Libri, recensione di “A casa tutto bene” di Monica Pirone

A poco più di un mese dalla Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne e nel giorno dell’anniversario del rapimento di Franca Viola, la prima donna che disse “NO” al matrimonio riparatore diventando simbolo di libertà e di emancipazione femminile e determinando l’abrogazione dell’art.544 del codice penale che regolava il matrimonio riparatore (inteso come accordo tra le parti che scagionava l’aguzzino dal reato di violenza carnale), consigliamo la lettura di un piccolo, ma prezioso libro: “A casa tutto bene” di Monica Pirone edito da Bordeaux Edizioni.

“A casa tutto bene” di Monica Pirone, trama e recensione

“Dedico questo libro a mia figlia Cecilia. Alle donne che non riescono a credere che l’uomo che amano possa diventare il loro peggior nemico e le esorto a fare quel numero, 1522, che nel testo viene menzionato prima che sia troppo tardi”

Così comincia il libro della Pirone, un piccolo gioiello pubblicato dalla Bordeaux Edizioni. Un diario, una finestra in una delle tante case nelle quali sono rimaste rinchiuse le famiglie durante il lockdown, un momento della nostra storia che ha contribuito ad alimentare episodi di violenza domestica sfociati talora in tragedia. Chi già viveva una condizione di violenza fisica e psicologica si è ritrovata segregata con il proprio aguzzino ed anche chi non immaginava che il proprio uomo potesse trasformarsi nel proprio peggior nemico si è ritrovata a fare i conti con una nuova e triste realtà. Nervi esausti e un crescendo di violenza. Il 2020 è stato un anno spietato anche sotto questo aspetto.

La Pirone, adottando differenti linguaggi, ricostruisce quelle giornate attraverso il diario di una donna vittima di violenza domestica. Il libro, oltre ad essere arricchito dalle illustrazioni di Cecilia Cantarano e della stessa Pirone, oltre che dalla prefazione di Michela Becchis, contiene anche le testimonianze di donne di diversa età.

Il libro arriva al cuore del lettore grazie soprattutto alle pagine semivuote, quelle che contengono appena un rigo o semplicemente un disegno. Il vuoto è straziante. E’ il silenzio di chi non ha più niente da dire, di chi è rassegnato, di chi non riesce a trovare una via d’uscita dall’inferno in cui è precipitato.

Ed ecco che la Pirone ricorda che 1522 non sono solo quattro cifre, ma sono un’ancora di salvezza, una fune alla quale aggrapparsi per uscire da un incubo ed iniziare ad assaporare la vita.
                                                                           


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