Italia- Spagna nel racconto di Gianfranco Piccirillo che commenta la meravigliosa vittoria azzurra dopo i calci di rigore:
Italia- Spagna: Le squadre hanno scelto di rendere omaggio all’artista italiana Raffaella Carrà, molto amata pure in Spagna, piuttosto che al black lives matter prima della gara. Luis Enrique nel primo tempo ha imbrigliato gli azzurri, optando per Olmo falso nueve e Oyarzabal in campo con lo juventino Morata in panchina, mantenendo un nettissimo possesso palla e creando l’occasione più nitida, sventata da una grande parata dello stabiese Donnarumma, proprio su tiro dell’attaccante del Lipsia. L’unica azione pericolosa della nazionale di Mancini la si registra solo alla fine del tempo con un’azione rifinita da Insigne per il sostituto di Spinazzola, Emerson Palmieri, che colpisce la traversa da posizione defilata con una deviazione di uno spagnolo non vista da una terna arbitrale, non impeccabile. Nella ripresa la gara finalmente diventa più appassionante con occasioni importanti su entrambi i fronti già prima dell’ingresso di Berardi per uno spento Immobile.
Chiesa fa sporcare finalmente i guanti a Simon, estremo dell’Atletico Bilbao, mentre Di Lorenzo salva una situazione complicata e la Spagna conclude un paio di volte pericolosamente verso la porta di Donnarumma. Proprio dal portiere cresciuto calcisticamente a Castellammare alla scuola del grande maestro Ernesto Ferraro parte l’azione del vantaggio azzurro, conclusa da uno splendido tiro di Chiesa dopo che Insigne e Immobile avevano provato a dialogare nell’efficace ripartenza, vecchia arma della tradizione italiana. La Spagna fallisce clamorosamente il pareggio un paio di volte, soprattutto con Oyarzabal che non raggiunge di testa la palla a pochi metri dalla porta, ma l’Italia si rende pericolosa ancora con i contropiedi di Chiesa e Berardi, che costringe Simon ad una difficile parata di piede.
Luis Enrique inserisce le punte disponibili, Gerard Moreno e Morata, mentre Mancini fa entrare Pessina e Toloi al posto di Verratti ed Emerson Palmieri con lo spostamento del bravo napoletano Di Lorenzo a sinistra. Insomma Mancini con i cambi stravolge una squadra, che nel primo tempo si era fatta irretire da una Spagna, che nonostante i tempi supplementari disputati sia con la Croazia che con la Svizzera, gioca bene, mostrando un’apprezzabile freschezza atletica anche nella parte finale della partita. Mancini dimostra che il punto debole della nazionale è la punta centrale, alla quale rinuncia nel secondo tempo, facendo giocare prima Insigne e poi Berardi falso nueve, ma dopo il meritato pareggio proprio di Morata, che supera di giustezza Donnarumma, questo aspetto viene fuori in tutta la sua evidenza. Nei minuti finali entrano Locatelli e Belotti per Barella e Insigne, per rafforzare centrocampo e soprattutto l’attacco con l’inserimento di una punta centrale, ma le occasioni migliori sono ancora per la Spagna con Moreno e Morata, che dsnno maggiore concretezza alla fase offensiva della nazionale iberica, che reclama pure un rigore per un tocco di braccio di Chiellini, parso però involontario. E così ancora una volta i supplementari decideranno la sfida tra le nazionali cugine e latine, la seconda in un confronto agli Europei dopo quelli del 2008 persi da Donadoni ai rigori, la terza in questa edizione per gli spagnoli e comunque la seconda dopo l’Austria anche per gli azzurri. Il sesto cambio disponibile da regolamento dopo i tempi regolamentari viene utilizzato a mio avviso tardivamente da Mancini, che avrebbe potuto fornire una chance a Raspadori e invece aspetta il secondo tempo dei supplementari. Nel primo succede pochissimo con una Spagna che ha ancora la forza e la lucidità per gestire la supremazia territoriale, con una punizione pericolosa di Olmo, che impegna ancora severamente e Donnarumma e Morata che fortunatamente non riesce a sfruttare gli sviluppi successivi. Jorginho oggi non ha acceso la luce del gioco della nazionale e non riesce ad incidere neppure ai supplementari, nonostante la fiducia che Mancini gli concede fino alla fine. Buona la gara di Busquets che Luis Enrique sostituisce con Thiago Alcantara, mentre Mancini preferisce Bernardeschi a Raspadori per sostituire Chiesa, che esce per i crampi, come Garcia, che cede il posto a Torres al centro della difesa. Gli ultimi dieci minuti si trascinano tra stanchezza, falli e tentativi disperati di fare male ai portieri con mischie sui piazzati prima di arrivare ai temibili tiri dal dischetto, che devono decidere la prima squadra finalista di questi Europei posticipati per la pandemia e quindi targati ancora 2020 nel glorioso stadio Wembley. E così lo stabiese Donnarumma dopo gli errori di Locatelli e Olmo para il rigore più importante a Morata, consentendo a Jorginho di segnare quello decisivo che con una flemma da rigorista (o pallone ?) d’oro porta l’Italia alla sua quarta finale dei campionati Europei.