“Black Phone” – Il tredicenne Finney Shaw (Mason Thames) non se la passa benissimo nel Colorado di fine anni ‘70: bullizzato a scuola, con un padre (Jeremy Davies) alcolizzato a casa, la sorella Gwen (Madeleine McGraw) che fa dei sogni che tendono a diventare realtà e senza una madre morta suicida. Come se non bastasse viene rapito dal pedofilo “Il Rapace” (Ethan Hawke) che ha già assassinato diversi suoi coetanei e rinchiuso in uno stanzino con un telefono scollegato attaccato al muro. È il black phone del titolo, che verrà utilizzato dagli adolescenti uccisi dal Rapace per provare a salvare Finney.
“Black Phone”, recensione
Adattamento di un racconto omonimo di Joe Hill (pseudonimo dietro al quale si cela il figlio dello scrittore Stephen King) inserito nella raccolta del 2005 “Ghosts”, “Black Phone” segna il ritorno alla regia e soprattutto all’horror del produttore Scott Derrickson a sei anni da “Doctor Strange”. In realtà la componente thriller sembra qui prendere il sopravvento per la maggior parte della durata, in un lungometraggio che cavalca la commistione di toni.
Ritroviamo le famiglie difficili e i ragazzi intraprendenti di King, anche se soltanto i fratelli Shaw sono tratteggiati con una certa attenzione (nemmeno i trascorsi del Rapace vengono approfonditi più di tanto). Questo basta però per seguire la vicenda con un certo interesse, unitamente allo spunto notevole del telefono nero fatto squillare dalle anime in cerca di rivalsa. La fotografia di Brett Jutkiewicz predilige prevedibilmente l’oscurità e la cupezza e risulta alquanto suggestiva.
Insolita ed efficace l’interpretazione di Ethan Hawke, meno scontate quelle dei giovani Mason Thames e Madeleine McGraw, sorprendenti nel restituire intensità e autenticità. Altrettanto brillante Jeremy Davies, che in molti ricorderanno per essere stato Daniel Faraday in “Lost” ma già al lavoro per nomi del calibro di Wim Wenders e Lars von Trier. Il padre che interpreta dovrà crescere al pari dei suoi figli e correggere il tiro dei suoi errori.
L’atmosfera rétro ha sempre il suo fascino per questo genere e qui sostituisce gli oggi onnipresenti smartphone con l’ormai scomparso telefono a muro. Senza l’espediente degli aiuti che giungono a Finney dall’aldilà la storia non presenterebbe tutto sommato niente di nuovo. Diversi sono gli esempi recenti di racconti di giovanissimi in difficoltà che devono uscirne senza l’aiuto degli adulti, giungendo così ad una certa maturazione. Derrickson dimostra di sapere come incollare lo spettatore alla poltrona, sottraendogli le informazioni giuste e utilizzando in maniera sapiente i cambi di ritmo.
“Black Phone” è sbarcato nelle nostre sale a partire dal 23 giugno 2022.