Tour Eiffel, new look – Un pizzico di vanità per la Dama di Ferro

Tour Eiffel, new look – Il simbolo di Parigi, dopo oltre 100 anni, cambierà colore – Tantissimi tecnici e operai a lavoro per rifare il trucco alla Dama di Ferro.

Tour Eiffel Gold

In vista dei Giochi Olimpici del 2024 alla Tour Eiffel verrà rifatto il trucco. Via il “bruno Eiffel”.Torna  il ‘giallo bruno’ voluto nel 1907 da Gustave Eiffel.

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“Un’orribile impalcatura, un faro, un chiodo, un candelabro”

Quello che poi è diventato il simbolo di Parigi, all’inizio non fu particolarmente apprezzato. “Un’orribile impalcatura” fu definita da alcuni, “un elemento anti-artistico in stridente contrasto con il buon gusto e la raffinatezza dei francesi” da altri. Qualcuno, come la contessa di Poix, si sentì addirittura minacciato dalla presenza di una torre in ferro che avrebbe potuto fungere da parafulmine o addirittura crollare, oltre che rovinare un luogo incantevole come Champ de Mars. E ancora: “Un faro, un chiodo, un candelabro.”

Nella lettera, firmata dai pittori Ernest Meissionier e William-Adolphe Bouguereau, l’architetto Garnier, gli scrittori Guy de Maupassant e Alexandre Dumas fils e tanti altri si leggeva:

Noi scrittori, pittori, scultori e architetti, a nome del buon gusto e di questa minaccia alla storia francese, veniamo a esprimere la nostra profonda indignazione perché nel cuore della nostra capitale si debba innalzare questa superflua e mostruosa Torre Eiffel, che lo spirito ironico dell’anima popolare, ispirata da un sano buon senso e da un principio di giustizia, ha già battezzato la Torre di Babele.

La città di Parigi si assocerà veramente alle esaltate affaristiche fantasticherie di una costruzione meccanica – o di un costruttore – disonorandosi e degradandosi per sempre? […] La Torre Eiffel, che neppure l’America, con la sua anima commerciale, ha l’audacia di immaginare, senz’alcun dubbio è il disonore di Parigi.

Tutti lo sentono, tutti lo dicono, tutti ne sono profondamente rattristati, e noi non siamo che la debole eco di un’opinione pubblica profondamente e giustamente costernata. Quando gli stranieri visiteranno la nostra Esposizione protesteranno energicamente: “È dunque questo l’orrore che hanno creato i francesi per darci un’idea del loro gusto tanto magnificato?”. […]

E per i prossimi vent’anni vedremo stagliarsi sulla città, ancora vibrante dell’ingegno dei secoli passati, vedremo stagliarsi come una macchia d’inchiostro l’odiosa ombra dell’odiosa colonna di metallo imbullonato.”

 


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