Donald Trump firmerà a breve lo stato di “emergenza nazionale” per finanziare la costruzione del muro al confine con il Messico. Parlando dalla Casa Bianca il Presidente ha affermato che: «Non è solo una questione di promesse elettorali, c’è una vera e propria crisi della sicurezza. E dire che il muro non funziona è solo una bugia, una grande bugia». E, a dimostrazione delle sue tesi, ha citato il muro costruito da Israele al confine con l’Autorità Nazionale Palestinese.
Cos’è l’emergenza nazionale?
L’emergenza nazionale può essere invocata dal Presidente degli USA in alcune particolari circostanze come calamità naturali o attacchi terroristici. Con questa misura acquisisce poteri che sorpassano il Congresso e gli organi legislativi. La legge che regola l’“emergenza nazionale” è il National Emergency Act del 1976, varato da Gerald Ford il 14 settembre di quell’anno. Il Presidente, secondo la legge, deve necessariamente comunicare al Congresso quali norme intende attivare per permettere al governo di trovare una risoluzione rapida di una crisi. Essa consente al Presidente di maneggiare fondi statali senza ottenere l’approvazione del Congresso, e di aggirare nella sostanza alcune leggi finché l’emergenza è in corso. Il Congresso, di rimando, può sottoporre il caso a un tribunale o passare un decreto che blocchi la dichiarazione dell’emergenza.
Il muro al confine
Trump aveva chiesto al Congresso 5,7 miliardi di dollari per iniziare a costruire una buona porzione di muro, una misura centrale della sua campagna elettorale. Forse la principale promessa fatta. A dicembre tuttavia il Congresso aveva negato quei soldi e il Presidente si era rifiutato di firmare la legge di bilancio, portando il Paese allo shutdown (il più lungo della storia degli USA). L’accordo trovato per uscire dall’impasse prevedeva di stanziare 1,3 miliardi per costruire circa 55 miglia di barriera, ma non il muro fisico voluto da Trump. Per non perdere di credibilità di fronte alla propria base elettorale ha proclamato quindi l’emergenza nazionale. Questa mossa gli consentirà di usufruire di 3,6 miliardi di dollari destinati alla costruzione di strutture per la difesa, 2,5 miliardi per la lotta al narcotraffico e 600 milioni di riserve del Tesoro che, sommati al miliardo e 300 milioni stanziati dal Congresso, fanno la cifra di 8 miliardi.
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Il contrattacco dei democratici
Chuck Schumer e Nancy Pelosi del Partito Democratico hanno detto immediatamente che il Presidente starebbe rubando dei fondi necessari alla difesa e alla sicurezza della nazione americana e che il Congresso non può permettere che Trump stracci la Costituzione. Per i democratici ora si profilano 2 strade:1) presentare una risoluzione al Congresso per bloccarla; 2) fare ricorso nei tribunali. Con buone probabilità le useranno tutte e due anche se Trump è convinto di vincere vista la sua maggioranza nella Corte Suprema. Resta sicuramente il fatto che chiunque vincerà la disputa si trasferirà poi alla campagna elettorale del 2020.