Napoli-Venezia 2-0, gli azzurri la risolvono nel secondo tempo. Il racconto post gara di Gianfranco Piccirillo che commenta la vittoria azzurra:
Napoli-Venezia 2-0 :Ai problemi dell’immobilismo della campagna acquisti, della questione dei tanti infortunati e del contratto di Insigne dopo appena venti minuti si aggiungono quelli dell’espulsione di Osimhen e del problema fisico di Zielinski, che deve cedere il posto ad Elmas, stranamente tenuto fuori dalla formazione iniziale. Il nuovo tecnico Spalletti ha capito già alla prima giornata che allenare il Napoli, sarà pure “arrapante” come ha dichiarato, ma che si può rischiare di andare in bianco per una serie di fattori di natura psicologica, ma anche sistemica. Prima di commettere un fallo stupido nell’area avversaria il centravanti nigeriano Osimhen ha mostrato tutte le sue qualità, ma anche i suoi limiti, sui quali il tecnico ha cominciato a lavorare alacremente nei due ritiri di Dimaro e Casteldisangro.
Il calciatore ha notevoli doti atletiche e grande determinazione, ma non eccelse qualità tecniche e commette troppo spesso ingenuità, sia di gioco che sotto l’aspetto disciplinare. E così dopo un paio di occasioni che è riuscito a procurarsi, ma che ha miseramente fallito, Osimhen con una manata ingenua lascia la sua squadra in inferiorità numerica, un fatto colto peraltro dal var e che onestamente poteva anche essere valutato con un cartellino giallo. La partita diventa molto complessa perché si gioca meno sul piano tecnico e più su quello nervoso e della determinazione, che fanno aumentare il numero dei cartellini gialli, ma i gol nonostante la buona vena di Politano e del discusso capitano, arrivano solo nella ripresa.
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Mentre sembrava che l’organizzazione tattica del Venezia potesse crollare per una prevedibile parità numerica, dovuta ai tanti cartellini collezionati nel primo tempo e ad inizio ripresa, è stata invece una ripetuta serie di netti tocchi di mano e braccia nella loro area a favorire la vittoria della squadra partenopea, ma anche in questo caso non sono mancati i colpi di scena. Infatti Insigne è stato chiamato a battere per due volte in pochi minuti un calcio di rigore. La prima volta è stato calciato come quello di Baggio alla finale mondiale del 1994, ma fortunatamente la seconda è riuscito a centrare la porta e raggiungere quota 110 nella classifica delle reti di tutti i tempi, allontanando gli spettri di un peggioramento del rapporto con il Napoli, già provato dalla questione del prolungamento del contratto con Delaurentiis.
Gli ingressi di Gaetano e Lozano, ripresosi da un brutto infortunio all’occhio con la nazionale messicana, favoriscono anche il raddoppio di Elmas, che conferma con una buona prestazione quello di buono che si era visto agli europei e in precampionato. Il Venezia non crolla e mantiene con la superiorità numerica anche una certa pericolosità offensiva, che l’ex centravanti dell’Inter e dello Stabia, Francesco Forte, non riesce a concretizzare, impegnando comunque assieme ai suoi colleghi, sia la difesa che lo stesso portiere campione d’Europa, Alex Meret. Insomma non è stato facile come si pensava battere il neopromosso Venezia, peraltro privo di diversi elementi, ma considerando che la squadra ha giocato per oltre settanta minuti senza centravanti ed in inferiorità numerica si può essere soddisfatti della vittoria e del gol di Insigne, che non si è sconfortato per il primo errore dal dischetto, mostrando un certo attaccamento ai colori partenopei, nonostante il presidente stia facendo di tutto per metterlo contro i tifosi, nella conduzione della vicenda del suo prolungamento del contratto. Ovviamente è tutta ancora in campo non solo la questione del capitano, ma anche quella della necessità di acquistare prima della fine del mercato un difensore esterno sinistro e un centrocampista incontrista, soprattutto considerando i tempi lunghi del recupero di Demme e che Lobotka e Ruiz, autori oggi di una gara quasi discreta, non danno garanzie come interditori nella zona nevralgica del campo. C’è inoltre da considerare la vicenda di Manolas, che vorrebbe tornare in Grecia e la valutazione della possibilità di utilizzare solo Jesus come alternitiva in difesa e i tempi di recupero di Mertens, in un settore offensivo nel quale si attende la mano decisiva del nuovo tecnico, per un Napoli, che sappia essere più incisivo e concreto rispetto a quello di Gattuso, seppure sia restato finora, ad eccezione di Hysaj e Bakayoko, praticamente con gli stessi calciatori.