Grosso sforzo produttivo della Universal, che nonostante un Robert Downey Jr. sopra le righe e un ottimo cast di doppiatori lascia una sensazione di incompiutezza
Dolittle – Trama
Quando il dottor John Doolittle (Robert Downey Jr.) perde sua moglie Lily (Kasia Smutniak) in un naufragio decide di tagliare ogni contatto con gli esseri umani e di rinchiudersi nella sua riserva, donata dalla regina d’Inghilterra in persona. Qui mette in atto la straordinaria capacità di comprendere e parlare il linguaggio degli animali. Tutto cambia quando la regina si ammala e richiede il suo aiuto. Per salvarle la vita Dolittle dovrà trovare il magico fiore dell’albero dell’Eden e conquistarlo nonostante l’opposizione del malefico Rassolium (Antonio Banderas). Lo farà con l’ausilio degli unici suoi amici e del suo nuovo apprendista Tommy Stubbins (Harry Collett), a sua volta amante degli animali fuggito dalle grinfie di uno zio cacciatore senza scrupoli. Dopo aver sparato involontariamente ad uno scoiattolo corre infatti da Dolittle per fargli salvare la vita, permettendo così al roditore di recriminare in maniera ossessiva ed esilarante per il resto del film.
Recensione
Il personaggio di John Dolittle nasce dalla fantasia dello scrittore inglese Hugh Lofting, che lo inserì in ben quattordici libri a partire da “The story of Doctor Dolittle” del 1920. Il film diretto da Stephen Gaghan viene ambientato invece in epoca vittoriana in maniera affascinante ed elegante. Impossibile per grandi e piccini resistere ai personaggi del gorilla insicuro e introverso, dell’orso polare freddoloso e dell’insetto stecco che si mimetizza per fare da spia. Nella versione originale il film può contare su doppiatori star del calibro di Marion Cotillard, Ralph Fiennes, Rami Malek, Emma Thompson e Selena Gomez. Questo valore in più viene purtroppo inevitabilmente perso nella versione italiana.
Robert Downey Jr., in veste anche di produttore esecutivo e in uscita trionfale dall’universo Marvel, si prodiga in una recitazione essenziale ma allo stesso tempo dagli efficaci effetti comici. Riesce a caratterizzare in maniera personale un Dolittle già interpretato sul grande schermo da Rex Harrison nel 1967 ed Eddie Murphy nel 1998. Ma dopo un inizio che promette bene, con gli animali che rimettono a lucido un Dolittle ormai trasandato, la sceneggiatura procede senza alcun guizzo particolare. Che qualcosa non sia filato per il verso giusto lo testimoniano anche le riscritture e i reshoot, con conseguente perdita vicina ai cento milioni di dollari subìta dai produttori e la critica unanimemente insoddisfatta. Il ritmo avventuroso e gli effetti speciali fanno in modo da confezionare un lungometraggio per tutta la famiglia ma il film lascia la sensazione di un’opera almeno in parte incompiuta, tutta volta al puro divertissement, che si perde tra troppa carne messa al fuoco: il rapporto del protagonista con gli animali, il suo vissuto personale, il viaggio intrapreso per aiutare la regina, la tematica animalista e la voglia di mostrare luoghi esotici. Il tutto riassunto dalla morale enunciata da Dolittle sul finale: solo aiutando gli altri possiamo aiutare noi stessi.