Come funziona la pensione dei medici liberi professionisti


Già all’ultimo anno di università gli studenti di medicina e chirurgia possono iscriversi all’ENPAM (Ente Nazionale di Previdenza ed Assistenzan dei Medici e odontoiatri), operazione che diventa obbligatoria nei mesi successivi all’inserimento nell’Albo professionale.

Si tratta di un ente che si occupa dei servizi previdenziali, assistenziali e assicurativi dell’ordine dei medici e odontoiatri, e quindi anche del fondo pensionistico.

Durante gli anni di servizio i medici sono tenuti a versare i contributi all’ENPAM in due misure, che andremo a spiegare meglio nel corso dell’articolo, spiegando infine perché può essere utile appellarsi anche a una pensione integrativa.

Quota A: contributi obbligatori

Dal mese successivo all’iscrizione all’albo professionale il medico è tenuto al versamento all’ENPAM dei contributi obbligatori fino al mese di compimento dell’età di pensionamento, ovvero 68 anni attualmente, in decorso dal 2018.

In ogni caso, l’inizio del versamento dei contributi non deve andare oltre i 36 mesi dal momento dell’iscrizione all’ENPAM.

Superata l’età di pensionamento l’iscritto può decidere di proseguire con la contribuzione, in modo da ampliare il proprio fondo pensionistico, fino massimo al 31 dicembre dei suoi 70 anni di età.

La somma da versare è spartita in questo modo:

  • Per gli studenti: 120,04 euro annui
  • Fino ai 30 anni di età: 240,08 euro annui
  • Dai 30 ai 35 anni di età: 466,01 euro annui
  • Dai 35 ai 40 anni di età: 874,48 euro annui
  • Oltre i 40 anni fino ai 68: 615,02 euro annui

Tali somme sono deducibili dall’imponibile IRPEF.

Chi non ha ancora compiuto 40 anni di età o chi è ammesso alla contribuzione ridotta (gli iscritti prima del 1990) possono chiedere di contribuire nella misura intera.

Quota B: contributo per liberi professionisti

Si tratta di un contributo proporzionale ai redditi professionali di libero professionista, non assoggettati ad altra contribuzione.

Per poter versare la quota B il medico deve avere un reddito annuo da libero professionista, calcolato sull’anno precedente, superiore a 4.373,03 euro in caso di iscritti di età inferiore ai 40 anni, e 8.076,21 euro annui per gli iscritti di età superiore ai 40 anni.

Il reddito da libero professionista può essere percepito sia come unica professione, ma anche in caso di professione extra, l’importante è che superi le soglie minime per il versamento del contributo.

In fase di versamento, ad ogni modo, l’aliquota risulta minore:

  • 18,50% quella
  • 9,25% quella
  • 2% la

Le aliquote sopra riportate sono applicate per un reddito inferiore a 103.055 euro annui, oltre il quale il contribuente è tenuto al versamento con aliquota addizionale del 1% sul reddito eccedente, di cui solo lo 0,50% sarà pensionabile.

Leggi anche: Aumenti pensione a dicembre: chi ne ha diritto?

L’utilità della pensione integrativa

La pensione che deriverà dai contributi versati è calcolata sulla base del reddito medio e la percentuale verrà calcolata con una moltiplicazione tra gli anni di versamento e il coefficiente di rendimento (attualmente 1,25%).

Perciò, per fare un esempio, se il contribuente ha versato 40 anni di contributi, la sua percentuale di pensionamento sarà 40 moltiplicata a 1,25%, ovvero il 50% del reddito medio.

La differenza rispetto al tenore di vita precedente al pensionamento è davvero elevata, per questo esiste e può essere valutata la possibilità di usufruire di una pensione integrativa, ovvero una pensione complementare, ottenuta dal versamento mensile di un contributo a tassazione estremamente ridotta.

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