Un nuovo studio ha documentato la formazione di una “gigantesca spaccatura” di oltre 3.000 chilometri quadrati nella sezione più antica e spessa dei ghiacci artici. L’area di “acqua scoperta”, chiamata in gergo “polynya”, è la prima ad essere identificata in una zona a nord di Ellesmere Island, l’isola più settentrionale del Canada, ed è un altro segno dei rapidi cambiamenti in atto nell’Artico, secondo i ricercatori.
Nel maggio 2020, un buco un delle dimensioni dello stato del Rhode Island si è aperto per due settimane nella “Last Ice Area”, un’area di un milione di chilometri quadrati di ghiaccio marino a nord della Groenlandia e dell’isola di Ellesmere, che dovrebbe essere” l’ultimo rifugio” di ghiaccio in un Artico in rapido riscaldamento.
La polinya è la prima ad essere stata identificata in questa parte della Last Ice Area, secondo un nuovo studio che dettaglia i risultati nella rivista Geophysical Research Letters, che pubblica rapporti ad alto impatto su problematiche con implicazioni immediate che abbracciano tutte le scienze della Terra e dello spazio.
La formazione della polynya è ritenuta assolutamente insolita non solo a causa delle sue dimensioni, ma anche e soprattutto a causa della sua posizione, al largo della costa dell’isola di Ellesmere, dove il ghiaccio è spesso oltre a cinque metri.
“Nessuno aveva mai visto una polinya in questa zona prima d’ora. A nord di Ellesmere Island è difficile spostare il ghiaccio o scioglierlo perché è spesso e ce n’è un bel po’. Quindi, generalmente non abbiamo mai visto polinie formarsi in quella regione“, ha osservato Kent Moore, ricercatore dell’Artico presso l’Università di Toronto – Mississauga, l’autore principale dello studio.
La polinya “a sorpresa” si è formata durante condizioni di vento estreme, a causa di un anticiclone persistente o di una tempesta di alta pressione, con venti forti che ruotano prevalentemente in senso orario, stando a quanto scoperto da Moore. Il ricercatore ha setacciato decenni di dati riguardanti il ghiaccio marino ed enormi database di dati atmosferici, de ha scoperto che la polinya si è formata lì almeno due volte prima, in condizioni simili, ma che, molto semplicemente nessuno l’aveva notato.
Tali condizioni estreme di vento hanno creato questa spaccatura spingendo il ghiaccio, indebolito dal surriscaldamento dell’area, da parte a parte, evento che si riteneva essere impossibile ma che diventerà “sempre più comune” con il passare degli anni, ha sottolineato dal canto suo David Bayb, un ricercatore del ghiaccio marino presso l’Università di Manitoba. Prima d’ora, secondo Bayb, era assolutamente insolito che il ghiaccio marino così spesso come nella Last Ice Area venisse “spinto in giro”, specialmente lontano dalla costa dove i venti tendono ad essere più deboli che vicino alla costa, ma il climate change ha scalfito anche questa sicurezza, e “dobbiamo renderci conto che questi nuovi studi dimostrano che questa regione, che veniva vista come l’ultima linea di difesa dei ghiacci del nostro Pianeta, potrebbe non essere così resistente al cambiamento climatico come si pensava in precedenza”, ha concluso.