Donne vittime di rapporti sbagliati, si allunga l’elenco


Botte, insulti, mortificazioni che annullano l’identità della persona. Vittime sempre più di rapporti sbagliati, spesso tunnel senza apparente via d’uscita, da cui non riescono a salvarsi da sole. Così si allunga l’elenco delle donne che subiscono violenza da mariti, compagni, fidanzati. Uomini che – nella maggior parte dei casi – non riescono ad accettare la fine di un legame sentimentale “malato” che finisce con l’annullare le donne stesse, spesso madri di bambini che assistono alle quotidiane violenze.

Un quadro sempre più allarmante quello delineato dagli ultimi dati Istat sul fenomeno, che nonostante la fine del lungo periodo di lockdown, non sembra ridurre: nel primo trimestre del 2021 si registra infatti circa il 39% in più delle richieste d’aiuto.

Donne vittime di rapporti sbagliati, l’ultimo caso in Via Coroglio a Napoli

Tra gli ultimi casi quello di sabato scorso a Napoli, dove la vittima stavolta è stata una donna presa a botte durante un violento alterco dal convivente, arrestato poi dalla polizia. Ad intervenire nel cuore della notte sono stati gli agenti dell’Ufficio Prevenzione Generale della questura partenopea che, durante il servizio di controllo del territorio, su disposizione della Centrale operativa sono intervenuti in via Coroglio per la segnalazione di una lite familiare.

I poliziotti, giunti sul posto, sono stati avvicinati da una donna che aveva raccontato loro che, come già avvenuto in precedenti occasioni, era stata aggredita dal convivente per futili motivi. Dopo essere entrati nell’abitazione gli agenti hanno trovato in evidente stato di agitazione l’uomo che, con non poche difficoltà, è stato bloccato. L’aggressore, un 38enne napoletano, è stato poi arrestato per maltrattamenti in famiglia e lesioni personali dolose.

I dati Istat

Secondo i dati diffusi dall’Istat pochi giorni fa nel primo trimestre 2021, in particolare, sono state 7.974 le chiamate al 1522 e 4.310 le vittime, in crescita rispetto al primo trimestre del 2020 (+38,8%). Ancora in aumento la quota delle richieste di aiuto tramite chat, che costituiscono il 16,3% delle modalità di contatto (erano pari all’11,5% nel primo trimestre del 2020). Il servizio 1522 svolge, oltre all’ascolto, un’importante funzione di snodo a livello territoriale tra i servizi a supporto di coloro che vi si rivolgono: infatti, nel 66,5% dei casi, le vittime sono state indirizzate verso un servizio territoriale (dato in diminuzione rispetto ai trimestri del 2020) e, di queste, 2.462 (57,1%) sono state inviate ad un Centro antiviolenza.

Donne vittime di rapporti sbagliati, l’elenco si allunga.

Donne vittime di rapporti sbagliati. L’intervento

«La violenza sulle donne è ormai un fenomeno strutturale. I dati diffusi dall’Istat sono allarmanti – è il commento di Tania Castellaccio, responsabile Area Accoglienza Donne della cooperativa sociale Dedalus di NapoliSi è registrato un aumento esponenziale dei casi di violenza, complice la pandemia e il conseguente lockdown che ha determinato la coabitazione forzata delle vittime con gli autori delle violenze».

Il primo trimestre del 2021 ha visto un’ulteriore impennata delle richieste di aiuto, di conseguenza secondo l’operatrice «servono maggiori risorse e strumenti per invertire questo trend negativo e le risorse devono arrivare direttamente ai Cav e alle Case Rifugio presenti sul territorio senza perdersi tra i meandri degli Ambiti Territoriali o nelle casse dei Comuni in attesa di approvazione di bilancio».

La cooperativa Dedalus è impegnata nell’accoglienza delle donne che subiscono maltrattamenti dal 2001. Oggi gestisce Casa Fiorinda (dal nome di Fiorinda Di Marino, l’insegnante di 35 anni uccisa ai Camaldoli dall’ex compagno il 23 luglio 2009), una casa d’accoglienza per donne maltrattate nel Comune di Napoli e una nel Comune di Mugnano, Casa Karabà (entrambe ad indirizzo segreto). Le strutture ospitano donne vittime di violenza domestica e donne vittime di tratta ai fini dello sfruttamento sessuale. Sempre a Mugnano è stato inoltre inaugurato a settembre scorso lo sportello antiviolenza Kint Sugi in un bene sottratto alla camorra, in particolare confiscato al clan dei Casalesi. Qui si garantiscono servizi di ascolto, sostegno psicologico e legale sia per le donne che subiscono maltrattamenti, sia per i loro figli minori.

“Non è più possibile voltarsi dall’altra parte”

«Di fronte ai numeri diffusi dall’Istat non è più possibile voltarsi dall’altra parte – conclude Castellaccio – Le donne più di prima riconoscono ciò che è violenza, chiedono aiuto. Vanno approntati interventi che prevedano anche il rafforzamento dei percorsi di emancipazione e inserimento nel mondo del lavoro e investimenti in maniera strutturale di risorse vere. Il recovery fund potrebbe essere un’occasione unica per risolvere il gender gap e il divario nord-sud».

 

 

 

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