Napoli, il mistero della Statua del Dio Nilo

Giugno 1773 – Sono sposati da qualche anno Giuseppe Balsamo e Lorenza Feliciani; é un matrimonio alquanto inusuale quello che li lega.

Fin dai primi tempi della loro unione, la sposa è stata istruita su quelle che possono essere intese vere e proprie tecniche di seduzione, affinchè possa semplicemente irretire e sedurre nobili o personaggi importanti secondo le occasioni che si presentano.

Un matrimonio basato sui grandi imbrogli di lui e lo “charme” ingannatore di lei; una coppia che, così facendo, deve attenersi a continui cambi di residenza e identità: Roma, Loreto, Ancona, Barcellona, Madrid, Lisbona; per ogni città un nuovo amante; per ogni città una diversa posizione sociale; per ogni città un sotterfugio, un inganno; così l’Inghilterra, la Francia e poi Napoli, dove, sotto le mentite spoglie del Marchese Pellegrini, vi è Giuseppe Balsamo meglio conosciuto come Alessandro, Conte di Cagliostro.

E’ stato chiamato qui, in città, dal suo caro amico Luigi D’Aquino che lo ha voluto partecipe dei suoi ultimi giorni. Una triade illuminata è dir poco. A Napoli, nello stesso tempo, vi sono anche il Principe di Sangro, ben noto per la sua incessante attività alchemica e massonica, Luigi D’Aquino, suo cugino, e al tempo stesso fidato amico di Cagliostro, suo unico precettore, avendolo, nel 1766, iniziato alla Massoneria.

I loro studi, di conseguenza, i loro incontri, producono conclusioni brillanti e inaspettate riguardo le tradizioni, la fede e la cultura egiziana, la quale è posta alla base di tutte le religioni, compresa quella cristiana.

E’ Giordano Bruno, il primo ad essere accusato di eresia per le stesse convinzioni: Egitto, culla di tutte le civiltà. Questi, nel convento di San Domenico Maggiore, si approccia ad antichi testi che lo introducono ad un mondo antico sorprendentemente sopravvissuto al tempo ed allo spazio, ben percettibile intorno a lui; infatti, più in là, lungo il Decumano, la Statua del Dio Nilo è la conferma della presenza in città di quella antica civiltà, erroneamente considerata estinta, ma ancora viva e ben riconoscibile.

Napoli, il mistero della Statua del Dio Nilo
La Statua del Dio Nilo

La Statua del Dio Nilo, “O corp i Napule”

La Statua del Dio Nilo rappresenta l’integrazione dello straniero e l’accoglienza del popolo napoletano sempre pronto e ben accetto alla coesistenza di varie culture; e, chi giunge da lontano, si sa, ha bisogno di ritrovar se stesso e le proprie origini: i coloni egizi, così, edificano templi e erigono statue.

Con la caduta dei culti pagani, però, la testa del Dio Nilo va persa; tant’è che per qualche secolo si è pensato appartenesse a Partenope, in quanto accompagnata da un bambino che allatta al seno (motivo per cui chiamata, in quel tempo, “O corp i Napule”, nome che tutt’oggi la identifica).

Raimondo di Sangro costruisce la sua Cappella sui luoghi dove sorgeva il Tempio di Iside, e rappresenta la stessa nella cappella con il nome di “Pudicizia”, una donna velata, proprio così come Iside ci è stata tramandata.

Il triangolo magico

La presenza di un ormai scomparso corso d’acqua a cui gli antichi sacerdoti erano devoti, la presenza del tempio di Iside (Palazzo di Sangro), presso Piazza San Domenico, il Convento ivi costruito, la Statua del Dio NIlo delimitano questa zona definendolo “Triangolo Magico” luogo di antichi riti iniziatici ed esoterici.

Luoghi fondamentali per la storia e per le religioni, luoghi dove il culto della Vergine Immacolata affonda le radici in quello che è stato il culto di Iside.

La chiesa di Santa Maria Egiziaca e le altre nei quartieri di Pendino e Pizzofalcone ce la propongono come protettrice dei naviganti; l’antico culto di Iside pone il 25 dicembre come giorno di nascita dell’amato figlio Horus, ch’ella porta sempre con sè.


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