Joe Biden ha invitato Taiwan al “summit dei paesi democratici”, facendo infuriare la Cina

Il Governo cinese ha recentemente accusato Joe Biden di “aver commesso un errorenello scegliere di invitare Taiwan a partecipare ad un summit sulla democrazia insieme ad altri 109 governi mondiali.

Taiwan è stata infatti inclusa nella lista di partecipanti al Summit dei Paesi Democratici, che si terrà il mese prossimo, lista pubblicata dal Dipartimento di Stato americano proprio questo martedì. Taiwan è a tutti gli effetti una democrazia, ed è dotata di potere di autogoverno e di indipendenza, contrariamente però alle posizioni “storiche” del governo di Pechino, il quale sostiene ancora, decenni dopo la guerra civile cinese, di vantare diritti sull’isola al largo delle coste asiatiche.

L’incontro inaugurale del summit è considerato il primo step della promessa fatta da Biden in campagna elettorale di riportare gli Stati Uniti ad una posizione di leadership globale, per provare a sfidare le forze autoritarie guidate da Cina e Russia. Nessuno dei due succitati paesi è stato invitato al vertice, che si terrà sotto forma di incontro virtuale, ed è previsto per il 9 e 10 dicembre. Quest’oggi, Zhu Fenglian, portavoce dell’ufficio cinese per gli affari di Taiwan, ha riferito che l’inclusione di Taiwan da parte degli Stati Uniti all’interno del summit è stata un “errore e che Pechino si oppone a “qualsiasi interazione ufficiale tra gli Stati Uniti e la regione cinese di Taiwan“.

La nostra posizione è sempre stata chiara e coerente. Esortiamo gli Stati Uniti ad attenersi al principio di “una sola Cina” così come fatto da tutte le altre nazioni ed organizzazioni mondiali“, ha concluso Fenglian.

La politica “una sola Cina” prevede ufficialmente che gli Stati Uniti riconoscano la pretesa, da parte della Cina, di considerare Taiwan come una propria “provincia di diritto”, ma non dispone alcunchè sul riconoscimento del diritto di autodeterminazione della nazione insulare.

Da quando è entrato in carica, Biden ha ribadito il sostegno di lunga data da parte degli Stati Uniti nei confronti della politica “una sola Cina“, che riconosce ufficialmente Pechino e non Taiwan, o Taipei, come è altresì chiamata, ma ha anche più volte dichiarato che gli Stati Uniti “si oppongono fermamente agli sforzi unilaterali per cambiare lo status quo o minare la pace e la stabilità delle regioni asiatiche attraverso la strategia della tensione che coinvolge lo stretto di Taiwan“.

Un portavoce dell’ufficio presidenziale di Taiwan ha ringraziato Biden per l’invito al vertice, e ha aggiunto che spera di poter dare impulso alla nascita di “una forza che agisca per il bene della società internazionale“.

“Taiwan coopererà in maniera risoluta con i Paesi che condividono il rispetto verso valori universali come la libertà, la democrazia e i diritti umani, al fine salvaguardare la pace regionale, la stabilità e favorire lo sviluppo sociale, economico e tecnologico“, ha concluso il portavoce, Xavier Chang.

Durante un summit virtuale con Biden la scorsa settimana, il leader cinese, Xi Jinping, ha dichiarato che Pechino non avrebbe “altra alternativa che prendere misure drastiche” se le “linee rosse” da essa tracciate dovessero venir superate. In agosto, uno dei quotidiano di stato di Pechino, il Global Times, ha messo in guardia la comunità internazionale circa il rischio rappresentato dall’invito esteso al Presidente di Taiwan, Tsai Ing-wen, a partecipare al vertice, avvertendo gli Stati Uniti del fatto che “farebbero meglio a riconoscere ufficialmente l’unico modello possibile, quello di una Taipei pienamente ed ufficialmente cinese”.

Bonnie Glaser, direttore del “Programma Asiatico” al German Marshall Fund, centro di analisi e ricerca geopolitica finanziato da Washington, ha riferito che ai delegati ed agli specialisti cinesi era già stato comunicato che Taiwan sarebbe stata invitata, ma che nessuno è al momento in grado di predire come reagirà Pechino sulla lunga distanza ad una simile decisione.

Non sono sicura che la strategia di fondo di Pechino sia semplicemente quella di impedire al Presidente Tsai di partecipare al vertice“, ha detto Glaser, “ma la verità è che al momento non siamo sicuri di quale scenario alternativo sia quello più probabile”.

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