Processi più rapidi, pene più severe, maggiori tutele per le vittime, l’introduzione del reato del revenge porn e quello di sfregio al volto. E’ questo il contenuto della Legge “Codice Rosso” pubblicata sulla G.U. del 25 Luglio 2019, in vigore dal 9 agosto.
Codice rosso, una corsa preferenziale
In tutti i a casi violenza domestica o di genere (ovvero maltrattamenti contro familiari e conviventi; violenza sessuale, aggravata e di gruppo atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne; atti persecutori; lesioni personali aggravate da legami familiari) la polizia giudiziaria ed il Pubblico Ministero dovranno attivarsi immediatamente.
La vittima dovrà essere ascoltata entro 3 giorni dalla denuncia, per limitare al massimo la possibilità che la violenza possa essere reiterata. Al contrario, le donne avranno più tempo per denunciare una violenza subita: 12 mesi invece dei 6 previsti in genere dalla legge, un modo per consentire alle vittime di interiorizzare meglio l’accaduto.
Codice rosso, una legge che desta perplessità
Nonostante però gli sforzi del legislatore, gli avvocati matrimonialisti lanciano un allarme:
“Da quando è stato varato il Codice Rosso, le donne che continuano ad essere uccise sono tantissime: una media di una ogni due giorni. La legge è un segnale culturale ma, senza investimenti, non risolve i problemi. Le leggi devono essere accompagnate da grandi investimenti economici. Il Codice Rosso non potrà mai portare davvero risultati se i centri antiviolenza chiudono e se la pianta organica dei magistrati vede una carenza di almeno 2 mila unità. Sotto i riflettori finiscono soprattutto le carenze di giudici. Le procure sono senza magistrati”.
A parlare è Gian Ettore Gassani, Presidente dei Matrimonialisti (Ami) in occasione del convegno organizzato a Roma “Se fa male non chiamarlo amore, luci ed ombre del codice rosso e della rete”.
Le parole del ministro Elena Bonetti
“Il Codice rosso ha il merito di aver inasprito le pene e di aver inserito, tra gli altri, il reato di revenge porn. C’è ancora una lunga strada da fare; è evidente; c’è spazio per fare di più e meglio. L’obiettivo, non bisogna dimenticarlo, è proteggere le vittime di violenza, assicurare un percorso di giustizia efficace e aprire a prospettive realmente sostenute da tutta la comunità. Solo così possiamo non far sentire sole le donne e dare loro una concreta speranza di nuova vita”.
Il Ministro Bonetti conferma per il 2019 lo stanziamento di 30 milioni a favore dei centri anti violenza A tale cifra andranno “aggiunti oltre 7 milioni, sempre stanziati sul bilancio 2019, per azioni gestite a livello centrale”.
Pronto anche il decreto ministeriale per concretizzare il fondo a favore degli orfani di femminicidio destinato a finanziare borse di studio, spese mediche, formazione ed inserimento al lavoro. Inoltre, il Ministro ha parlato anche di un “reddito di libertà” che consentirebbe alla donne vittime di violenza domestica di non rimandare la decisione di uscire da una condizione che mina la loro incolumità.