Traballano in tanti, ma Mastella e Rizzo resistono

Sandra Leonardo Mastella e Luigi Di Maio erano sul palco insieme a Somma Vesuviana al comizio di chiusura dell’ultimo turno delle comunali, anche perché il marito Clemente è il fautore di un nuovo “Grande Centro” assieme a importanti Sindaci e allo stesso ministro degli Esteri.

Al bando i personalismi, in campo tutte le armi

Di Maio ha fatto bene ad incontrare nel quartiere Brera il Sindaco di Milano, Beppe Sala, ma secondo Mastella il ministro degli Esteri deve stare attento a non intestarsi il progetto, ma essere solamente ed accuratamente nel progetto, perché dopo la sua evoluzione importante maturata negli ultimi anni, deve continuare a muoversi con moderazione. Secondo il sindaco di Benevento non conta di chi è la proprietà del “Grande Centro”, ma i fattori veramente importanti sono i temi e i progetti, che saranno illustrati sabato 9 luglio all’evento organizzato da Giovanni Toti di “Italia al Centro”.

Bisogna mettere al bando i personalismi, per non fare la fine di Johnson in Inghilterra o di Conte nel movimento 5 stelle, ed evitare assolutamente contrasti tra i leader centristi più quotati, Toti, Renzi e lo stesso Di Maio, perché in futuro ci sarà ancora più spazio per tutti quelli, che legittimamente ambiscono a ricoprire un ruolo guida. Per battere il populismo bisogna utilizzare tutte le armi, dalla baionetta alla fionda, come si faceva ai tempi dell’Ulivo, dove c’erano tutti, dai comunisti di Bertinotti al partito di Mastella.

Secondo il sindaco di Benevento quelli che decideranno di restare fuori dalla ricostruzione del grande centro prenderanno il minor consenso possibile, perché l’autoreferenzialità per esempio del leader di Azione, Carlo Calenda, va bene fino ad un certo punto. Si rischia di arrivare sempre secondi come l’indimenticabile ciclista Tano Belloni, che faceva corse velleitarie, mentre al contrario in passato dove c’è stato Mastella, si è sempre vinto, a destra come a sinistra.

Giuseppe Conte non ha voluto seguire i consigli del sindaco di Benevento di costruire il centro e ora è costretto a fare dichiarazioni disperate, per resistere e continuare ad esistere come leader del movimento 5 stelle, costretto addirittura da una certa maggioranza del suo partito a minacciare di uscire dal governo.

Dove c’è moderazione, c’è Clemente Mastella

Luigi Di Maio invece appare ora più moderato e, come ha sempre detto D’Alema, dove c’è la parola moderati c’è Clemente Mastella, che da ministro Guardasigilli partecipò in Libia persino ad un evento pagato da Gheddafi, solo perché si chiamava “Convegno degli Islamici moderati mondiali”. Per il sindaco di Benevento essere moderati significa avere tolleranza e non avere paura delle correnti di questo nuovo grande centro, purché le divisioni in correnti si facciano sulle idee e non sui personalismi.

La forza della vecchia DC, della quale Mastella orgogliosamente si sente erede, era soprattutto quella di nominare presidenti del Consiglio anche soggetti provenienti da altre e differenti aree politiche, come accadde con il repubblicano Spadolini e il socialista Craxi.

Marco Rizzo, espulso e poi rilegittimato

Del resto non ci si può meravigliare, se nel 2022 Mastella continua a fare alleanze, considerando che anche Marco Rizzo col suo partito comunista ha firmato un patto denominato “Uniti per la Costituzione” insieme a Rivoluzione civile dell’ex pubblico ministero Ingroia e  a soggetti politici chiamati Ancora Italia e Riconquistare l’Italia. Quello che unisce i comunisti agli altri soggetti politici, dai quali per il momento sono esclusi il Partito della Famiglia di Adinolfi e Italexit di Paragone, è la netta contrarietà alla Nato, l’Unione Europea, l’euro, il green pass e soprattutto l’invio di mezzi bellici in Ucraina.

Il nome del segretario Marco Rizzo è molto gettonato nei salotti della borghesia romana, anche se la federazione milanese del suo partito ha annunciato nientemeno che la sua espulsione dal PC, ma poi è stato rilegittimato dal comitato centrale e addirittura acclamato alla manifestazione dei tassisti, per aver arringato la folla contro la presenza ingombrante delle multinazionali in Italia. Marco Rizzo però dice di essere apprezzato soprattutto, per avere a sessant’anni passati ancora come amici esclusivamente operai, cassintegrati e camionisti.

 

 


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