Antonio Cascone: “Il sogno ora è partecipare alle Olimpiadi” (Intervista)

Campione del mondo e campione europeo, ha collezionato diverse medaglie ai mondiali e agli europei di canottaggio e ha conquistato ben dieci titoli di campione italiano. Ospite della I^ edizione dell’International Sport Film Festival, la rassegna cinematografica ideata e programmata dal produttore cinematografico Nicola D’Auria, coadiuvata e diretta del regista Ciro Sorrentino e messa in campo dall’Associazione Pragma, il giovanissimo pluripremiato campione stabiese ANTONIO CASCONE. 

Antonio Cascone: “Una grande gioia la vittoria ai mondiali, ma anche un pizzico di amarezza”

  • Giovanissimo e già tanti titoli. Qual è stata, fra le tante, la vittoria più emozionante?

Sicuramente quella del mondiale a Rotterdam. E’ stata una vittoria molto sudata. Il nostro obiettivo era la vittoria, puntavamo solo a quello, ma una serie di intoppi rischiava di compromettere la gara. Avevo subito un infortunio alla caviglia e quel giorno, poco prima della gara, era in corso una violenta tempesta. Il nostro sport può subire duri colpi dalle variazioni atmosferiche. La vittoria non è mai così scontata. Anche i più bravi trovano difficoltà quando le acque del lago sono agitate. A volte, anche le barche dei videoperatori provocano delle oscillazioni che possono rallentare.

  • Chi, tra i vostri avversari, vi ha dato maggiore filo da torcere in quella occasione?

E’ stato il team della Germania, anche se siamo riusciti a distaccarlo quasi subito. E’ stata una grande emozione la vittoria, anche se ci ha lasciato un po’ d’amaro in bocca perchè subito dopo abbiamo saputo che per un solo secondo non abbiamo eguagliato il record mondiale che è di 6 minuti e 10”. Noi abbiamo tagliato il traguardo in 6 minuti e 11”.

 

  • Dove ti alleni?

Faccio parte del team del Reale Yacht Club Canottieri Savoia e il più delle volte mi alleno a Napoli, ma alcuni allenamenti li facciamo anche presso il Circolo Nautico Stabia, a Lago Patria, a Sabaudia e a Piediluco, in provincia di Terni.

  • Come mai vi spostate così tanto per i vostri allenamenti?

Perché i laghi non sono tutti uguali. La profondità delle acque determina maggiori o minori difficoltà. Allenandoci in acque dalle caratteristiche diverse impariamo a gestire meglio qualsiasi tipo di imprevisto. Piediluco, ad esempio è quello che noi definiamo un “lago lento” perché ha acque molto profonde che quindi si scaldano poco. Meno profondo è il lago è più “veloce” è il lago.

  • Che cosa rappresenta per te il canottaggio?

Eh! Bella domanda! Beh! Direi che il canottaggio per me è prima di tutto libertà, è il mezzo che mi consente di liberarmi dello stress. E’ sacrificio, ma è anche tanta soddisfazione.

  • Quali sono ora i tuoi obiettivi?

In programma ci sono tante cose. Innanzitutto la partecipazione ai mondiali di categoria assoluta e poi, naturalmente, il sogno è quello di partecipare alle Olimpiadi entrando in Nazionale.

  • Durante la prima giornata dell’International Sport Film Festival gli studenti delle scuole stabiesi ti hanno rivolto tantissime domande. Quando ti hanno chiesto chi fosse il tuo idolo, hai risposto: “Papà”. Vuoi parlarci di lui?

Mio padre, Gioacchino Cascone, è stato campione olimpico a Sidney. Tuttavia non ha mai vinto un mondiale. E’ arrivato sempre secondo ai campionati mondiali. Quando ai campionati mondiali è arrivata la mia vittoria è stato un po’ come averlo riscattato, anche se non ne ha affatto bisogno. Papà è stato un grande campione. Devo tutto a lui e alla mia famiglia quello che sono oggi io. Mi ha trasmesso l’amore e la passione per questo sport e insieme a mia madre mi hanno sempre sostenuto. Anche mio fratello pratica canottaggio. 

Antonio Cascone ospite prima edizione International Sport Film Festival
  • Cosa pensi dell’International Sport Film Festival, la rassegna cinematografica a tema sportivo ideata e messa in campo da Nicola D’Auria e Ciro Sorrentino?

Trovo che sia molto interessante. Ho assistito alla proiezione dei cortometraggi che sono stati selezionati per gli studenti delle scuole superiori e delle scuole medie e devo dire che in qualche storia mi sono anche rivisto, soprattutto nel corto “My name is Mifodzi” , in cui un giovane pugile si ritrova solo a combattere in una paese che non è il suo e di cui non conosce la lingua. Quel senso di solitudine è capitato anche a me di viverlo. Inoltre, non mi aspettavo tanta partecipazione da parte dei ragazzi. Mi hanno stupito con le loro domande, con il loro interesse ed è stato bello essere il protagonista, ricevere i loro consensi ed essere un esempio per loro. L’obiettivo del festival che è quello di sensibilizzare i giovani verso uno stile di vita sano, a mio avviso, è stato perfettamente concretizzato.

 

 

 


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