Nessuna preoccupazione per i possibili ritardi sulla messa in campo del memorandum firmato da Italia e Albania
Per l’amministrazione Meloni non ci sono preoccupazioni per i possibili ritardi sulla messa in campo del memorandum firmato da Italia e Albania. Il protocollo siglato da Giorgia Meloni e Edi Rama a novembre prevede la creazione di due centri di accoglienza e rimpatrio sul suolo albanese, finanziati e gestiti però dall’Italia-
Questo accordo ha creato molti scontri tra maggioranza e opposizione sia a Roma, dove peraltro l’intesa deve ancora approdare nelle aule parlamentari per la ratifica, che nella stessa Tirana. ù
Edvin Kristaq Rama, noto appunto come Edi Rama, è il primo ministro albanese, ha 59 anni, è alto più di due metri ed anche per questo ha giocato a pallacanestro come pivot e pure nella nazionale, oltre ad essere un politico socialista è docente, pittore e pubblicista, ed è in carica da più di un decennio, precisamente dal 15 settembre 2013 con una maggioranza di centrosinistra.
Quindi in Albania è il centrodestra l’avversario del governo a guida socialista ed ha voluto rivolgersi al più alto tribunale nazionale, per denunciare un meccanismo di cooperazione con l’Italia che potrebbe essere in contrasto con la Costituzione e con le convenzioni internazionali, alle quali la nazione aderisce.
I due ricorsi sono stati presentati alla Corte Costituzionale dal Partito democratico, guidato dall’ex ministro dell’Interno ed ex sindaco di Tirana Lulzim Basha, e da 28 deputati legati all’ex premier ed ex presidente Sali Berisha.
Nei ricorsi si afferma che il protocollo con l’Italia porterebbe l’Albania a rinunciare alla sua sovranità, e in ogni caso si ritiene necessaria per far passare questo accordo l’autorizzazione del presidente della Repubblica. Su questi rilievi dei ricorsi è già arrivato un pronunciamento della Corte costituzionale sulla legittimità, ma non sul merito.
La presidente della Corte Holta Zaçaj, ha spiegato che “il collegio dei giudici ha considerato che i ricorsi presentati rispettano i criteri richiesti, ed ha deciso di esaminarli in seduta plenaria”. A questo punto, le procedure parlamentari per la ratifica dell’accordo vengono sospese, fino a quando gli alti magistrati non si esprimeranno con una sentenza nel merito.
Questa sentenza, secondo la legislazione nazionale, deve arrivare entro tre mesi dalla data di presentazione del ricorso e quindi in questo caso, entro il 6 marzo 2024, con la prima seduta prevista il 18 gennaio. Dal governo italiano su questa questione giuridica hanno fatto sapere di non temere ritardi nell’attuazione del protocollo d’intesa.