Italia solo un punto contro la Macedonia del Nord, il racconto post gara di Gianfranco Piccirillo:
Dopo le polemiche per le vicende di Mancini, che si dimette da commissario tecnico con una PEC, e quelle della clausola tra Spalletti e Delaurentiis, si può fare spazio al calcio giocato. Peccato che si giochi su un campo in condizioni pessime, ma non mancano le occasioni per vedere reti, da una parte e dall’altra e comunque si può dire che il nuovo allenatore della nazionale, laureatosi campione d’Italia con il Napoli, abbia cercato di dare subito la sua impronta, riuscendoci però solo parzialmente. Il portiere della Macedonia del Nord nel primo tempo deve compiere una sola parata importante su Cristante, ma ha rischiato di capitolare diverse volte, su un colpo di testa dello stesso centrocampista della Roma, un tiro di Tonali che finisce sul palo e un paio di situazioni in piena area, nella più clamorosa delle quali Politano si fa ribattere da un difensore praticamente un rigore in movimento.
Anche la Macedonia che eliminò la nazionale al primo turno dei play off per i Mondiali, si rende pericolosa con una ripartenza causata da un errore di Politano e un tiro di Elmas, che riesce a fare sporcare i guanti al portiere stabiese Donnarumma, scavalcato nella gerarchia delle presenze dal torrese Immobile, che per questo conquista il premio della fascia di capitano. L’attaccante della Lazio non trova giovamento dal compagno di reparto Zaccagni e nel primo tempo non riesce mai a concludere in porta, mentre i tre centrocampisti Tonali, Cristante e Barella giocano bene, come gli esterni bassi Dimarco e Di Lorenzo, con Bastoni e Mancini solo un pochino meno convincenti. Insomma Spalletti si rende conto che per vincere questa gara, risultato obbligato in considerazione dei primi risultati del suo girone di qualificazione agli europei, deve cambiare qualcosa nel settore offensivo e inserisce Zaniolo, che attualmente gioca nell’Aston Villa, al posto di uno sconclusionato Politano e i fatti sembrano dargli subito ragione, perché all’inizio della ripresa dopo un’azione dell’ex romanista, l’unico candidato italiano al pallone d’oro, Barella, colpisce una clamorosa traversa, sulla cui ribattuta il capitano Immobile riesce a mettere la palla in porta con un preciso colpo di testa. La gara a questo punto però cambia completamente, perché la Macedonia attacca con pericolosità e la nazionale italiana non riesce ad avere maggiore spazio nelle azioni offensive, anche quando in difesa entra Scalvini al posto dell’infortunato Mancini.
Il centrocampista del Napoli Elmas, che con Spalletti era più protagonista rispetto all’impostazione iniziale di Garcia, è sempre al centro delle azioni più importanti della squadra di casa e sfiora il pareggio con un tiro a giro, simile a quelli che faceva Insigne in maglia azzurra. La nazionale non brilla, ma l’importante in questa gara, soprattutto dopo il pareggio tra Ucraina e Inghilterra, era ottenere i tre punti per restare in piena corsa per la qualificazione alla fase finale degli europei, nella quale di diritto non partecipa più la detentrice del titolo, ma solo la padrona di casa che nel caso della prossima edizione è la Germania.
Purtroppo non arriva neanche la vittoria perché nell’ultimo quarto di gara c’è il pareggio tutto sommato non sorprendente di Barthi, che supera un Donnarumma non irreprensibile su punizione e Spalletti prova ad inserire Gnonto e Biraghi al posto di Zaccagni e Dimarco nel tentativo di uscire dalla morsa degli attacchi macedoni, nei quali continua a brillare la stella di Elmas, che cerca addirittura di condurre la sua nazionale ad un’altra storica vittoria contro l’Italia. Nei minuti finali Spalletti si gioca l’ultima carta con Raspadori al posto di Tonali, ma la condizione atletica attuale lascia poche possibilità contro una Macedonia più tonica, che nel recupero non subisce particolari pericoli dalla nazionale, costretta ora a sperare di rimontare la sua classifica asfittica del girone, a cominciare dalla vittoria assolutamente necessaria nella gara di martedì sera a Milano contro l’Ucraina, nazione alle prese con la guerra, ma capace di essere ancora calcisticamente competitiva.