Giornata mondiale del malato oncologico

La Giornata nazionale del malato oncologico viene celebrata ogni anno nella terza domenica di maggio

Istituita dalla Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia (Favo) otto anni fa come un iniziativa dedicata al malato, ai sopravvissuti al cancro e a tutti coloro che hanno vissuto da vicino la malattia. L’iniziativa vuole essere una celebrazione della vita e l’occasione per portare  all’attenzione delle istituzioni competenti e dell’opinione pubblica i bisogni dei malati oncologici e dei loro familiari.

Andare incontro  alle esigenze non solo fisiche ma anche psicologiche del paziente è fondamentale e le autorità competenti devono sempre cercare di essere sempre all’avanguardia rispetto alle tecniche di cura del paziente oncologico.

La dignità del paziente e le sue priorità devono essere la priorità nel trattamento  della patologia oncologia.

Il paziente deve essere seguito in tutte le fasi della malattia: dall’atto della diagnosi, nella simultaneità delle cure, all’accompagnamento dei trattamenti chemioterapici.

Lottare contro una malattia importante è molto coraggioso, molto dispendioso a livello energetico ed emozionale. Ti trovi a lottare contro uno sconosciuto , riconosciuto come l’ospite inatteso, il mostro, colui che vuole depredarti, vuole consumare ogni tuo spiraglio di vita, colui che nutre la paura e attraverso di essa vuole renderti ancora più debole.

Il dottor Renzo Pegoraro, bioeticista e presidente della Fondazione Lanza ha fatto una dichiarazione che ha aperto l’approccio alla malattia a una nuova consapevolezza:

La malattia oncologica”, ha affermato, ” segna non solo fisicamente, ma anche psicologicamente e incide profondamente nel mondo delle relazioni, portando spesso con sé stigma e isolamento.

Affiancare il supporto psicologico alle cure oncologiche per prendersi cure della persona oltre che curare l’organo è fondamentale.  In quando  oggi si è arrivata alla consapevolezza che curare solo con i farmaci non basta,  in quanto il paziente oncologico è ferito non solo nel suo corpo ma anche nel suo spirito. La diagnosi del tumore viene sentita nella maggioranza delle volte come una sentenza, nella vita del paziente irrompe una tempesta in maniera improvvisa e interrompe il normale fluire dell’esistenza. La malattia oncologica quindi non è soltanto un evento biologico ma proprio per le sue peculiarità potremmo definire un evento spirituale, psicologico , affettivo e sociale.  Quindi non si può separare la malattia dalla persona malata,  con tutto il suo bagaglio di vita,  pensieri , sentimenti ed emozioni. Nietzsche diceva che il paziente soffre più per i suoi pensieri che per la sua malattia. Quindi seguire il paziente nella sua totalità. Già Ippocrate  nel terzo secolo avanti Cristo diceva che la mente fa ammalare il corpo, il corpo fa ammalare la mente ma la mente può guarire il corpo, quindi grande attenzione alla mente.  Etimologicamente ci sono diverse accezioni del termine cura  come quella co-urat scaldare il cuore, la vera cura sintonizzarsi con la parte calda della persona, la parte affettiva, emotiva, sentimentale, la parte che soffre. Anche Seneca nel primo secolo dopo Cristo  era convinto che il corpo e lo spirito sono fatti della stessa sostanza e soleva dire:

se lo spirito langue le membra si trascinano e il corpo si trascina a fatica

Come si può pensare quindi di curare solo il corpo e tralasciare lo spirito dell’uomo. Bisogna recuperare la matrice psicologica di sostegno emotivo dei pazienti, non dimenticando l’importanza dell’ascolto. Occorre  trovare un canale di aggancio con la parte più antica dell’anima per poter portare fuori tutte le forze guaritrici che in ognuno sono presenti ma pochi ne conoscono l’esistenza.

E poi sai respirare solo se c’è lei…l’aria, la voglia di vivere…..

 

Fonte foto www.medicinalive.com

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