Ennesimo colpo al cuore al Made in Italy
Cento lavoratori andranno a casa.
Cento famiglie andranno in difficoltà.
Dopo 158 anni la Pernigotti, orgoglio italiano, annuncia la sua chiusura.
Gianduiotti, cremini, torroni, creme spalmabili, uova di Pasqua, la Pernigotti è una delle aziende che ha fatto la storia dell’Italia.
Una chiusura annunciata
Già negli anni ottanta l’azienda aveva cominciato a patire un periodo di crisi, tant’è che decise di cedere la Sperlari agli americani della H.J.Heinz Company.
Nel 1995 Stefano Pernigotti, succeduto al padre Paolo, perse i due giovanissimi figli in un incidente in Uruguay e, rimasto senza eredi, decise di cedere lo storico marchio novese alla famiglia Averna (quella del famoso amaro).
Poi, nel 2000 venne ceduta anche la Streglio.
L’11 luglio 2013 la famiglia Averna, nuova proprietaria della Pernigotti, decise di vendere l’azienda al gruppo turco Toksoz.
E’ dunque il gruppo turco Toksoz ad aver deciso di chiudere i battenti dello stabilimento di Novi Ligure.
La soluzione alla crisi proposta dal gruppo turco sarebbe quella di chiudere lo stabilimento in Italia e continuare la produzione esclusivamente in Turchia.
“La chiusura della Pernigotti è un’offesa alla storia della nostra città”
Dura la reazione del Sindaco di Novi Ligure, Rocchino Muliere, il quale chiede di trovare soluzioni alternative alla cessata attività.
“E’ una decisione assurda ed inaccettabile” – ha dichiarato il sindaco in merito alla chiusura dello stabilimento – “la Pernigotti è patrimonio di Novi e dei novesi, oltre che un grande nome che non può finire così”
“Inaccettabile”, per il primo cittadino, anche l’idea che i Toksoz chiudano la fabbrica e poi utilizzino lo storico marchio della Pernigotti per commercializzare prodotti realizzati all’estero.
Auspichiamo che le parole del sindaco Muliere non vadano al vento e che venga adottato un piano industriale serio ed adeguato diretto a salvaguardare l’azienda e a preservare la dignità dei suoi dipendenti, oggi minata da questa delicata operazione aziendale.