La pandemia mina la salute mentale. Una testimonianza


E’ da circa un anno che il mondo è stato fermato dall’arrivo improvviso e spiazzante di una pandemia irrefrenabile, chiamata “coronavirus” o “Covid 19”. In pochi giorni, la vita di noi tutti è completamente cambiata.

Pandemia: L’impatto emotivo e psicologico su ognuono di noi

Tutto è diventato improvvisamente freddo, fermo, immobile, chiuso, bloccato nei tempi, nelle attività, nei ritmi quotidiani, nei gesti spontanei, nel lavoro, nelle passioni, nelle relazioni e nei rapporti interpersonali, nei pensieri, nei cuori, nelle anime. Dall’isolamento e dall’allontanamento dai nostro amici e parenti e dalla privazione di donarci un sorriso, un abbraccio o una carezza alla perdita di lavoro e soldi, dalla mancanza di movimento in ogni senso, alla privazione della libertà anche solo di fare una passeggiata all’aria aperta o una corsa solitaria, dalla paura di essere contagiati e di contagiare, dal dubbio costante delle forme e delle conseguenze di questa malattia sconosciuta.

Tutto questo ha avuto un fortissimo impatto emotivo e psicologico su ognuno di noi. Ha rotto tutti i nostri equilibri improvvisamente e ci ha portato a destabilizzarci, a diventare insicuri, ansiosi, tristi, depressi, insonni, agitati e apatici allo stesso tempo, privi di stimoli e di entusiasmo e poi ci ha fatti sentire soli, tanto soli.

Il lockdown ha acuito le fragilità

Durante il primo lockdown ci sono state diverse reazioni da un punto di vista emotivo e psicologico. C’è chi l’ha vissuto bene, come una possibilità per fermarsi, per imparare a stare con se stesso, per stare da solo, per apprezzare ciò che i ritmi e la fretta costante di una vita sociale, lavorativa e familiare “normalmente” intensa ci avevano tolto….e chi invece è stato chiuso in casa per mesi, terrorizzato, con ansia, solitudine, tristezza, tante paure e domande senza risposte, bombardato dai media e influenzato dalle continue notizie angoscianti e spesso contrastanti che giravano in continuazione in tv.

Per chi era già fragile, insicuro e ansioso, il lockdown e la pandemia hanno minato completamente sicurezza e certezze, sviluppando forti attacchi di panico e crisi di ansia e generando stati depressivi che sono arrivati, in tanti casi, al suicidio. Molti rapporti coniugali, già in forte crisi prima, sono finiti durante e dopo il lockdown perché la convivenza forzata con un partner con cui non si sta bene e la mancanza di possibilità di evasione e di uscite da casa, hanno reso la situazione familiare invivibile e ingestibile, aumentando terribilmente lo stress, le tensioni e i conflitti e quindi le separazioni.

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La pandemia mina la salute mentale

Uno stato di immobilità generale

Attualmente, dopo un anno vissuto in questo modo, sono sempre di più quelli che soffrono di disturbi psicologici da effetto pandemia. La stanchezza ormai è tanta, manca la normalità, mancano le prospettive di futuro, non ci sono stimoli e sogni perche non si sa più se e quando si possano realizzare. Si vive in uno stato di immobilità generale da mesi, come in un’acqua stagnante che puzza e dove non si muove niente.

La tristezza dovuta alla mancanza di vita “normale”, di relazioni sociali, di possibilità di vivere nuove esperienze e di fare incontri nuovi, di rimettersi in gioco, di avere obiettivi diversi si fa sentire ogni giorno di più e sta producendo grandi danni e profonde ferite nelle nostre anime e nelle nostre menti, danni e ferite che lasceranno un segno indelebile perche avremo comunque vissuto in questo modo anomalo un tempo che non ci verrà restituito mai più, a partire dai bambini e dai ragazzi che sono stati e sono soli senza i loro amici, senza scuola, senza i loro interessi, da un anno, che vivono in casa, attaccati a computer e cellulari da e per tanto tempo, senza avere la possibilità di vivere ciò che invece appartiene ad un processo evolutivo di crescita sano e naturale.

Insomma, oltre al virus in sé che ha colpito tante persone, creando grossi disagi psicologici, oltre che fisici, tutta la situazione da pandemia sta minando il nostro benessere psichico ed emotivo.

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Resilienza, possiamo cambiare il nostro modo di reagire

Quello che possiamo fare per contrastare tutto questo è tirare fuori la nostra capacità di “resilienza” che è la possibilità di adattarci al meglio alle situazioni difficili e dolorose, attivando le nostre risorse e i nostri mezzi per non restare nello stagno a galleggiare, ma per cercare di fare il possibile per rendere questo periodo più bello, nonostante le difficoltà immense. Non possiamo cambiare quello che non dipende da noi, ma possiamo cambiare il nostro modo di reagire agli eventi e di vivere la vita. Questo solo dipende da noi.

Quindi, se proviamo a vivere meglio possibile il nostro tempo, nonostante tutti i limiti che abbiamo, se proviamo ad apprezzare ciò che siamo e ciò che possiamo fare, anche se diverso rispetto a prima, se proviamo a cercare nuovi interessi e nuove passioni, se proviamo a vivere in modo nuovo i nostri rapporti, se proviamo a sorridere e a ridere (ridere fa benissimo e aumenta le difese immunitarie), magari anche se dopo aver pianto per rabbia o per sofferenza, se ci dedichiamo ad attività che ci fanno bene come lo sport, fatto a casa o ancora meglio all’aperto, che ci aiuta a produrre endorfine, a scaricare ansia e stress, a stare in forma e a rafforzare le difese immunitarie, riusciremo a superare questo periodo cosi complicato e saremo non più parte ferma e immobile dello stagno, ma saremo come dei fiori di loto che nascono in tutta la loro bellezza e meraviglia dalla melma.

Una testimonianza

Per concludere questo articolo, vi lascio la testimonianza di un mio paziente, che ringrazio per aver condiviso, che ha vissuto l’esperienza del Covid in prima persona e ne è uscito, anche se con fatica. Leggendola con il cuore magari potrà essere tesoro per tutti.

“Il 19 novembre 2021 alle ore 15 circa faccio il tampone per vedere se sono positivo al covid 19 e, dopo un po’, mi dicono che sono positivo e dopo l’antigenico mi fanno il molecolare che attesta la mia positività. Sapere di essere positivo è stato qualcosa di molto brutto perché in quel preciso momento gli altri iniziano a guardarti come se fossi un appestato….Almeno questa è stata la mia prima sensazione ….Da quel momento si attiva subito il protocollo di isolamento da covid 19 e da quel momento bisogna davvero essere forti perché è veramente molto difficile da accettare. Si rimane soli con i medicinali, con le telefonate dei medici dell’oxa per sapere come va e se la cura funziona. Senti di vivere qualcosa di molto superiore a tutti noi perché nessuno sa come può finire visto che per il momento nnn c’è una cura specifica che ti possa far guarire….Io sono stato male…ma almeno posso dire che ne sono uscito fuori e quando il 23 dicembre mi hanno detto che ero finalmente negativo ho ricominciato a vivere….la degenza è stata molto lunga, oltre 3 mesi, ma nonostante tutto, oggi posso dire che nn bisogna mai mollare e mai perdere la speranza di vedere la luce….”

(Articolo a cura della Dott.ssa Marcella Brunelli
Psicologa Psicorerapeuta Psico-oncologa) 


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