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C’era una volta a Hollywood. Tarantino porta il Cinema al cinema

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C’era una volta a Hollywood. Tarantino porta il Cinema al cinema

C’era una volta a Hollywood è quel genere di film che quando esce al cinema non dovresti mai evitare di vedere. Si tratta del nono film di Quentin Tarantino, storia del cinema mondiale che però ha ricevuto troppe critiche ingiustificate.

Avevo ascoltato una critica per radio mentre guidavo e sinceramente mi ero fatto, erroneamente e gravemente, convincere nel non andare al cinema, in quanto si parlava di polpettone e di un significato inesistente del film.

Per fortuna, un caro amico, Giulio, ha insistito per andare a vedere il film e ci siamo organizzati in un semplice lunedì di fine settembre, quando il film era al suo dodicesimo giorno di sala. Fortunatamente ho ascoltato Giulio. È stato un pomeriggio di cinema vero.

Quentin Tarantino sta a C’era una volta a Hollywood come C’era una volta a Hollywood sta a Quentin Tarantino

Con questo voglio dire che in C’era una volta a Hollywood, Quentin Tarantino esce fuori alla grandissima, con il suo stile classico, un film che gioca tanto con la sensibilità del pubblico, fregandosene della sua reazione e degli stereotipi, anzi ridicolizzando in maniera brutale (e divertente per chi lo ama) quei modi di fare dati per ovvi e scontati nella realtà dei fatti e nell’immaginario collettivo.

L’irriverenza dei due protagonisti, che si dividono la scena in maniera praticamente uguale, e parliamo niente poco di meno che di Leonardo Di Caprio e Brad Pitt, è l’elemento essenziale del Tarantino’s Style, ossia quella capacità di creare personaggi surreali ma che in realtà non sono altro che la trasposizione sul grande schermo di quello che vive il vero attore o simil attore, qual è uno stuntman, quando vive realmente nelle sue difficoltà, nelle sue debolezze, nei momenti in cui c’è poco lavoro o quando il pubblico inizia a non riconoscerti per chi sei.

Infatti, Rick Dalton e Cliff Booth sono due personaggi del cinemovie americano, in particolare dei telefilm western degli anni ’60 e ’70, che possono tranquillamente esistere e che rappresentano quella parte di cinema, di attori, che vivono nella penombra delle difficoltà di un cinema che non sempre premia per quello che fai e che molte volte ti costringe a vivere all’ombra delle celebrità e dalle briciole di esse. In realtà, non è esattamente così, in quanto Rick Dalton vive ad Hollywood ma è in forte difficoltà a sostenere la propria villa, la propria vita da star e spera in una festa, in un party, per entrare nelle grazie del regista Roman Polanski, che per va a vivere nella villa affianco alla sua con l’attrice, bellissima, Sharon Tate.

Sharon Tate, che nella realtà fu assassinata ad otto mesi e mezzo di gravidanza la notte del 9 agosto del 1969, e che viene egregiamente interpretata dalla bellissima Margot Robbie. Quella notte, la setta di Charles Manson, segnò per l’America segnò la fine del “movimento” hippie tutto peace ‘n’ love, quanto la nota attrice fu trucudata insieme ad altre quattro persone nella sua villa di Bel-Air. Quella strage a cui il film di Tarantino si ispira è quel party che Rick Dalton, ignaro ma irriverente e come se nulla fosse accaduto, attende per dare una svolta alla carriera in declino.

Tarantino’s Directing Style

La festa si farà nella scena finale, ma sarà una festa tutta di tarantiniana memoria, una festa dove solo un pubblico che ama Tarantino può amare nel suo essere “troppo” e che solo il pubblico di Tarantino può apprezzare. Chi non apprezza quel tipo di scena può anche non andare a vedere Tarantino al cinema e aspettare che esca in TV in una calda notte d’estate.

È un film che potrebbe essere adatto a tutti, ma la scena finale tutta Splatter ‘n’ Tarantino non consente la visione anche ai bambini (forse), una scena dove salgono in cattedra allucinazioni da trip, follia hippie e il cane di Cliff Brooth che diventa il vero protagonista, salvando tutti da una situazione a dir poco paradossale.

Tarantino e le inquadrature magiche e paradossali

Le riprese cinematografiche sono riprese di vero cinema, di quelle che volano e fanno sognare lo spettatore, regalando punti di vista differenti dai soliti canoni (altrimenti meglio vedersi le fiction piatte italiane) in cui si vede la mano di un regista di qualità eccelsa e che non sempre è possibile aporezzare al cinema. Oltre a Brad Pitt e Leonardo Di Capri, sul grande schermo di C’era una volta a Hollywood, Tarantino ha diretto Luke Perry, che oggi non è più tra noi, che ha una piccola parte, ma egregiamente realizzata e c’è anche quel fenomeno di Al Pacino (scusate se è poco), nella parte di uno scaltro produttore cinematografico, che mette in serie difficoltà Rick Dalton (Leonardo Di Caprio) sbattendogli in faccia la nuda realtà, ossia il fatto di non essere più un attore di primo livello e che anzi il suo essere antagonista-cattivo, nei film lo porterà all’insuccesso totale, al punto di proporgli come rilancio di fare il cinema a Roma, il western italiano famoso come lo spaghetti western, cosa che offende profondamente l’attore disorientato di fronte alla verità, ma che in realtà lo lo riporta sulla terra e gli concede una nuova possibilità cinematografica.

Consiglio vivamente agli amanti del cinema di andare a vedere C’era una volta a Hollywood e di non badare alle recensioni negative, perché chi recensisce in maniera negativa questa opera o qualcuno in malafede o è qualcuno che, probabilmente, non capisce Quentin Tarantino e, quindi, il Cinema, quello vero.

Trama di C’era una volta a Hollywood

Rick Dalton, attore televisivo di telefilm western in declino, e la sua controfigura Cliff Booth cercano di ottenere ingaggi e fortuna nell’industria cinematografica al tramonto dell’età dell’oro di Hollywood.

Trailer C’era una volta a Hollywood

Fonte immagine principale: Di Goth nespresso – Sono l’autore dello screenshot. Scena tratta da: (EN) Sony Pictures Entertainment, ONCE UPON A TIME IN HOLLYWOOD – Official Teaser Trailer (HD), su YouTube, Columbia Pictures, 20 marzo 2019, a 00 min 13 s., Copyrighted, Collegamento

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