Ilicic&Kalinic, propulsori viola per la corsa scudetto

La Fiorentina sbanca anche Marassi e continua a sognare grazie alle giocate delle due principali scommesse vinte da Paulo Sousa

Motore collaudato, parte la missione scudetto

Josip Ilicic e Nikola Kalinic: i razzi dell’est lanciano la Fiorentina dritta in orbita. Sempre più in alto, sempre più sicura. Dalla stazione formato panchina, il comandante Paulo Sousa dirige con maestria e minuziosità le operazioni, non lasciando nulla al caso. Indovina tutte le mosse, capisce come imbrigliare i “nemici”, conosce il modo giusto per superare gli ostacoli.

E, così, anche “Marassi” si tinge dei colori della Fiorentina ed è testimone di un altro trionfo gigliato. Lo spazio viola invade la Serie A e la conquista a macchia d’olio, domenica dopo domenica. La missione scudetto, adesso, può ufficialmente partire.

Lo 0-2 netto ed inequivocabile con cui la Fiore annichilisce una formazione, la Sampdoria, che fin qui non aveva ancora perso in casa, è l’emblema della forza caratteriale del condottiero portoghese. Sousa, in poche settimane, è stato capace di rivitalizzare un ambiente deluso dall’ennesimo “vorrei ma non posso” rappresentato dal fallimento dell’era Montella.

L’ex Basilea è stato capace di ridare entusiasmo ad elementi demotivati ed apparentemente fuori dal progetto (Ilicic, Roncaglia, Vecino), di valorizzare calciatori poco “sponsorizzati” o provenienti da annate complicate (Kalinic, Astori, Badelj, Alonso, Rossi) e di sfruttare al massimo le qualità di talenti presenti in rosa dal tasso tecnico superiore alla media (Borja Valero, Bernardeschi, Babacar).

La squadra lo segue incondizionatamente, in tutto. 27 punti in 12 partite, d’altronde, non sono certo frutto del caso. Il tecnico lavora sodo. E i risultati parlano chiaro. Il primo posto è strameritato per la squadra che, insieme al Napoli, esprime il più bel calcio in Italia.

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Josip il leader

Josip Ilicic è ormai il leader tecnico di questa formazione. La vittoria in casa della Samp è l’emblema di quale sia attualmente il suo peso specifico all’interno della fisionomia viola. Dai suoi piedi, in particolarequel mancino così fatato, passano inevitabilmente tutte le giocate: partono, si costruiscono, trovano la finalizzazione. Preciso sui calci piazzati, freddo dal dischetto, chirurgico nell’assistenza ai compagni.

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Nella rinascita di Ilicic è fondamentale e tangibile la mano di Sousa. L’allenatore ha capito di avere a disposizione un talento inestimabile, probabilmente tra i migliori in Europa nel suo ruolo. Era soltanto da rigenerare. Ha compreso che c’era un unico modo per ricevere da lui il massimo: metterlo al centro del progetto.

Niente poteva fermare l’ascesa di questo ragazzo sloveno, profugo di guerra di origine croata, nato in una terra martoriata dalle divisioni interne, senza aver mai conosciuto il padre: nulla, nemmeno i fischi del Franchi della passata stagione potevano bloccarne la definitiva consacrazione. La cura Sousa ha avuto i suoi effetti.
Et voilà: adesso la Viola si gode il suo prezioso gioiello.

Nikola il trascinatore

La bellezza del calcio è la sua imprevedibilità. Il sorprendente exploit viola contiene, a sua volta, una storia ancor più insospettabile. Ad inizio stagione, la figura di Nikola Kalinic aleggiava su Firenze in un misto di scetticismo, menefreghismo ed indifferenza.

Molti, forse anche perché scottati dal “bidone” Mario Gomez, si affidavano esclusivamente all’esplosione di Babacar e speravano nel ritorno su grandi livelli di Pepito Rossi, avvenuti per ora in parte. Oggi, invece, questo ragazzo classe ’88 rappresenta l’imprescindibilità del reparto offensivo viola.

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La prestazione fornita in casa della Sampdoria dimostra l’importanza di questo calciatore. Il croato, autore del settimo gol in Serie A frutto di un favoloso scambio proprio con Ilicic, fa reparto da solo: lotta, corre senza risparmiarsi, aiuta la squadra in fase di non possesso, si fa trovare pronto in area.

Non avrà un talento cristallino da top player ma ha comunque importanti mezzi tecnici, possiede spirito di sacrificio, abnegazione, umiltà. Si allena sodo: parla poco, lascia che sia il campo a farlo. Caratteristiche ideali per il gioco di Paulo Sousa. Di ogni allenatore, in fondo. Il portoghese, bravissimo insieme alla società a puntare su di lui, non può davvero chiedere di meglio.

Nikola Kalinic, quando la meritocrazia premia: dal Dnipro, Ucraina, alla Fiorentina, Italia. Un triplo salto di qualità senza effetti collaterali.

 

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