Covid-19, in Lombardia spostamenti delle persone monitorati dai cellulari

Covid-19 – In Lombardia è ancora troppa la gente che si muove a discapito delle restrizioni imposte dall’emergenza Coronavirus. La Regione sta svolgendo un’attività di monitoraggio sugli spostamenti della popolazione attraverso le celle telefoniche e quindi con la collaborazione dei gestori di telefonia mobile. In pratica, si vuol capire quanti abitanti si muovono sul territorio in base agli spostamenti “da cella a cella” dei loro smartphone.

Covid-19, Monitoraggio degli spostamenti: tutelata la privacy

Non ci sono, o non dovrebbero esserci, problemi di tutela della privacy: i dati acquisiti sono rigorosamente anonimi, perché non tengono conto dei motivi e della effettiva necessità degli spostamenti. Ciò che conta è poter avere conoscenza del trend in corso. Da notare che lo spazio tra una cella e l’altra è di 300-500 metri. Quindi chi si sposta entro tale limite non entra nel conteggio (si pensi a chi esce in giardino o fa una breve passeggiata con il cane).

http://gty.im/1207464311

Spostamenti ridotti solo del 57%

E i primi dati rilevati sono sconfortanti, perché la riduzione degli spostamenti è stata solo del 57%. “Troppo poco – rileva il governatore Attilio Fontana – non si deve ancora tornare alla vita normale“. Il periodo preso in considerazione va dal 20 febbraio allo scorso fine settimana: in particolare, tra tale data e l’1 marzo il crollo degli spostamenti è stato del 50% (si tratta dei giorni in cui è stata istituita la zona rossa a Codogno); quindi, come se l’emergenza fosse finita, gli spostamenti sono risaliti fino all’80% per poi scendere di botto al 30 intorno al 9 marzo, nei giorni in cui il Governo ha esteso le misure restrittive, e quindi risalire e attestarsi, nel fine settimana,  al 43%.

Spostamenti, unica “attenuante”: l’elevato numero di beneficiari delle deroghe

Obiettivamente è ancora troppo, anche se a parziale “attenuante” c’è la circostanza che nel dato calcolato entrano anche tutti coloro che beneficiano delle deroghe, in quanto devono spostarsi per motivi di lavoro, di salute o per necessità familiari; e sono tanti, da uno a due milioni di persone. 

Fonte: Corriere.it

http://gty.im/1213253499


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