Capita spesso che uno scrittore che abbia avuto successo con il suo primo libro (e/o con i suoi primi libri), poi con il tempo inizi a deludere. La giusta combinazione tra estro ed intensità è difficile da mantenere nel tempo e, una volta sparate le cartucce buone, in alcuni casi resta poco. Non capita con i romanzi di Lorenzo Marone, la cui narrazione, al contrario, col tempo diventa sempre più intima, sempre più coinvolgente.
Tutto sarà perfetto
Tutto sarà perfetto, l’ultimo romanzo di Lorenzo Marone, edito da Feltrinelli, è davvero “perfetto”. C’è tutto. C’è la bellezza, la malinconia, la speranza, la forza, l’amarezza, la bontà d’animo, i tradimenti, le ferite, le rinascite, le scoperte, la leggerezza, la consapevolezza, l’incomprensione, l’ironia, l’amore, i ricordi e poi – dietro ad ogni cosa, sopra, sotto, ovunque, oggi e domani c’è Procida, un’isola che quest’anno, ne sono certa, riceverà un boom di visite anche grazie a questo libro.
“Così, in questa brezza che sa di limoni maturi, di frittura che si spande dalle terrazze dei ristoranti che degradano sul mare, di gelsi, corbezzoli, ginestre e fichi d’India aggrappati alla falesia a strapiombo sulla spiaggia, di olive verdi e corpose che diventano olio pastoso, di caprifoglio e passiflora, di capperi ed euforbia, di ghiaia vulcanica e ibisco…”
“C’è una porta rossa su una parete morbida di calce bianca, e di fianco alla lampada a muro del giardino un geco appostato sembra guardare l’orizzonte al di là dell’immagine”.
Non faccio mai le orecchie alle pagine, ma…
Ho amato particolarmente Tutto sarà perfetto. E’ stato uno dei quei libri difficili da lasciare, uno di quelli che vorresti non finissero mai.
Non faccio mai le orecchie alle pagine, ho un rispetto esasperato per i libri; alcuni di essi sembrano addirittura non esser stati letti per quanto riesco a tenerli integri.
Alle pagine di Tutto sarà perfetto ho fatto tante orecchie, non perché volessi “oltraggiarlo”, ma perchè temevo di non ritrovare alcuni passaggi che mi hanno colpita dritta all’anima.
“E’ una forza strana l’amore spezzato, si infila sottopelle e a volte non se ne va più, si incista e diventa parte di te, e tu lo porti in giro, a vivere, a fare altre cose, a perdere tempo, persino a divertirti, senza sapere che lui è lì, e non scomparirà senza il tuo intervento.”
Foto dell’anima
Dunque, se non l’avete fatto ancora, vi invito a leggere i romanzi di Lorenzo Marone.
Sono certa che in ognuno di essi ritroverete una parte di voi stessi, perchè Lorenzo Marone, proprio come Andrea, il protagonista del suo ultimo romanzo, con la sua scrittura scatta delle istantanee dando forma a pensieri ed emozioni.
Leggendo Marone troverete tra le righe anche la foto della vostra anima.
Trama
La vita di Andrea Scotto è tutto fuorché perfetta, specie quando c’è di mezzo la famiglia.
Fotografo quarantenne, single e ostinatamente immaturo, Andrea ha sempre preferito tenersi alla larga dai parenti: dal padre Libero, comandante di navi a riposo, procidano, trasferitosi a Napoli con i figli dopo la morte della moglie, e dalla sorella Marina, sposata, con due bambine e un evidente problema di ansia da controllo.
Quando però Marina è costretta a partire e a lasciare il padre gravemente malato, tocca ad Andrea prendere il timone.
È l’inizio di un fine settimana rocambolesco, in cui il divieto di mangiare dolci e fritti imposto da Marina è solo uno dei molti che vengono infranti.
Tallonato da Cane pazzo Tannen, un bassotto terribile che ringhia anche quando dorme, costretto a stare dietro a un padre che si rifiuta di farsi trattare da infermo e che continua a sorprenderlo con richieste imprevedibili, Andrea sbarca a Procida e ritorna dopo anni tra le persone e i luoghi dell’infanzia, sulla spiaggia nera che ha fatto da sfondo alle sue prime gioie e delusioni d’amore e tra le case colorate della Corricella scrostate dalla salsedine.
E proprio in mezzo a quei contrasti, in quell’imperfetta perfezione che riporta a galla ferite non rimarginate ma anche ricordi di infinita dolcezza, cullato dalla brezza che profuma di limoni, capperi e ginestre e dal brontolio familiare della vecchia Dyane della madre, Andrea trova finalmente il suo equilibrio.
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