Snapsolve: l’app con il tutor che ti aiuta a fare i compiti

Snapsolve: la tecnologia che ci aiuta a studiare

Dopo aver imperversato negli atenei americani con un successo prevedibile ma, per certi versi, inatteso, Studyroom ha infine deciso di ampliare la sua offerta di app per lo studio, concentrandosi su quello che è un problema per taluni, da sempre, gravoso: i compiti. Ma prima è forse doveroso fare un po’ di chiarezza proprio su Studyroom, un’app nata lo scorso anno e che, purtroppo, non è ancora sbarcata nel nostro paese. Detta in soldoni, si tratta di una sorta di social network, un aggregatore di classi e gruppi di studio, nato con l’obiettivo di offrire una piattaforma dedicata allo sharing culturale e per la formazione di gruppi di studio. Consigli sugli esami, scambio di appunti e riassunti, e quant’altro possa servire nel corso della propria carriera accademica, facendo dell’esperienza dello studente il centro della raccolta di informazioni utili, basate non sulla diffusione universitaria ma sulla propria esperienza. Insomma, come da titolo, una “stanza per lo studio”.

Ma cosa hanno combinato quelli di Studyroom? Si sono semplicemente resi conto che, molte volte, un consiglio o un appunto non bastano, e c’è spesso bisogno di un tutor in carne ed ossa, di qualcuno che metta la propria esperienza a servizio degli altri. Nasce con questa idea Snapsolve, un’applicazione direttamente connessa a Studyroom e per ora disponibile solo per iOS ma presto anche per Android. Intendiamoci: l’app non serve a farsi fare i compiti dagli altri, ma piuttosto ad “evocare” un vero e proprio tutor. Come funziona? In pratica si scatta una foto del proprio compito/problema e la si carica su Snapsolve allegandovi eventuali note o richieste. Occorre poi selezionare una tematica cosicché i tutor, a caccia di “studenti” possono sfogliare in quelli che sono gli argomenti a loro congeniali, dando poi una risposta al quesito o avviando una conversazione con l’interessato in cui poter risolvere il compito assieme. Tempo previsto? 15 minuti! Tanto serve infatti affinché i nostri quesiti trovino la risposta competente di un tutor. Ovviamente si tratta di un modello di business (il cosiddetto “peer sharing”) per cui il tutor non si immolerà per voi, ma riceverà piuttosto un compenso in base al tempo necessario alla soluzione ed alla difficoltà del compito.

In America (unico paese a disporre attualmente sia di Studyroom che di Snapsolve) l’app sta andando decisamente bene, con nugoli di studenti e tutor che hanno abbracciato questo nuovo modello di supporto allo studio. Difficile dire se arriverà anche in altri paesi, ma di certo se tutto andrà bene sarà una possibilità da non ignorare.

photo: www.macworld.com

 


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