La Libia ritorna nel caos

Le forze di Khalifa Haftar hanno stretto, con una duplice manovra, navale e terrestre, la città di Tripoli, nei dintorni della quale da ormai 2 giorni proseguono operazioni militari. Ieri sera il premier libico riconosciuto, Fayez al Sarraj, ha accusato pubblicamente il generale Haftar di tradimento: “Abbiamo steso le nostre mani verso la pace, ma dopo l’aggressione da parte delle forze di Haftar e la sua dichiarazione di guerra contro le nostre città e la nostra capitale non troverà nient’altro che forza e fermezza”.

 

Il caos libico

Intanto il paese nordafricano è rimpiombato nuovamente nel caos più totale. Nella giornata di ieri si è verificato anche un raid aereo da parte delle forze di Serraj e l’esercito di Haftar ha promesso una pronta risposta. Le forze del generale Haftar hanno in seguito annunciato una no-fly zone ad ovest, mentre si stanno verificando una serie di scontri intorno alla città di Tripoli. Le scuole, momentaneamente rimarranno chiuse per una settimana, vista l’escalation violenta degli eventi. L’esercito nazionale libico (Lna), che fa capo al generale Haftar ha incalzato la capitale da sud, dopo aver stretto alleanza con le milizie di città utili ad aggirare la capitale. Tutto questo mentre teneva impegnato Serraj e i suoi rivali in un fantomatico dialogo politico mediato dalle Nazioni Unite. Molti degli italiani che lavorano in Libia intanto hanno cominciato a lasciare il paese e molte imprese stanno valutando cosa fare mentre gli eventi prendono una piega sempre più irreversibile. L’Eni, nel frattempo, in concerto con la Farnesina, ha cominciato ad evacuare il personale italiano.

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La reazione internazionale

Il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, in un tweet ha espresso tutto il suo dolore affermando di lasciare la Libia con il cuore pesante e profondamente preoccupato. Dicendosi inoltre speranzoso che sia ancora possibile evitare un conflitto sanguinoso a Tripoli e fuori Tripoli. L’Italia, in questo scenario di profondo caos, insiste affinché l’ONU intervenga come mediatore. Il premier Giuseppe Conte, con una telefonata a Guterres, ha ribadito (di concerto con gli USA) il suo sostegno alle Nazioni Unite. Anche la Russia, nel tramite del suo ministro degli Esteri, Serghiei Lavrov si è proposta per il ruolo di mediatrice e di fautrice del dialogo tra le parti. Dalla località francese di Dinard, i ministri degli Esteri del G7 hanno mostrato unità esortando a interrompere manovre militari e ribadendo l’inutilità di una soluzione militare. Per il 14-16 aprile inoltre è prevista una  conferenza a Ghadames, che dovrebbe produrre delle alternative valide per far uscire la Libia dal caos e dalla crisi economica e politica dopo la caduta di Mu’ammar Gheddafi nel 2011. E che si dovrebbe tenere, salvo imprevisti irreversibili.


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