George H. W. Bush, il quarantunesimo presidente USA, è morto all’età di 94 anni. A renderlo noto il figlio George W. Bush, a sua volta presidente degli Stati Uniti (2001-2009), in una nota. L’ex presidente, malato da tempo di Parkinson, era costretto su una sedia a rotelle ed è venuto a mancare alle 10 di venerdì. Otto mesi fa era scomparsa sua moglie, Barbara.
La presidenza Bush
Nel clima di fine anni Ottanta, la residua popolarità di Reagan e le persistenti difficoltà dei democratici, garantirono la vittoria di George H. Bush che si era presentato come uno dei più fedeli seguaci di Ronald Reagan. Dopo una campagna elettorale estremante dura, caratterizzata da attacchi anche diretti al candidato democratico Michael Dukakis, governatore del Massachusetts, Bush rappresentò il primo candidato dagli anni Trenta dell’Ottocento ad ascendere alla massima carica esecutiva dalla posizione di vicepresidente.
Nonostante il curriculum di rampollo dell’elité finanziaria caratterizzato da laurea a Yale, petroliere e politico in Texas, parlamentare, ambasciatore all’ONU e capo della CIA, nonché di eroe della Seconda guerra mondiale, mancava della forza carismatica di Reagan.
La sua presidenza fu caratterizzata dalla ricerca di un compromesso tra politica di conciliazione e negoziazione con il Congresso e la necessità di perseguire e difendere le posizioni del partito repubblicano.
Nonostante si trovò a gestire due situazioni delicate in politica estera, come il crollo dell’URSS nel 1991 e la guerra in Kuwait contro il leader iracheno Saddam Hussein (Guerra del Golfo), che portarono la sua popolarità alle stelle, non riuscì a cancellare le perplessità sulla sua capacità di governo della società. La recessione economica che colpì gli Usa nel 1990 fece crollare il suo indice di approvazione sulle questioni di politica interna. Con una disoccupazione galoppante e a causa della promessa elettorale di non aumentare la tassazione e dei conti in rosso ereditati da Reagan, non poté ricorrere a manovre per riguadagnare i consensi. E proprio su queste carenze giocò un giovane candidato dell’Arkansas nel 1994 che sarebbe diventato il 42esimo presidente degli USA: Bill Clinton.
Il cordoglio del mondo americano
Molti sono stati i tweet in onore dell’ex presidente, a cominciare da quello di Donald Trump:
“Ha ispirato generazioni di americani. […] Il suo esempio continuerà a ispirare gli americani a perseguire le cause più giuste” (fonte: Twitter).
Anche l’ex presidente Barack Obama ha voluto ricordarlo con queste parole: “L’America ha perso un patriota e umile servitore” (fonte: Twitter).
Messaggi di cordoglio sono stati espressi anche da personalità del calibro di Arnold Schwazenegger, Goldie Hawn e Tim Cook.