Napoli, la fascia di Capoclasse, editoriale post Cagliari

Napoli, gli azzurri battono il Cagliari e si confermano in testa alla classifica. Il racconto di Gianfranco Piccirillo

Napoli: Mazzarri è riuscito solo a limitare il passivo nel risultato e a tratti rendere brutta la gara, ma non ha le capacità per evitare di farlo segnare, un fatto che ormai continua ininterrottamente da ben 32 partite per un record storico della serie A italiana. Comunque la squadra di Spalletti ha mostrato una grande abilità nel mandare a vuoto il tentativo di pressing del Cagliari con un fraseggio articolato e paziente, i continui movimenti per lo smarcamento con palla a terra e un’ottima precisione nei passaggi come nel caso dell’azione, che ha sbloccato il risultato dopo appena undici minuti. Prima della rapacità sotto porta di Osimhen, che sta cominciando ad insidiare anche la testa della classifica dei cannonieri, va apprezzata la sostanza di Anguissa, la tenacia di Zielinski, abile a non perdere il controllo dal fondo e a mettere in area per l’accorrente attaccante nigeriano, pronto a depositare in rete alle spalle di Cragno. Prima della fine del tempo solo Osimhen e Politano riescono a concludere ancora in porta in un Napoli, che rispetto la vittoria di Genova conserva la stessa formazione iniziale con l’unica eccezione appunto di Politano al posto di Lozano e la conferma di un Mario Rui in un grande momento di condizione psico fisica, che sta facendo ricredere molti dei suoi detrattori. La squadra di Mazzarri si limita a difendere con tanti calciatori dietro la palla come se stesse in vantaggio anche quando subisce il gol e conquista solo qualche angolo e un mezzo tiro in porta, ma Ospina in tutta la partita si sporca i guanti solo per un’uscita con i pugni.

Nella ripresa il copione non cambia minimamente con un Napoli che attacca a pieno organico e il Cagliari che recita il solito spartito catenacciaro di Mazzarri, ma Osimhen continua a fare impazzire i difensori e ad impegnare Cragno, fino a procurarsi il rigore che praticamente rende un allenamento buona parte del secondo tempo. Il capitano Insigne proprio nella giornata delle 400 presenze, celebrate prima della gara dalla società, realizza il rigore che lo avvicina a Maradona, ma anche ad Hamsik e a Mertens, tornato stasera in panchina con Demme, nella classifica storica delle reti e Zielinski ed Anguissa sfiorano la terza di questa gara, che somiglia molto ad una passeggiata contro una squadra stasera apparsa inferiore di un paio di categorie. Spalletti può attuare i cambi in tutta tranquillità, inserendo Lozano ed Elmas per Politano e Zielinski, senza che la squadra mostri un minimo segnale di cedimento rispetto alla continua ricerca delle giocate offensive, costringendo il Cagliari a continuare a difendersi strenuamente per evitare di subire un punteggio ben maggiore. Il tecnico concede giustamente la standing ovation a Osimhen ed Insigne al pubblico del San Paolo Maradona e fa entrare Petagna ed Ounas. Mazzarri praticamente non sa come fare almeno a superare la trequarti perché di azioni pericolose della sua squadra non vi è nemmeno un ombra lontana e inserisce disperatamente qualche alternativa, tra cui un ex calciatore del Napoli come Grassi. Spalletti non vuole affondare i colpi contro il suo conterraneo e si accontenta di fare giocare al torello la sua squadra che si diverte a prendere Cragno come bersaglio di pallonate, ma da lontano. La parte più interessante è quella in cui il redivivo Demme entra in campo al posto di Ruiz perché si prova un centrocampo con due interditori e comunque il Napoli continua a tenere palla e a rendersi pericoloso con Petagna, che impegna severamente Cragno. Insomma questa gara è somigliata molto di più ad un allenamento contro uno sparring partner remissivo e quindi molto poco impegnativo, che non può aggiungere nulla al campionato, che invece vivrà un momento importante domenica prossima nella sfida del Franchi contro la Fiorentina. Prima c’è da sbrigare la pratica dell’Europa League contro lo Spartak Mosca di maradoniana memoria giovedì pomeriggio nello stadio ora intitolato a lui e bisogna assolutamente battere i russi per conquistare il primo posto nel girone e vendicare l’eliminazione ai rigori della Coppa dei Campioni del 1990.


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