” una squadra che a gennaio sembrava finita, cosa che i suoi (numerosi) predecessori non sono riusciti a fare. Solo l’allenatore e lo staff tecnico possono sapere quando le gambe inizieranno a girare a pieno regime e per quanto tempo, ragion per cui un giudizio definitivo sulla condizione fisica lo si potrà fare fra diversi mesi, sperando che i punti persi per strada non siano tanti. Sacrificare qualche punto ora potrebbe non essere sbagliato se si arriva in splendida forma negli ultimi mesi dell’anno, considerando anche che l’Inter in Champions League farà parte molto probabilmente di un girone di ferro. Da non trascurare gli effetti benefici che potrebbe portare il rientro in campo di Nainggolan.
Iniziare a sparare a zero, emettendo giudizi sulla qualità della squadra e dell’allenatore dopo sole due gare sarebbe affrettato e lesivo per la squadra stessa.