Fausto Mesolella va avanti


Fausto Mesolella va avanti, prendiamo spunto da una sua breve locuzione “io vado avanti” scritta ogni giorno sulla sua pagina social – per parlare di lui, della sua arte, della sua mente eclettica – che mai si accomoda su quanto prodotto in cinquant’anni di carriera. Sempre pronto a sperimentare, condividere e proporre nuovi percorsi artistici.

Le note che ci dona  portano a dimensioni immaginifiche per nulla  scalfite dallo scorrere del tempo. In dieci lustri ha dimostrato come si possa essere sempre su un palco, avendo un pubblico che spazia in un arco temporale abbracciando più generazioni. Una lunga carriera fatta di collaborazioni e lavori importanti, lo chiediamo in questa intervista direttamente a Fausto Mesolella poco prima di un concerto.

-E’ stato ospite di recente al XIV Premio de Andrè dove ha cantato “Quello che non voglio ”da “Canto Stefano” il suo ultimo lavoro dove ha musicato le poesie dello scrittore Stefano Benni, ci racconta?

Ero ospite nei due giorni in giuria con Dori Ghezzi e altri, il pezzo che ho eseguito Stefano Benni l’aveva scritta per Fabrizio de Andrè, poi lui venne a mancare e quindi non c’era occasione migliore che rendere omaggio con questo brano al premio a lui titolato.

-Cosa ha rappresentato per lei  questo incontro con lo scrittore Stefano Benni e il progetto “Canto Stefano ”?

E’ stato il mio passaggio da chitarrista a dicitor cantante come mi definisco. E ‘stata una ‘avventura diversa ed è stata la prima volta in cui ho cantato ufficialmente e ho  musicato delle poesie.

-Un volo transoceanico di recente l’ha visto ospite con Raiz in Perù, ce lo racconta?

E’ stata la prima volta che sono andato in Sudamerica ed è stato grazie all’ambasciata italiana. Era la settimana della Cultura Italiana all’estero e nelle varia ambasciate del mondo si ospitavano artisti italiani, lì è stato scelto il progetto Dago Red con Raiz poiché è  una rivisitazione di brani classici napoletani, lavoro che ha incuriosito molto. Non c’era solo pubblico italiano ma anche peruviano in questo bellissimo teatro a Lima.

-Il film “Lascia perdere Johnny” di Fabrizio Bentivoglio è ispirato a lei, com’è avvenuto questo incontro?

Il film parla di me in modo molto romanzato, nasce dai nostri incontri, dove mangiando una pizza, raccontavo di me, di quando ho iniziato a suonare in orchestre piccole, feste di piazza, matrimoni e lui ha deciso di farne un film e per il quale ho avuto anche una nomination al David di Donatello per la colonna sonora.

-Sulla sua pagina facebook da alcune settimane usa l’applicazione “mentions che permette di andare in diretta video e lo fa quotidianamente con un notevole riscontro di pubblico; pensa che sia educativo e propositivo per avvicinare le persone all’arte e alla musica?

Penso che sia utile, ho visionato la statistica di quest’applicazione perché i social vanno analizzati.

Mi accorgo che quando metto un video ho un certo numero di visualizzazioni, se apro la diretta, i valori schizzano verso l’alto. Evidentemente sentono la vicinanza dell’artista perché rispondo a loro, le persone hanno bisogno di un contatto, sentire la vicinanza dell’artista che sta lì in quel momento. Questo fa capire di quanta umanità si ha bisogno in questo periodo storico che stiamo vivendo. Ci sono amici artisti che passano a trovarmi fanno la diretta e quindi da semi sconosciuti ci sono mille e più persone dopo che li conoscono.

“Io vado avanti” questo mantra che scrive ogni giorno sui social,cosa racchiude?

Sorride. Non vuol dire nulla va preso per quello che è scritto, vado avanti è propositivo e positivo. Ognuno si cimenta nel capire cosa voglio dire. Mi piace in certi momenti della giornata, è una carica ad andare avanti.

– Progetti in cantiere ?

Sto producendo il disco di Alessio Bonomo che è un cantautore e parallelamente sto scrivendo i pezzi del mio nuovo album che uscirà tra un anno. Qualcosa di molto particolare sarà un concept album, un disco molto speciale e ho già il titolo, si chiamerà “Houdini” ispirato all’illusionista. Sto scrivendo canzoni sulle catene umane, quelle che imprigionano le persone, dalla filosofia all’amore, dalla religione ai soldi. Siamo pieni di catene, di preconcetti dai quali non riusciamo a liberarci, lucchetti che non siamo capaci di aprire.

– Quest’anno ci sarà la dodicesima edizione del Premio Bianca d’Aponte di cui è il direttore artistico da sempre, ci saranno novità?

La linea editoriale del premio è sempre la stessa. In effetti, diedi una linea che il premio doveva seguire e a distanza di dodici anni non è stata mai tradita. Cioè la formula che le cantautrici siano scelte per il significato del testo più che l’interpretazione, per la quale ci sono altre manifestazioni e devo dire che in questi anni ha dato ottime soddisfazioni, è stato un crescendo.

– Che cosa ascolta Fausto Mesolella per rilassarsi?

Vado a periodi, da Brahms a Debussy, ma anche il liscio. Sopratutto musica, amo quella classica, però non ascolto radio.

– Qual è il sogno nel cassetto di Fausto Mesolella?

Molto marzulliana questa domanda, a me piacerebbe che la musica fosse riconsiderata un’arte superiore. Non ne faccio un sogno personale ma collettivo, io sono contento di tutto quello che ho avuto, contento di quanto fatto fino ad adesso.

Ringraziamo Fausto Mesolella per la gentile intervista ed accogliamo come  nostra “io vado avanti” quale buon auspicio per l’anno appena iniziato.

Vi rinviamo alla sua pagina social per tutte le info sui concerti e progetti.

https://www.facebook.com/fausto.mesolella/?fref=ts

foto: Gabriella Ciaramella

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