Bucato a mano: per il rispetto dei nostri capi e dell’ambiente. Il bisogno di rallentare
La vita moderna è sempre più frenetica, costretta a seguire i ritmi serrati di una routine troppo spesso scandita da impegni di vario genere, a partire dal lavoro, dalla famiglia e in generale dalle necessità quotidiane.
Il tempo che possiamo dedicare alla nostra persona è sempre più ridotto, e a poco vale l’aiuto che ci viene dall’automazione, capace sì di aiutarci nei lavori domestici, ma sempre più spesso a favore degli impegni lavorativi e non del piacere.
In un mondo ad alta velocità, tuttavia, molte persone, e in particolar modo le nuove generazioni, stanno riscoprendo il piacere delle cose lente, talvolta arrivando a scelte di vita drastiche. Ne è un esempio il fenomeno ormai dilagante del Quiet quitting, che dagli Stati Uniti ha definitivamente contagiato anche il vecchio continente.
Un mondo più sostenibile
Slow tourism, ritorno alla natura, riduzione del consumo di carne, Quiet quitting, sono solo alcune delle manifestazioni di un sentimento sempre più condiviso, che porta a mettere in atto strategie di comportamento mirate a produrre un rallentamento nella propria vita privata, ma in grado di influenzare anche i meccanismi globali.
Sono soprattutto i giovani a sperimentare il desiderio di allontanarsi da uno stile di vita percepito come insostenibile sia da un punto di vista ecologico che mentale. L’attenzione alla sostenibilità ambientale delle nostre scelte quotidiane, che spesso deriva dalla forte preoccupazione per la grave situazione dell’ecosistema globale, ha raggiunto strati sempre più ampi di popolazione, trovando un’ampia trattazione anche nel dibattito pubblico, tanto che in alcune università italiane sono stati introdotti corsi di laurea specifici.
Il ritorno delle buone vecchie abitudini
Anche la fast fashion, negli ultimi anni, sembra aver perso parte della sua attrattiva, a causa di un atteggiamento positivamente critico nei confronti di sistemi di produzione e consumo considerati poco etici.
La qualità è tornata perciò al centro dell’interesse anche nel campo della moda: meno capi, ma di qualità maggiore, e per questo capaci di durare nel tempo. Ecco allora che fanno il loro rientro in scena tessuti pregiati, come il cashmere e la seta, ma che richiedono un’attenzione particolare. Per molti di questi capi, infatti, è vietato il lavaggio in lavatrice, a meno che non sia presente la funzione “lavaggio a mano”. In ogni caso è caldamente consigliato il lavare a mano, una modalità che oggi potrebbe sembrare del tutto anacronistica, ma che soltanto 60 anni fa, per i nostri nonni ad esempio, era la normalità.
La lavatrice, che inizialmente costituiva un bene di lusso che solo poche famiglie benestanti potevano permettersi, è entrata negli anni del boom economico nelle case di tutti gli italiani, diventando un prodotto di massa e rivoluzionando la vita domestica delle famiglie. I vantaggi sono indubbi, ma i programmi delle lavatrici, e in particolar modo la centrifuga, sono procedimenti eccessivamente aggressivi quando si parla di fibre delicate e pregiate. Lavaggi a mano consentono di preservare i tessuti, specie quelli più delicati, donando ai nostri capi di maggior pregio longevità e bellezza.
Il progresso tecnologico, che finora si è declinato seguendo la direttrice dell’efficienza e della velocità, è chiamato a rivedere le sue priorità, mettendo al primo posto la sostenibilità ambientale. Nel frattempo la reazione sembra essere arrivata dal basso, dalla quotidianità delle persone comuni, che scelgono di rallentare riportando spesso in vita abitudini e metodi dimenticati da almeno una generazione.