Se i poeti perdono la rassegna di Femminile Palestinese


Si è svolta il 20 maggio la terza rassegna di Femminile Palestinese dal titolo “Se i poeti perdono” curata da Maria Rosaria Greco, ospite Ibrahim Nasrallah, presso la Libreria Guida Imagine’s Book di Salerno.

L’evento ha avuto come sottotitolo “l’occupazione oggi ” volto a focalizzare e analizzare la situazione palestinese oggi a distanza di quasi settanta anni di occupazione, perché proprio attraverso la letteratura palestinese vivono i ricordi, l’amore per la patria e lo spirito palestinese. Questo tema accompagna la vita di tutti i palestinesi, in particolar modo di quelli come Ibrahim Nasrallah che pur non avendo vissuto in quella terra – nascendo sei anni dopo la Nabka in un campo profughi in Giordania da genitori palestinesi originari di Gerusalemme da cui dovettero fuggire – ne sentono tutta la sofferenza, l’attaccamento e sovente diventa come anche per lui, il tema centrante delle sue opere.

La rassegna che si è svolta con il patrocinio del Comune di Salerno, l’Assessorato alla cultura e Università, Casa del Contemporaneo, Università di Salerno, Fondazione Salerno Contemporaneo e Agenzia Internazionale Nena News, ha visto la presenza oltre di un nutrito pubblico, ospiti Simone Sibilio docente di letteratura araba Ca’ Foscari Venezia, Omar Sulemain attore e membro della comunità palestinese di Napoli nella sua doppia veste di lettura di opere e interprete, Antonio Masilotti anch’egli attore che ha dato il suo contributo leggendo intensi passi delle poesie di Nasrallah, la presenza e il saluto istituzionale di Ermanno Guerra, Assessore alla Cultura e Università Comune di Salerno e del primo cittadino Vincenzo Napoli, sindaco di Salerno.

Il poeta palestinese Ibrahim Nasrallah che oggi vive in Giordania, ha pubblicato quattordici raccolte di poesie, tredici romanzi e due libri per bambini. E’ giornalista, scrittore, fotografo, pittore, al di la di questa sua poliedricità artistica quello che rimane dopo un incontro con lui è la sua pacatezza, la chiarezza delle sue idee, il suo parlare laico, poiché il suo discernere è universale come nel  descrivere il cortometraggio della sua esperienza sul Kilimangiaro.  Una scalata di sei giorni a salire e tre a scendere fino a 5000 metri di quota con ragazzi che hanno subito gravi amputazioni, soprattutto palestinesi, in una situazione di multi nazionalità e religiosità dei presenti alla spedizione e asserisce:

 

“eravamo un esempio di cosa può fare l’essere umano, la realizzazione del sogno di noi tutti, di come dovrebbe essere la società oggi ”

La metafora della scalata, della speranza che si esprime in ogni piccolo atto, dell’urgenza della resistenza. Le scritture delle piccole cose del quotidiano, trasmettono il messaggio della speranza, rivelano il bisogno di affermare la propria esistenza.

Fonde l’animo dell’artista che è ispirato e che scrive in seguito ad una fiamma, a un’ispirazione profonda senza perdere  mai di vista il progetto, per alimentare non solo la questione palestinese ma allargarsi a un visione più ampia.

Quadro che ha concretato in un disegno artistico letterario di sei romanzi; un’indagine finalizzata a mettere in luce la profonda crisi del mondo arabo contemporaneo e dell’individuo che si deve confrontare con una società complessa, sottoposto spesso a dei regimi che non consentono di esprimersi e di come si colloca la  questione palestinese in  questo quadro più ampio, che egli  enuclea nel progetto “ Balconi ”.

E’ nei versi de “ Il sangue ” che esplode la nostalgia, presente come un filo conduttore in tutte le sue opere e dove il poeta trova riparo. Scrittore della Diaspora ingloba nella sua scrittura la testimonianza e tutte le visioni tipiche degli scrittori esuli, la nostalgia per la patria, la mitizzazione della sua terra che egli conosce attraverso la memoria, il racconto della sua famiglia che costituisce l’ossatura profonda della letteratura e dell’arte palestinese contemporanea e la resistenza, quindi la letteratura come impegno civile e anche politico.

Alterna la scrittura poetica a quella in prosa, è profondo conoscitore della letteratura italiana come lo stesso sostiene:

“togliermi questo pezzo di conoscenza sarebbe amputarmi di qualcosa che fa parte di me”

E da queste sue affermazioni ci rendiamo conto come in Italia siamo orfani di quell’immenso patrimonio che è la letteratura araba e palestinese nello specifico, e di cui solo un’esigua parte è tradotta, difatti solo due delle sue opere come “Febbre” e “Dentro la notte. Diario palestinese” sono le uniche tradotte in Italia.

Da qui l’importanza di ampliare, diffondere e dare voce a incontri come questo per l’alto e ampio valore culturale di cui Femminile Palestinese si fa portavoce.

foto Angela Garofalo

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