Uno spiraglio di pace


Il capo negoziatore ucraino Mykhailo Podolyak fa intravedere la possibilità di trovare accordi con il governo russo sui punti controversi dopo tanti giorni di guerra, ma anche di trattative tra le delegazioni.

La Turchia tra i garanti di un possibile accordo

Dopo i tentativi di Israele, che con il primo ministro Bennet ha preparato una bozza di tregua tra Putin e gli ucraini, adesso è la Turchia, proprio su richiesta del governo di Zelensky, ad occupare un ruolo importante tra i garanti di un possibile accordo con la Russia.

Anche il presidente Biden sta infittendo i rapporti con il cinese Xi Jinping per tenere i contatti in qualche modo con Putin, definito più volte un criminale di guerra, oltre che con Zelensky, intervenuto da remoto al congresso americano.

Il presidente ucraino è stato quindi grande protagonista con i suoi collegamenti da remoto con i parlamenti di nazioni importanti come anche Inghilterra e Germania sullo scenario internazionale, ma continua a non esprimere grande ottimismo, riconoscendo solo piccoli passi e ancora la lontananza da un accordo di pace.

Garanzie di sicurezza, neutralità e rinuncie

Sia per Zelensky che per il segretario di Stato statunitense Antony Blinken, il governo russo non starebbe facendo sforzi significativi nelle trattative. Podolyak ha indicato un elenco di nazioni, che dovrebbero fare da garanti all’intesa, nel quale sicuramente oltre la Turchia è indicata la Polonia.

I lavori delle delegazioni russe ed ucraine continuano ad occuparsi sostanzialmente solo di questioni umanitarie, evacuazioni dei civili e problematiche economiche. L’argomento più delicato per le delegazioni è quello legale perché l’auspicabile intesa non dovrebbe violare in nessun caso gli accordi internazionali e le Costituzioni della Russia e dell’Ucraina. Uno dei problemi è proprio quello di individuare una formula precisa e vincolante sulle garanzie di sicurezza, che dovranno essere riconosciute all’Ucraina, non appena Zelensky avrà dichiarato ufficialmente la neutralità e soprattutto la rinuncia ad entrare nella Nato.

Ingresso dell’Ucraina nell’UE

Nel frattempo il presidente ucraino ha esortato la Germania a fermare la guerra, rinunciando agli affari economici con Mosca, chiedendo al cancelliere Olaf Scholz l’embargo completo dell’energia russa con l’esclusione della totalità delle banche dal sistema Swift, l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea e la no-fly zone, che appare sicuramente la richiesta più complicata da accettare per le ripercussioni che avrebbe tra la Nato e la Russia.

Infatti, oltre il cancelliere tedesco anche il presidente Draghi nella conferenza stampa per l’illustrazione della road map italiana della graduale eliminazione delle restrizioni adottate per combattere la pandemia da Covid-19, sta lavorando sulla questione Ucraina, sia con il collegamento a Montecitorio del 22 marzo da remoto con il presidente Zelensky, che con l’organizzazione di un suo viaggio alla Casa Bianca.

Draghi incontrerà Biden

Comunque già al vertice della Nato, convocato a Bruxelles per il 24 marzo, Draghi incontrerà Biden, al quale assieme al cancelliere tedesco, da un lato ribadirà, che non è possibile l’entrata degli aerei Nato negli spazi ucraini perché significherebbe praticamente entrare in guerra con la Russia, dall’altro assicurerà il supporto alle modalità già attuate dai paesi della Nato per aiutare l’Ucraina a difendersi.

Secondo il premier italiano difendere la democrazia del paese ucraino significa difendere i valori su cui è fondata l’Europa e la stessa Repubblica italiana e per questo motivo, anche se l’invio di armi e l’applicazione di risolute sanzioni economiche nei confronti della Russia risultano essere molto dannose per l’economia italiana, le stesse misure sono nello stesso tempo strumenti assolutamente necessari per aiutare la nazione Ucraina e indirettamente anche tutta l’Europa, con l’obiettivo di preservarne i suoi valori fondanti.

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