Duran Duran: cronaca di un viaggio nel tempo

 I Duran Duran  hanno aperto il tour italiano sul palco del Teatro Antico di Taormina il 5 giugno

Dopo il gruppo supporter, le Bloom Twins, una band inglese di origine ucraina, composta da due sorelle alla voce e tastiere e un tastierista, e che ha intrattenuto il pubblico scalpitante per una buona mezz’ora (con una performance anche interessante), i Duran Duran hanno fatto il loro ingresso con la canzone che dà il titolo al loro ultimo album Paper Gods.

Sono le 21.46 quando le luci si accendono sul palco, la band si posiziona agli strumenti, ed entra lui: jeans bianchi, giubbotto di pelle nera e t-shirt con la bocca dentata (icona dell’album che dà il titolo al tour): l’idolo delle ragazzine, quel Simon Le Bon che oggi, anzi ieri, veniva acclamato dalle ragazzine che lo hanno accolto come avrebbero fatto oltre 30 anni fa.

Orfani ormai da tempo del “quinto elemento”, il chitarrista Andy Taylor, la band, che dall’anno del loro primo album (Duran Duran, 1981 ndr) ha diverse volte cambiato formazione, lasciando pressoché intatto il suo nucleo fondante, i Duran Duran hanno registrato questo quattordicesimo lavoro con Simon Le Bon alla voce, Nick Rodhes alle tastiere, John Taylor al basso e Roger Taylor alla batteria. All’album hanno collaborato Nile Rodger, leader degli chic, John Frusciante dei Red Hot Chili Pepper e molti altri. Il concerto di Taormina ha aperto il tour italiano, i Duran Duran sono atterrati all’aeroporto di Catania il giorno prima dopo avere concluso quello americano, e fatto tappa in Inghilterra per tre date.

Dopo qualche giro tipicamente turistico (John Taylor si è fatto notare per le strade del borgo siciliano in compagnia della moglie), i Duran Duran si sono esibiti davanti ad una folla di giovanissimi, ma rigorosamente accompagnati dai genitori! Sono ovviamente lontani i tempi in cui la band era letteralmente assaltata dalle orde di ragazzine urlanti che volevano sposare Simon Le Bon. Oggi i 4 ragazzi inglesi hanno superato i 50 anni, sono rimasti un gruppo pop, sempre molto glam, ma che gira con il jet privato e con le mogli, beve champagne, protegge giovani talenti (come le Bloom Twins) e esalta giovani (dentro) mamme che tornano ragazzine per un paio d’ore, ballando e cantando sulle note delle loro hit di sempre.

La scaletta ha previsto, dopo Paper Gods (“dei di carta”, il denaro, che crea divinità e bisogni effimeri) un balzo indietro con Wild Boys. Poi il concerto è continuato con Hungry like a wolf, a View to a Kill, Come Undone, Last night in the City (dall’ultimo Paper Gods, registrato in studio con Kieza), What are the chances (sempre da Paper Gods) Notorious, Pressure off (hit dell’ultimo album), Planet Earth, Ordinary world, I Don’t want your Love, White Lines, Reach up (for the Sunrise) (mashata con New Moon on Monday, un capolavoro!), The reflex, Girls on film.

Non poteva mancare l’encore, salutata con una dedica di Simon a tutti coloro che tentano di cambiare il mondo affinchè esso diventi un posto migliore, e in particolare a Prince, a David Bowie e agli Eagles of Death Metal.

Così ha introdotto Save a Prayer, e ha concluso il concerto la mitica Rio.

Nota da brivido: Planet Earth è stata sapientemente declinata sulle note di Space Oddity di David Bowie per poi concludersi con un finale “Luci e suoni” nella migliore tradizione duraniana.

Qualche taglio alla scaletta rispetto a quella americana (che prevedeva due pezzi in più) ha fatto concludere il concerto dopo circa un’ora e trenta di musica.

I Duran Duran si sono ritirati nel bellissimo hotel accanto al Teatro di Taormina, e i fans hanno lasciato la cavea soddisfatti e pieni di ricordi di gioventù!

articolo a cura di Alessandra Albanese
Ph: Rita Albenghina e Roberto Giammanco

 


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