Politica: La prima a destra?


Le elezioni in Francia si stanno sviluppando assieme all’avvio della nuova legislatura europea, con l’impegno dei leader sulla trattativa per la scelta del nuovo esecutivo dell’Unione Europea. Anche Giorgia Meloni è molto impegnata nella ricerca di una selezione adeguata all’importanza della nostra nazione nel contesto europeo e non sono state di suo gradimento le dichiarazioni del segretario della Lega e suo vicepremier, perché continuano ad essere troppo pesanti nei confronti di Ursula von der Leyen.

I piani della Meloni

Giorgia Meloni avrebbe almeno tre piani alternativi utili all’affidamento del Commissario europeo, a seconda delle deleghe, che sarebbero riservate all’Italia. Il piano più attendibile sarebbe quello del ministro Fitto, al quale potrebbe essere affidata una delega in materia economica, come Coesione e Pnrr, Bilancio o nuovi strumenti finanziari, ma ci sono pure le ipotesi dell’ex ministro Roberto Cingolani o della responsabile dei servizi segreti, Elisabetta Belloni.

L’ex ministro del governo Draghi potrebbe avere la Difesa o l’Energia, entrambe però dotate di capacità di spesa per avviare seri progetti comunitari, mentre all’ex candidata alla presidenza della Repubblica italiana potrebbe toccare il portafoglio della Migrazione, soprattutto per costruire relazioni nuove e più solide con il continente africano.

Dunque non sembra aiutare il lavoro politico della premier Meloni, il sostegno leghista per il nuovo gruppo di estrema destra dei “patrioti” a cui hanno contribuito l’ungherese Viktor Orban e l’austriaco Herbert Kickl, leader del Partito delle Libertà e con l’ambizione di conquistare in autunno la premiership, assieme all’ex premier ceco Andrej Babis .

Questo gruppo politico di destra non ha ancora definito un programma, ma si ritrova compatto sull’avversione per la presidente uscente Ursula von der Leyen e anche su una certa accondiscendenza nei confronti di Vladimir Putin. Questo atteggiamento trova la sintonia oltre della Lega, anche della forza politica francese di Le Pen. Ma la leader di RN per il momento deve concentrare tutte le energie sullo storico ballottaggio del 7 luglio, e quindi opportunamente evita di esporsi sulla politica dell’Unione Europea, anche per non spaventare l’elettorato moderato, che in passato è stato gollista ed ora sarebbe disponibile a schierarsi in favore dei suoi candidati.

Quindi in questi giorni il protagonista indiscusso delle esternazioni è sempre Matteo Salvini, che dichiara testualmente : “Vogliamo allargare il più possibile il perimetro di un gruppo forte, patriottico, coeso e contrario a inciuci“.

Il leader leghista cerca di avvantaggiarsi del successo elettorale della sua alleata transalpina, che nel primo turno ha ottenuto addirittura un terzo dei voti disponibili, per incrementare il peso politico in Europa del suo partito. In effetti in questi giorni la destra potrebbe cambiare leadership, restando però al femminile, da Meloni a Le Pen.

La leader francese potrebbe avere il potere di influenzare l’elezione dei ruoli più importanti, diventando una vera e propria Queen maker, anche perché il gruppo Ecr dei Conservatori, di cui Fratelli d’Italia della Meloni è la principale delegazione, appare in difficoltà.

Oltre la scelta dell’ex premier polacco Mateusz Morawiecki, che sta temporeggiando sulle posizioni politiche tra destra e estrema e quella moderata, la questione della leadership al femminile tra Le Pen e Meloni è in ogni caso destinata a proseguire almeno fino al 18 luglio, quando il parlamento europeo si dovrà pronunciare sul rinnovo della presidenza di Ursula von der Leyen.

L’altro vicepremier italiano, Antonio Tajani, che è anche leader di Forza Italia e vicepresidente del Ppe, partito popolare europeo, sta facendo un grosso lavoro politico invece, per far convergere gli euro parlamentari meloniani sulla conferma della presidente uscente della Commissione Europea. Per questo c’è tensione tra i partiti di centrodestra della coalizione del governo di Giorgia Meloni, avendo ognuno una strategia diversa, per raggiungere i suoi obiettivi politici.

Il giorno della verità

Domenica 7 luglio sarà quindi il giorno della verità, perché si voterà per il secondo turno delle elezioni francesi. A questo riguardo è indicativo il fatto che, dopo aver superato il primo turno, ci sia stato il ritiro di ben 218 candidati nei vari collegi maggioritari, per bloccare l’ascesa della destra lepenista, utilizzando lo strumento politico della desistenza.

Ovviamente, praticare la desistenza non significa formare una coalizione, perché il presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron non ha intenzione di governare con la sinistra di LFI , cioè la formazione politica La France insoumise del leader Jean-Luc Melenchon.

Lo avrebbe detto chiaramente il capo di stato francese durante un consiglio dei ministri, e lo ha riferito anche la tv francese Franceinfo. Ma il fenomeno delle 218 desistenze, alla scadenza del termine ultimo per la presentazione delle liste per il secondo turno elettorale del 7 luglio, decisivo per formare il nuovo parlamento francese, esprime un chiaro messaggio politico. Il fatto è molto rilevante politicamente, perché significa che 218 candidati si sono ritirati, per far posto ad avversari più “spendibili” elettoralmente, nel tentativo molto evidente di favorire un risultato, che possa bloccare l’avanzata della destra lepenista.

Dunque questa domenica 7 luglio ci saranno 405 duelli e 94 triangolari, mentre lo scorso 30 giugno al primo turno sono stati già eletti 76 deputati, di cui ben 39 di Rassemblement National e dei suoi alleati di destra. A Correze addirittura, per cercare di fermare la destra estrema, è stato di nuovo coinvolto l’ex presidente Francois Hollande, che è stato arruolato dal Nuovo Fronte Popolare. Hollande al primo turno ha ottenuto il 37,6%, finendo davanti al candidato del Rassemblement National, Maité Pouget che ha preso il 30,9%, e al deputato uscente dei Les Republicains Francis Dubois, che invece ha raccolto il 28,6%.

Dopo la fine del suo mandato, avvenuta nel 2017, questa candidatura alle elezioni legislative rappresenta il ritorno sulla scena politica nazionale, per l’ex presidente socialista. Sembra scontato l’esito del ballottaggio triangolare della prima circoscrizione delle Alpi Marittime, che comprende Provenza e Costa Azzurra, perché il repubblicano ribelle Eric Ciotti sembra essere molto sicuro della leadership nel suo territorio e dovrebbe essere rieletto deputato, ma questa volta con il sostegno della destra di Rn.

Il contestato presidente del partito conservatore, artefice dell’alleanza LR-RN, ha raccolto il 41% dei voti, ben davanti al ribelle Olivier Salerno, che ha preso il 26,6%. Al terzo posto è arrivato Graig Monetti, il candidato della maggioranza presidenziale di Macron, che ha raccolto il 22,8%, il quale clamorosamente ha rifiutato di ritirarsi, andando contro le istruzioni sulla desistenza date da Gabriel Attal. Nella quarta circoscrizione elettorale della Sarthe, Marie-Caroline Le Pen, sorella di Marine e suocera del presidente di Rn, Jordan Bardella, nella roccaforte di Francois Fillon, è arrivata prima sul podio al primo turno delle elezioni legislative. La candidata di Rn infatti ha ottenuto il 39,26% dei voti, e gode quindi di un vantaggio considerevole, per il secondo turno di domenica 7 luglio.

(foto archivio)

 

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