Al Vinitaly si fanno tanti incontri interessanti, poi ce ne sono alcuni che ti restano nel cuore. Allo stand di Dogliotti ho incontrato una famiglia vera che trasmetteva energia e felicità. Ecco com’è andata.
Ero in giro tra gli stand di Vinitaly con cari amici, molto esperti della “materia” vino (Pasquale Esposito, Lina Scarano e Pasquale Di Giulio Cesare), quando l’estroso Pasquale Esposito propone al gruppetto una visita da Dogliotti 1870.
Da sinistra a destra: Pasquale Esposito, Pasquale Di Giulio Cesare, Lina Scarano, Nicola D’Auria al Vinitaly 2023Bene, sono ancora a ringraziarlo, per avermi fatto conoscere una realtà fatta di professionalità e tanta passione. Mi sono sentito un vecchio amico dopo poche battute. Giorgio Dogliotti è il papà, mentre Erik, Ivan e Matteo sono i cugini che rappresentano l’attualità e il futuro dell’azienda di Castiglione Tinella. Non sembrava di essere in uno stand, ma era come essere a “casa loro”, e in fondo lo è. L’occasione al Vinitaly è ghiotta per degustare i loro vini chiaramente ed è da questo momento che ho fatto la conoscenza di alcune peculiarità davvero interessanti.
Stand Dogliotti 1870, in foto anche Ivan e Giorgio DogliottiAbbiamo assaggiato un bel Rosa d’Elsa 2021, dedicato alla nonna Roselsa, che si presenta di colore rosa tenue con riflessi ramati, fresco, sapido e con una buona acidità. A seguire siamo passati ad un Barbera d’Asti 2019, che fa 6 mesi d’acciaio, rosso rubino , intenso, con sentori di frutta matura, caldo e con acidità spiccata.
Siamo passati al Nizza, Barbera d’Asti 2019, una DOCG che fa 2 mesi d’acciaio e poi 2 anni legno e infine 6 mesi di bottiglia. Un vino dall’acidità spiccata, morbido, con tannino morbido, molto fine, davvero gradevolissimo. Tra una chiacchiera sulla ripresa del mercato e le presenze importanti al Vinitaly di quest’anno, arriviamo ad assaggiare Barbaresco 2019, che fa 1 anno di botte grande: un ottimo vino, dove la morbidezza la fa da padrone.
La famiglia è sacra e ogni pezzo di essa ha una vino, una storia di raccontare. Siamo alla fine del viaggio tra i vitigni di Castglione Tinella ed è il momento del Moscato d’Asti di Erik 2016,un moscato che fa un lungo viaggio prima di arrivare nei calici. Raccolta l’uva in cassette 5 kg, fa 1 anno di legno e poi ben 5 anni di affinamento in bottiglia, un vero spettacolo, morbido, fresco, al ricordo ho l’acquolina. Ce lo fanno assaggiare con un formaggio Blu di Mucca, un Castelmagno D.O.P., l’effetto all’assaggio si racchiude in 3 letterine che formano la parola wow. Un’esperienza che consiglio profondamente.
Dogliotti 1870, una storia secolare
La dinastia Dogliotti inizia nel 1870 con i fratelli Giuseppe e Marcello Dogliotti a Castiglione Tinella. Grazie a tecniche semplici e artigianali, il Moscato prodotto dai Dogliotti si è fatto notare a tal punto da guadagnare riconoscimenti e premi ad importanti gare enologiche. Quando Luigi, figlio di Giuseppe, si è inserito nell’azienda nel 1929, ha trasferito la cantina a Castagnole delle Lanze e il Moscato d’Asti ha iniziato a farsi conoscere in Francia e Svizzera. Da allora, attraverso più generazioni, la tradizione dei vini è stata tramandata tra padre e figlio ed è stata perfezionata a tal punto da ampliare la gamma di prodotti. Oggi, questa passione per il vino è condivisa dai tre cugini Erik, Ivan e Matteo Dogliotti che hanno intrapreso l’obiettivo di rilanciare l’azienda di famiglia e portare i vini Dogliotti 1870 in tutto il mondo.